Dopo “Il suono della polvere intercettato nello studio di Silvio Craia” e “Il coro delle nuvole”, i titoli degli ultimi due quaderni artistici realizzati nel 2021 per alcune manifestazioni, con richiami futuristi (siamo però molto lontani dalle “parole in libertà” marinettiane!), il primo catalogo del corrente anno si presenta con un titolo a prima vista di una apparente semplicità: “Eccomi!”, che in realtà, secondo il Devoto-Oli, non è una semplice interiezione ma, riporto integralmente quanto indicato nel vocabolario, un modo di dire che “sostituisce il verbo sostantivato e regge le forme atone del pronome personale”.
Un complicato giro di parole, di non semplice interpretazione, che può sintetizzarsi in due semplici parole: “Sono qui”; che nella loro apparente semplicità vogliono invece riaffermare con forza la presenza di Silvio Craia nel campo dell’arte, malgrado l’età con i suoi inevitabili acciacchi, la pandemia con il suo corollario di limitazioni, la guerra ai confini dell’Europa, l’isolamento forzato e tanto, tanto altro ancora. E a conferma della sua categorica affermazione e della inesauribile vena artistica, il nostro si presenta oggi con una ventina di nuove opere di grande formato, realizzate come sempre di getto, con segni multicolori che si prolungano all’infinito lungo tutto il supporto cartaceo, come se volessero rappresentare tutta la grandiosa bellezza dei nostri paesaggi, il tema delle sue opere.
Sicuramente è un modo di evadere dalle limitazioni necessariamente imposte dalla pandemia alle cosiddette persone fragili, che in modo speciale sentono fortemente il bisogno di spazi aperti e di aria fresca e pulita: un bisogno inconscio che si concretizza questa volta sulla carta con le immagini multicolori dei monti Sibillini, gli amati monti Azzurri, più volte ritratti in diretta in anni ormai lontani, nei soggiorni estivi a Bolognola e dintorni, che ritornano nel ricordo e si concretizzano, come d’incanto, dinnanzi ai nostri occhi grazie all’uso sapiente dei colori e alla rappresentazione dell’immagine, frazionata e ricomposta secondo la migliore tecnica futurista.
Del resto, per molti critici Silvio Craia è l’ultimo dei futuristi maceratesi viventi; un movimento d’avanguardia dell’inizio del secolo scorso, che nella nostra città ha subito attecchito, dando vita al gruppo Boccioni-Tano, con personaggi importanti nella storia dell’arte del 900. Anche se, per ovvii motivi anagrafici, Silvio Craia non ha potuto farne parte, pur tuttavia il rapporto personale instaurato negli ultimi tempi con gli artisti più longevi ha sicuramente influito sulla sua sensibilità e, di conseguenza, sulla produzione pittorica come in questo caso, quando non era facile rappresentare la serena bellezza dei nostri monti. Una sfida che Silvio Craia ha vinto con mano d’artista e cuore di poeta.
Siriano Evangelisti
17 agosto 2022