Sono trascorsi giorni di cui non so nulla / giorni sono morti senza nessuna sepoltura, / precipitati giù in cerchi erosi dal ferro / erosi dal morso nitido di una musica / che ballai su per la collina al limite di ciò che ero… / Un vento come uno spillo esteso di luce / si è alzato in me, ha immerso questo corpo / nel rito interminabile del passaggio / cosa tremò sulla mia ombra? / Cosa io non ricordo? / Una bambina mi parla / nel vetro appannato del suo sonno, / ma avviene che il sonno è un incendio / che irrompe sulle mie sillabe / / avviene che vedo morire i ganci / che mi sostenevano alla roccia / e il vento mi copre il volto / e annego gli occhi / nel vuoto acciaio di un’armatura. / Intorno a te le città sono cadute / nell’acqua le parole i volti / insieme a tutto ciò che potevamo contemplare, / insieme a tutto ciò che amammo / al limite di questa distanza. / Dove sei? Non vedo nulla nel fuoco. / A questa altitudine la morte / è un permanere lieve, / una cavità nera nera… / Ecco, si impossessa di me / una nuova notte e tu sei / l’estensione illimitata del primo oceano, / il cuore della mia uccisione. / Ho raggiunto il freddo, / il silenzio che dorme / oltre la superficie della luce / quando dicesti: “Nulla ti farà male, nulla”.
* nota: Ruah in ebraico vuol dire “vento, spirito “
Martina Luce Piermarini
25 febbraio 2022