Sì. C’era una volta in tutte le case, tranne in quelle dei signori e dei nobili, la cucina economica. Era un mobile in metallo, un parallelepipedo di circa un metro e mezzo per cinquanta centimetri e alto un metro. A sinistra aveva un piano formato da cerchi di ghisa, concentrici, sempre più piccoli sino a chiudere, che formavano il piano di cottura. Sotto c’era la camera focaia nella quale si faceva ardere la legna. I cerchi, infuocati, davano la possibilità alla donna di cucinare. Sul lato destro c’era una vaschetta, anch’essa rettangolare, contenente circa 20 litri d’acqua, che stando vicina al fuoco, si riscaldava. Questo contenitore aveva un coperchio e due manici sui lati lunghi che consentivano di estrarlo facilmente.
Le nostre donne disponevano di varie “cazzarole”: pentole, pentolini e padelle, tutte di varie misure per i diversi impieghi e anche un grande pentolone in alluminio che aveva tre scopi principali: riscaldare l’acqua, far bollire le bottiglie di conserva e far bollire i barattoli di marmellata. La cucina economica era, in molte case, l’unica fonte di calore per il periodo invernale. A dare un po’ di tepore era anche il tubo, posto sulla destra, che arrivava sino al soffitto e serviva a far uscire il fumo, questo condotto, riscaldato dal fumo caldo che ci passava, emanava un po’ di calore. Era abbastanza frequente che se le nostre nonne o i nonni avevano le mani gelate, le avvicinavano al tubo per riscaldale.
La cerimonia più importante avveniva il sabato o la domenica, quando la famiglia doveva fare il bagno. Si preparava la tinozza con l’acqua fredda che s’intiepidiva allungandola con quella della vaschetta della stufa e con quella del pentolone appoggiato sopra i cerchi di ghisa infuocati. La vaschetta, subito riempita, era rimessa a scaldare e si dava il via alla cerimonia. Non era possibile avere acqua calda, nuova, per tutti e allora si procedeva così: prima facevano il bagno i bambini poi, messa un po’ d’acqua calda, la mamma e infine, con un nuovo rinforzo di calore, il papà.
La cucina, normalmente, era alimentata a legna. Per i contadini era facile procurarsela abbattendo piante secche o alberi da legna e raccogliendo i rami delle potature; per i cittadini era più difficile perché dovevano comprarla e allora, per alleggerire un po’ la spesa, ricorrevano a un espediente… in estate si procuravano dalle edicole i giornali scaduti per poi metterli a mollo nella vasca da bagno. Dopo un po’, con le mani strizzavano la carta e ci facevano delle palle di circa dieci centimetri di diametro, che mettevano ad asciugare sulle terrazze. In tal modo la carta, così compattata, diventava un combustibile con discrete calorie pur non avendo la durata della legna ma con il vantaggio di essere gratuita.
Negli anni ‘60 a Macerata, non fornisco altri riferimenti perché il fatto è veramente accaduto, la cucina economica è entrata nel gossip. Un uomo alla moglie, veramente bella e della quale era ovviamente geloso, diceva sempre: “Non mi mettere le corna perché se ti dovessi sorprendere… te la brucerò!” Un giorno, tornando a casa all’improvviso, trovò la moglie a letto con un uomo e… fu di parola. La prese sotto le ascelle e, così nuda come stava, la mise a sedere sulla cucina economica. Lei, urlando, saltò via per poi venire ricoverata in ospedale con, fortunatamente, danni limitati. Tornati a casa i due si riconciliarono e vissero insieme per molti anni serenamente, usando la cucina economica solo per cucinare.
La nostra protagonista, la cucina economica, è stata la fedele aiutante, per tanti decenni, delle nostre brave donne di casa aiutandole nella loro genuina arte culinaria. In l’inverno gran parte della giorno della famiglia si svolgeva in cucina, unico locale della casa riscaldato. Ma la giornata della cucina economica non finiva con la cottura della cena, perché poi si provvedeva, usando l’acqua del contenitore, a riempire le cosiddette “borse dell’acqua calda” che, fasciate dalla maglia all’uncinetto fatta su misura per far durare di più il caldo, servivano a intiepidire i letti, unitamente a “la mònneca” (contenitore di coccio riempito con la brace rimasta nella cucina economica), che veniva inserita ne “lu prete” (struttura con piano di lamiera), il tutto infilato sotto le lenzuola, altrimenti il letto sarebbe stato… gelato. Per decenni la cucina economica, usata in estate per cucinare e in inverno pure per scaldare, è stata una “amica” preziosa della famiglia e, per noi anziani, resterà sempre un “caldo” ricordo!
Cesare Angeletti Cisirino
9 giugno 2022