Overland, l’incredibile avventura –XI puntata: l’anello azzurro del Mediterraneo

Come nasce l’idea di Overland 6? Nel 2001 l’ONU stabilisce che l’anno 2002 sarebbe stato “l’Anno internazionale delle montagne”. Il governo italiano aderisce, sollecita iniziative e tra quelle proposte c’è quella della Treking International con l’appoggio di Iveco di realizzare un sesto viaggio di Overland del tutto particolare. Percorrere tutti i paesi bagnati dal Mediterraneo e in ogni paese un team composto da un giornalista, Giancarlo Corbellini, un fotografo, Michele Dalla Palma, entrambi provetti scalatori, avrebbe scalato il monte più alto di ogni paese attraversato. Questo per sottolineare il 2002 quale “Anno internazionale delle montagne”. Da qui il nome di Overland 6 : “L’anello azzurro del Mediterraneo”. Il progetto è stato lanciato nel 2001 in una serata a St. Vincent alla presenza di diverse autorità politiche, amministratori locali e il presidente di Iveco. Beppe Tenti, molto soddisfatto dell’iniziativa, era riuscito nel frattempo, a far proiettare all’Assemblea Generale dell’ONU a New York un filmato di 7 minuti di spezzoni sui percorsi montani più impegnativi con viste incredibili delle più alte e belle montagne del mondo, spaziando dalle Ande all’Himalaya. Intanto i 4 camion di Overland sono sottoposti a una messa a punto per essere pronti a partire. Trattandosi di una iniziativa appoggiata dal governo italiano, il “Buon Viaggio” è stato dato a Roma davanti al palazzo di Montecitorio dal presidente della Camera, Casini. Partenza dall’Italia, naturalmente, con un percorso che in Italia avrebbe toccato tutte le nostre più alte e significative montagne.

L’equipaggio – Grazie alla domanda di una ragazzina di una scuola media di Torino, nel corso di uno dei racconti di Overland, (“Perché non ci sono donne autiste al volante dei vostri camion?”) Iveco e Tenti hanno deciso di impegnarsi per trovarne e inserirne alcune. Iveco ha cercato tra i dipendenti, trovandone poche ma valide e Beppe Tenti ospite della trasmissione “Quelli del calcio” ha lanciato l’invito alle eventuali interessate di contattare le Concessionarie Iveco dando la propria disponibilità. Il tutto un po’ in fretta perché eravamo già a ridosso della partenza. Si è così iniziato a costituire la squadra che avrebbe guidato i mezzi nel percorso. In sostanza un collaudatore Iveco, i già sperimentati autisti del Team Rally e Raid, alcuni Carabinieri del Tuscania, ma c’era ancora un buco tra le donne, colmato fortunosamente durante la prima tappa italiana. Tra i forti di Genova, in attesa della nave per la Sardegna ci affianca un’auto della Polizia. Una poliziotta scende e rivolta a Chierici chiede: “Perché solo carabinieri e non anche poliziotti?” Immediata è la risposta: “Se vuol venire c’è ancora un posto libero per il tratto Istanbul – Cairo” – “Eccomi”. Oggi comanda la Stradale di Alessandria. Con lei in totale 14 donne, due in ogni tappa.

Il viaggio – Dopo la partenza simbolica da Montecitorio i quattro camion sono ora allineati nel porto di Genova per iniziare il loro viaggio che comprenderà prima tutta l’Italia. A salutare l’imbarco su una nave delle “Autostrade blu” oltre al consueto pubblico entusiasta, il sindaco e l’arcivescovo di Genova. Da Genova ad Olbia poi giù fino a Cagliari con sosta per scalare il Gennargentu, poi nuova nave fino a Termini Imerese. Giro tra i templi greci e il barocco siciliano poi Taormina e Nicolosi per la salita all’Etna, al suo cratere centrale. Sosta in Abruzzo ad Assergi per la salita al Corno Grande del Gran Sasso. Cosa ci aspetta ora? Naturalmente il Monte Bianco la cima più alta dell’Italia e della Francia che si affacciano sul Mediterraneo. Con i camion, su strada, lo contorniamo alla base, e poi ci fermiamo a Courmayeur. Giancarlo e Michele salgono in vetta e dopo una festa organizzata dalla Valle d’Aosta ci dirigiamo verso Est percorrendo le nostre Alpi fino alla perla delle Dolomiti, Cortina. Altra festa, ormai Overland è diventato un mito, e via. Salutate le Alpi e l’Italia entriamo in Slovenia. La montagna più alta da scalare è il Triglav, in italiano Tricorno, di 2864 metri, poi la Croazia con il Dinara 1900 metri. La conformazione dei Balcani è quella che è, le loro montagne, al confronto delle Alpi, possono quasi apparire delle colline. In Montenegro troviamo le Alpi Dinariche con il gruppo del Durmitor. La vetta più alta è il Monte Bobotov Kuk di 2523 metri, ma la vetta più alta di tutto il gruppo delle Dinariche, e che scaleremo, la troviamo in Albania, la Cresta del Lago Jezerces a 2694 metri, In Albania, correndo lungo la costa un ricordo italiano, la Baia Palermo, una base per i sommergibili italiani, scavata all’interno di una montagna a picco sul mare, ancora conservata e utilizzata dai pescatori locali per riparare le loro barche con il cattivo tempo. In Grecia un nome sulla bocca di tutti, il monte Olimpo, la sede degli dei greci e romani, spesso avvolto dalle nubi a 2917 metri. In Grecia belle ma da vedere solo da lontano Le Meteore, abitate da monaci ortodossi in celle aggrappate alla roccia e raggiungibili solo con scale o corde.

