Un famoso proverbio romano recita: “Chi caca sotto la neve poi se scopre”. La medesima frase, più “colorita” fu detta nel film da Er Monnezza: “Chi caca sotto ‘a neve, pure si fa ‘a buca e poi ‘a copre, quanno la neve se scioje la merda viè sempre fòri”.
Perché sono cosi sporcaccione oggi? La risposta è che sono sconcertato. Vi confesso che il mio malumore è nato dopo aver sentito piangere in Tv i titolari dei pastifici e dei mulini, che non sanno più dove battere la testa perché ha smesso di arrivare il grano dall’Ucraina.
Voglio fare alcune riflessioni. Vi ricordate il Disastro di Černobyl? Ricordate che ci hanno sempre detto che tutti i terreni, per un raggio di centinaia di chilometri, erano restati radioattivi? Se non sbaglio dicevano che per 2.800 kmq dalla centrale esplosa, le acque, la flora e la fauna restavano contaminate per sempre. Detto questo tutti i mulini e i produttori di pasta italiani si sono sempre preoccupati di raccontarci che il grano lavorato, per i loro prodotti, era rigorosamente italiano e… buonissimo.
Italiano? Vi risulta che qualche contadino conferisca ancora il suo grano presso i mulini marchigiani? Per il vero i nostri contadini si sono sempre lamentati perché in Italia il frumento veniva pagato troppo poco (€ 16 a quintale) per cui la concorrenza del grano estero era impossibile da battere. Molti nostri terreni sono restati incolti, tanto che cinghiali e animali selvatici ci hanno invaso.
Per altro non è chiaro che fine facesse il grano nazionale, conferito ai consorzi: su quali piazze veniva venduto? Forse all’estero a chi era attento a comperare solo il grano buono? Ora, però, abbiamo capito quale concorrenza attanagliava i nostri agricoltori! Oggi, bellamente, gli imprenditori del settore alimentare ci dicono che sono in grossa difficoltà perché non arriva più il grano dall’Ucraina.
A questo punto mi chiedo: niente, niente, ci hanno fatto mangiare per anni il grano ucraino sottopagato, perché radioattivo e quindi pericolosissimo? E gli ucraini che oggi hanno tanto bisogno del nostro aiuto per la loro salute, che raccontano in merito al loro grano radioattivo? Sono forse rei di una silenziosa strage? Le autorità sanitarie italiane, a questo punto, cosa ci raccontano? C’è un collegamento tra il grano ucraino e i nostri reparti oncologici pieni?
Alberto Maria Marziali
8 giugno 2022