Vedere in televisione le immagini del presidente russo che comunica i suoi proclami contro l’Ucraina mi ha fatto ritornare in mente un altro fatto storico, ispirandomi le medesime impressioni e riflessioni. Ho ripensato a Hitler al Reichstag, durante la lettura del messaggio di entrata in guerra, il 1° settembre 1939, giorno dell’invasione della Polonia. Disse anche che il 31 agosto 1939 i polacchi avevano “attaccato” la stazione radio tedesca di Gleiwitz (oggi Gliwice), in Slesia. Un “incidente” considerato il casus belli che innescò la seconda guerra mondiale.
In realtà quel colpo di mano era stato pianificato con cura, meglio di un’opera teatrale, dall’SD, il servizio di sicurezza delle SS. Fu portato a compimento segretamente dal maggiore delle SS Alfred Naujocks e dai suoi militi, come una magistrale sceneggiatura. Compresi i cadaveri di prigionieri slavi vestiti con divise polacche, lasciati a terra a uso e consumo di cronisti e fotografi, come prova dell’incursione. La parola d’ordine in codice per l’inizio di quell’operazione fu: “La nonna è morta”! Invece morì la pace.
Nel 1939 esistevano la radio, i cinegiornali proiettati prima dei film e ovviamente i giornali, per cui, se avesse accettato, si sarebbe potuto intervistare il cancelliere tedesco. Ascoltare oggi cosa vuole dire il capo del Cremlino è come aver intervistato Hitler nel 1940, ponendogli questa domanda: “Le sue truppe hanno ormai conquistato parecchie nazioni europee, ma gli abitanti non ne sono affatto soddisfatti. Lei cosa ne dice?”
Nonostante l’aggressività e la pervasività travolgente dei mass media, resta sempre valido l’adagio: “Puoi dire quello che ti pare, ma gli altri ti giudicheranno da ciò che fai”. Talvolta si cade nel pietoso ridicolo senza riflettere, senza usare il cuore, per fare scoop, sensazionalismo o manipolare.
Anni fa mentre ero in un bar in Portogallo, ho visto in televisione un cronista che intervistava, con il microfono in mano, una donna distrutta: le fiamme di un incendio boschivo avevano avvolto la sua casa che stava bruciando alle sue spalle, a pochi metri!
Per chi volesse approfondire sui casus belli nella storia consiglio il volume: “La Marcia della Follia. Dalla guerra di Troia al Vietnam” (1985) della scrittrice americana Barbara W. Tuchman.
Eno Santecchia
7 giugno 2022