Viaggiare lento in bici, uscire dall’asfalto e percorrere le vecchie strade bianche

La campagna si distendeva intorno con case rade e si percepiva un gran silenzio rotto solo da qualche carro. Non c’erano pali della luce, non segnali stradali. Camminavamo sulla strada inghiaiata. Quando nei campi si seminava a mano il grano, le strade erano tutte bianche, e strette che ci passava appena un carro e quando s’incontrava un biroccio era difficile fare manovra e dare il passo. Ancora oggi qualcuno ama le strade bianche, e le va a trovare con nostalgia, magari pedalando su una bicicletta da montagna.

Esci dall’asfalto liscio, o più o meno liscio, e ti prepari a una velocità che sarà più bassa. A un lento progredire. Ghiaia, sterrato, terra bianca, giallastra, marrone, erba, solchetti per lo scolo delle acque e un insieme di superfici che fa l’effetto di confusione ordinata. Però questa strada bianca è una bella storia. Il rumore della ghiaia è diverso dal nero asfalto quando ci metti su le ruote. Si deve procedere piano e si deve avere molta cura, facendo attenzione a dove si passa.

La strada bianca è di ghiaia e terra battuta, dura in estate e molle d’inverno: modellata da di chi vi è passato sopra per decenni. Un tempo ci transitavano i contadini, con i loro carri e il rumore dei cerchi in ferro si udiva a distanza. D’inverno s’impregnava di acqua e in più punti poteva diventare fangosa. I cantonieri comunali, che allora chiamavamo stradini, nei giorni di pioggia la percorrevano a piedi per vedere dove camminava l’acqua e quali riparazioni c’erano da fare per avere una carreggiata ben fatta, con la groppa in mezzo. In realtà, però, in mezzo c’era sempre una cresta, come un lungo serpente, che andava spianata e, se trascurata, ci cresceva l’erba.

Quando arrivava uno dei rari veicoli gommati, dalla strada si alzava una nube di polvere che si notava da lontano e avvertiva chi dai campi guardava. Percorrerla a piedi, ancor oggi, è una impresa romantica. Una bella e piacevole passeggiata che in ogni stagione permette di godere dei cambiamenti della natura. L’erba secca e gelata d’inverno fa posto alle coltivazioni del grano, che con l’arrivo della stagione mite dipingono prima tutto di verde e poi, a giugno, di uno splendido color oro.

Allo sbocciare della primavera, lungo i bordi delle strade compaiono i fiori di biancospino che si sommano e si sovrappongono ai colori dei mandorli e dei ciliegi, che qua e là ornano i campi. Poi arrivano i colori dei vigneti e delle querce, che in autunno si mutano in meravigliosi quadri con tonalità gialle, rosse, marroni. In certe parti, in estate, si elevano verso il cielo stupendi campi di girasoli.

La strada bianca ci ha sempre condotto dentro a ogni stagione e, al finire dell’anno, ci ha spesso regalato un bianco paesaggio innevato e gelato. Cara strada bianca quanta poesia nel percorrerti, quando eravamo bambini.

Alberto Maria Marziali

22 aprile 2022

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