Domenica 3 luglio, a un anno esatto dalla morte del poeta Giovanni Prosperi è andato in scena il suo “Otl” al Teatro “Mugellini” con il patrocinio del Comune. Con quest’opera il Minimo Teatro ha festeggiato il suo quarantesimo compleanno. Gli spettatori al termine di uno spettacolo memorabile, di altissimo lirismo poetico, nonostante il caldo, stazionano ancora dentro il teatro scambiandosi le emozioni che hanno appena vissuto. Francesca Cipriani, Fulvia Criscuoli, Giuseppe Faggiolati, Serenella Marano, Chiara Marresi, Elisabetta Moriconi, Elisa Patrizi, Manuela Tesei, Lorenzo Vecchioni sono gli artefici, con la regia di Boldrini, della magia di scena, qualche spettatore insiste con oro per spiegazioni su uno spettacolo inspiegabile talmente è stato denso di implicazioni estetiche, filosofiche, linguistiche, umanistiche.
Maestro Boldrini, i 40 anni di esperienza si sentono tutti nella magia che ha coinvolto all’unisono gli spettatori, ma c’è di più, come un segreto – È un gioco-forza, ricordarsi costantemente del gioco e della forza di attenzione personale. Il teatro è fatto da persone, solo l’attenzione alla singola persona può rendere l’unisono di un coro, di una compagnia in perfetto equilibrismo poetico.
Come è cambiato il teatro in 40 anni? – Quale teatro? Io ho iniziato che era già spacciato, già impelagato in pastoie burocratiche, oggi è pure peggio, con politicanti che possono decidere della vita o della morte di iniziative senza capirci nulla, almeno prima erano degli spietati filibustieri, oggi solo dei pericolosi ignoranti. Se ne fregano della bellezza di questa sera, anzi è ingombrante non sanno dove metterla, la misconoscono, s’inventano che è fuori tema, per farla fuori. Se il Minimo Teatro è vivo ancora dopo 40 anni è solo un miracolo fatto dalle persone che in questi anni l’hanno amato.
Quindi ci vuole un bel coraggio per resistere tutto questo tempo! – Sono diversi anni che penso di smettere, poi ecco succede come questa sera, una prova di altissimo livello, persone vive nella loro emozione, vedi i loro volti che si illuminano di bellezza, e allora come faccio a smettere, sarebbe un peccato di omissione. Il Minimo Teatro è condannato a continuare.
Il Minimo è fortemente legato al territorio, si sente un provinciale? – Più che provinciale, mi sono sempre sentito un periferico formidabile! Capace di varcare parabolicamente confini, di surclassare. Le esperienze del Minimo fatte a Sforzacosta o in paesini della regione sono arrivate all’attenzione internazionale, mi hanno scritto capi di stato e papi, mi scrisse anche Fidel Castro, ma se trasmetti pagine progettuali all’assessore della tua città manco ti risponde. Mi ha telefonato la Presidenza della Repubblica per farmi i complimenti per i 40 anni del Minimo, ma nessun segnale pervenuto dai piccoli amministratori locali, lei vede qualche amministratore qua dentro staserà? Io no. Però c’è sempre qualche impiegato “solerte” che telefona dalla Regione per preannunciarti che il tuo progetto è stato bocciato, addirittura prima che vada in commissione, roba da Siberia!
Forse non c’erano posti a sufficienza visto che il teatro è pieno di ex allievi, amici, poeti, artisti, ospiti che per la prima volta hanno partecipato a uno spettacolo Minimo Teatro – Sì come all’inferno, non c’è più posto ormai è pieno, quindi tutti in paradiso. La questione è che stasera al “Mugellini” c’è stato l’ennesimo miracolo grazie alla bravura mia e degli allievi e soprattutto grazie all’incommensurabile scrittura di Giovanni Prosperi. Il resto è fastidioso ma con mandato a termine e in definitiva non conta.
