Sono certo che chiunque sta leggendo queste poche righe, non ha mai conosciuto uno scarriolante. Né ha mai sentito parlarne. Eppure questi personaggi, c’erano anche tra i marchigiani e hanno costruito l’Italia in maniera non meno meritoria dei grandi e famosi architetti come Leonardo, o Bernini, o Vanvitelli…
Chi sono gli scarriolanti? Sono coloro che hanno eretto materialmente le strutture di questo paese, con tanto sudore. Almeno dal XV secolo alla metà del XX, dunque per più di 500 anni, alzarono argini, scavarono canali, colmarono paludi con le pale e le loro carriole. Sono quegli uomini che, sfruttati come animali da soma, trasportarono i mattoni e la sabbia necessari per costruire i più grandi palazzi. Dobbiamo esser loro grati e ricordarci dei loro sacrifici e questo compito, ora, è affidato a questo scritto che state leggendo.
Braccianti con pala e carriola – Gli scarriolanti erano braccianti che trasportavano la terra per mezzo delle loro carriole durante i lavori di bonifica dell’Agro Pontino o del Fucino. Sono quegli uomini che movimentavano i mattoni nelle fornaci, quelli che portavano tutto l’occorrente per costruire palazzi, chiese e strade. Erano, spesso, poveracci che partivano dai nostri paesi per unirsi ad altri 20-30 mila lavoratori per realizzare le grandi opere strutturali.
La carriola sopra la bici – Avevano iniziato a “scarrettare” la sabbia del mare o la breccia del fiume locale e poi, spinti dalla fame, avevano caricato la carriola sopra una bicicletta ed erano arrivati in Emilia o nel Lazio per procurarsi una misera paga, necessaria alla sopravvivenza della famiglia. Lo scarriolante era tenuto a portare a lavoro la sua pala e la sua carriola. Doveva portare con sé questi attrezzi per lunghe distanze, fino ai luoghi dove c’era lavoro, trainandoli dietro la bicicletta o tenendoli sopra la testa. Veniva pagato alla fine della giornata, ma solo se l’aveva conclusa. Per questo teneva sempre con sé anche una ruota di scorta… della carriola; e non erano ruote leggere come quelle di oggi!
L’arruolamento – I nostri emigranti, che volevano fare gli scarriolanti nei grandi cantieri, lungo i fiumi o nelle aree paludose, erano arruolati a ogni inizio settimana: alla mezzanotte della domenica suonava un corno, chi voleva avere il lavoro doveva mettersi in cammino verso il cantiere, dove avveniva l’arruolamento. I primi che arrivavano erano certi di essere presi ma i ritardatari rischiavano, perché, una volta raggiunto il numero di scarriolanti richiesto gli altri erano respinti e dovevano attendere tutta la settimana per tentare di nuovo.
Il canto “A mezzanotte in punto” – Da questa forma di chiamata nacque il canto “A mezzanotte in punto”. Il canto nacque in italiano e non in dialetto. La ragione è che le grandi opere, della costruzioni degli argini e dello scavo dei canali, richiamavano masse enormi di contadini poveri, non solo dalle Marche ma da un po’ tutto il territorio del centro nord, e i dialetti erano molto diversi fra loro.
I migranti moderni – Oggi, perdonatemi se lo dico, vedere i migranti africani (salvati in mare) con scarpe bianche, maglietta sgargiante e cappellino, mi colpisce molto. Vedere i nuovi “poveri” col telefonino perennemente all’orecchio mi stupisce e mi muove qualche dubbio. Vedere che il governo li stipendia, li alloggia e li sfama senza chiedere loro in cambio un solo giorno di lavoro, mi fa rabbia. In questo clima mi è passata sotto mano la foto degli scarriolanti e non ho potuto non fare il confronto. Duole constatare che oggi nessuno ricorda i nostri scarriolanti; che nessun politico insegnante o storico, abbia sentore di cosa essi siano stati e di cosa abbiano fatto per il territorio italiano. Grazie Scarriolanti! Gloria marchigiana, voi avete contribuito a mutare l’aspetto di intere aree del nostro Paese .
Alberto Maria Marziali
10 aprile 2022