Medio oriente – Con la Grecia lasciamo l’Europa per entrare in quella area dai confini molto soggettivi nota come Medio Oriente, che va dal Mar Nero al Canale di Suez. In Turchia la vetta naturale sarebbe stato il monte Ararat di 5137 metri, noto come il monte dell’arca di Noè, ma le autorità turche non ci hanno dato il permesso di avvicinarci con i mezzi per cui abbiamo ripiegato sul monte Demirkazik di 3756 metri nel parco dell’Aladaglar. Una novità di questo viaggio. Prima di partire avevamo preso un accordo con il Centro Cardiologico Monzino di Milano per mettere alla prova un dispositivo di telemedicina che consentisse di monitorare i componenti della spedizione durante il viaggio. Prima della partenza a tutti un elettrocardiogramma conservato presso il centro come elemento di riscontro. Noi al seguito avevamo un’apparecchiatura portatile per effettuare il rilievo e una per la trasmissione dei dati con i telefoni satellitari, poi c’era il successivo riscontro con i dati presso il Centro. Una differenza avrebbe fatto scattare l’allarme e provvedere al ricovero o al rientro dell’interessato. Questi interventi venivano effettuati quando si era fermi in attesa del ritorno dalle scalate dei nostri due alpinisti. Tutto ha funzionato alla perfezione fino al rientro in Italia. A Istanbul intanto, come già avvenuto a Udine, c’è stato un cambio negli equipaggi, alcuni rientrano in Italia e ne arrivano altri. Perché questi cambi? L’equipaggio di Overland, meno il primo con solo personale Iveco, più io, Cesare e Peter, è composto tutto da volontari non retribuiti che per passione utilizzano il tempo a loro disposizione. Se dipendenti, prendono le ferie, se lavoratori autonomi chiudono l’attività per quanto possibile. Sono quindi inevitabili delle sostituzioni. Ma a Istanbul lasciamo la carovana anche io e Gustavo il nostro medico. Gustavo perché di origine ebraica e io perché al momento di chiedere il visto, i siriani vedono sul mio passaporto il timbro egiziano di Taba. Sei entrato in Egitto da Taba, quindi sei stato in Israele. In effetti sulla punta del golfo di Aquaba si affacciano Egitto, Israele e Giordania. Per passare dalla Giordania in Egitto, al ritorno di Overland 5, abbiamo dovuto necessariamente percorrere alcuni chilometri di territorio israeliano. Quindi persona non gradita e visto rifiutato. Non chiediamoci poi perché l’Europa sia piena di profughi siriani. Con Gustavo, sostituito dalla dottoressa Maria Antonietta Grasso, raggiungerò nuovamente Overland al Cairo. Mi spiace perché avrei voluto vedere la realtà del Libano, un tempo considerata la Svizzera del Medio Oriente. Dal punto di vista alpinistico il Libano presenta Qurnat al Sawda (Monte Libano) di 3088 metri, la Giordania è praticamente tutta piatta ma in Egitto c’è una montagna celebrata nelle religioni, il Gebel Moussa, il celeberrimo Monte Sinai anche se di soli 2285 metri. Parentesi alpinistica, sul Sinai si sale tutti, grazie anche alla salita molto agevole. Ci stiamo avvicinando all’area del Nord Africa che fu per noi teatro dell’ultimo conflitto, che ebbe svolgimento anche in mare. Così a Sharm El Sheikh abbiamo noleggiato per gli operatori e per alcuni dell’equipaggio le attrezzature subacquee adatte per riprendere le navi giacenti sul fondo, che furono affondate nel corso del conflitto bellico. Nel Sinai ci sono ancora in evidenza i segni dei conflitti arabo israeliani, mentre per quanto riguarda il mitico canale di Suez riusciamo a vederlo solo da lontano, lo si passa con un tunnel sottomarino.

Gianni Carnevale

17 maggio 2022

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