Ecco il racconto di quanto è accaduto al Mugellini…
Domenica 3 luglio, a un anno esatto dalla morte del poeta Giovanni Prosperi è andato in scena il suo “Otl” al Teatro “Mugellini” con il patrocinio del Comune. Con quest’opera il Minimo Teatro ha festeggiato il suo quarantesimo compleanno. Sarà stata la coincidenza di questa congiunzione stellare a rendere possibile tanta magnificenza poetica. Gli spettatori per un’ora sono stati rapiti dal quotidiano e portati in un altro universo percettivo. Andiamo subito alla fine, ecco il più ricorrente commento registrato furtivamente tra i fortunati spettatori: “mai visto uno spettacolo così!”. In sala oltre a un pubblico formato da tanti ex allievi della Scuola di Recitazione, c’erano anche poeti, artisti, docenti, amici, alcuni ospiti veneti, altri ospiti milanesi, uno dei quali con regolare frequentazione al Piccolo di Milano, ebbene anch’egli: “mai visto uno spettacolo così!”. Per quanto riguarda la scrittura di Prosperi, egli con “Otl” apre una voragine tra l’alta quota classica e il futuro prossimo della poesia, è come se avesse sparso l’ultima mano di semi poetici che serbano la genia antica e però densi di nuove essenze vitali.
E il terreno fertile, l’unico in grado di accogliere quest’anima di futura germinazione non poteva che essere il Minimo Teatro per “uno spettacolo mai visto!” e irraccontabile. Possiamo solo segnalare lo strabordante potere visionario della “messinscena” (termine totalmente antiquato per ciò che è stato, ma giusto per capirci), al tempo stesso compendio d’arte e superamento della tradizionale classificazione delle arti: il gesto diventa musica, la parola diventa immagine, la voce riconduce all’etimo recondito o inventa prospettive inaudite, i corpi scolpiscono l’aria e sono la fonderia dell’anima, la danza diventa quasi una cianfrusaglia, modesti e pochi faretti inventano un parco giochi paradisiaco, ora sappiamo che anche gli angeli fanno il gioco del fazzoletto.
Abbiamo riconosciuto scenicamente (ma il catalogo è incompleto) il potere narrativo della luce del Caravaggio, la degenerazione del barocco del Bernini, il disastro cubista di Picasso, gli angeli ribelli di Licini, la folgorazione poetica di Campana, la liquidazione del concetto ritmico di Cage, la forza labirintica di Carmelo Bene, il segno-graffio di Mariano Prosperi, ecco è forse proprio la parola “graffio” che meglio riassume ciò che non possiamo raccontare e che abbiamo partecipato, un graffio al nostro sistema percettivo, un graffio ai concetti, ai luoghi comuni, un graffio contro la stupidità bellica che mortifica a tutti i livelli la vita.
Ecco, questo spettacolo irraccontabile ci ricorda, ci testimonia, con tenerezza, ma anche con rabbia, l’anima della vita! Semplicemente magnifici gli artefici che in scena hanno espresso con maestria la poesia del loro corpo-voce, allievi attori e attrici della scuola del Minimo Teatro capaci di modulare coralmente e individualmente una gamma emozionale ricchissima di sfumature, un filo continuo di perle preziose. Qua e là ironia decapitante dei vezzi teatrali, anche ferocia brevemente ma chiaramente per il tronfio del linguaggio. Al termine dello spettacolo sono saliti sul palco insieme all’amico del poeta e regista dello spettacolo Maurizio Boldrini anche Don Felice Prosperi, fratello del poeta e Ivana Rinaldi, compagna di Giovanni, per ringraziare e ricordare.
Per concludere da fb riportiamo la scrittura dello spettatore-poeta Roberto Marconi: (Un pezzo. / Per un pezzo, di panno. Per / un gioco? Un copricapo? Per scrivere / di sé, Giovanni a / Maurizio, la distanza / che ha ragione nelle stelle. A rivederle / è solo l’inizio. OTL. Avevo da offrire / solo lucciconi poiché non pioveva e / la cara Ivana voleva sorrisi e Cinzia / m’avrebbe / detto di chiudere i rubinetti) / Non si può non rivedere, all’infinito / avrebbe detto Giacomo, la scrittura/ di San Giovanni Prosperi a Teatro.
Patrizia Mancini – ph Serini
6 luglio 2022