Amatrice, a cinque anni dal sisma del 24 Agosto 2016, è un paese che fatica a rimettersi in marcia. A seguito del tragico terremoto, in cui sono deceduti 239 tra nostri cari, parenti e amici, la ricostruzione ancora deve realmente iniziare (a eccezione di pochissimi edifici non ancora abitati): la maggioranza della popolazione vive in soluzioni abitative di emergenza (SAE); il territorio, causa le lungaggini burocratiche e l’inerzia delle Istituzioni, ha subito un progressivo depopolamento.
L’inverno, soprattutto per i residenti delle frazioni, presenta fortissime criticità per strade dissestate, connessione internet lenta/assente, mancata copertura della rete mobile, assenza di servizi e, come già si è detto, riduzione del numero degli abitanti hanno determinato un surplus di quelle che risultavano essere già in re ipsa le problematiche ordinarie di una zona di montagna. Siamo consapevoli che i nostri immobili sono inagibili: ma prima ancora della ricostruzione delle abitazioni è necessario mettere gli abitanti nella concreta possibilità di poter vivere e lavorare, affinché il borgo non muoia.
Troppo spesso l’opinione pubblica si ricorda di Amatrice solo in occasione delle commemorazioni del 24 agosto: in realtà – esattamente come tante zone colpite dal sisma nelle Marche, in Umbria e in Abruzzo – il territorio vive, offre una ricchezza naturalistica ed enogastronomica che non ha nulla da invidiare a nessuno, in cui luoghi di natura selvaggia e incontaminata, incastonati nei Monti della Laga, si affiancano a ristoranti e trattorie dove assaporare squisite tipicità locali quali l’amatriciana e la gricia. In tal senso sarebbe bello assistere al gesto di coraggio da parte di un imprenditore, in maniera analoga a quanto Della Valle ha fatto nella limitrofa Arquata del Tronto, al fine di stimolare economicamente il territorio e contribuire a ripopolarlo.
Politicamente sembra essere mancata fino a ora una visione di insieme e un piano socio-economico nel medio/lungo periodo che possa rilanciare l’Amatrice post-sisma; l’auspicio è che la nuova amministrazione appena insediata, preparata e attenta alle esigenze della popolazione, possa dare quell’impulso politico necessario affinché il cittadino torni a vivere supportato dalle Istituzioni, armonizzando e valorizzando le varie sensibilità presenti all’interno della nostra Comunità, sebbene la parola “serenità”, per molti di noi, purtroppo rappresenti un lontano ricordo.
Ripartire dalle piccole cose, creare opportunità di socializzazione, mettere il cittadino al centro dell’azione amministrativa (alcune strade delle frazioni sembrano Kabul!). I nuovi segnali che arrivano dal Comune sembrano incoraggianti, ma certo, dopo 5 anni è più che lecito domandarsi se da parte del governo centrale ci sia la reale volontà di procedere alla ricostruzione e semplificare la burocrazia: il rischio è che rilevato l’ingente arco temporale decorso dal 2016 molti residenti non torneranno più, anche se la loro casa verrà ricostruita.
A tal uopo, potrebbe essere utile varare una legge che preveda un indennizzo per chi non intenda ricostruire la propria abitazione dichiarata inagibile grave, calibrato per determinare da una parte un risparmio erariale e dall’altra un equa somma a chi di fatto intenderà porre in essere un atto di rinuncia della proprietà. C’è, soprattutto, in discussione, un disegno di legge alle Camere, per quanto concerne il riconoscimento di un risarcimento ai familiari delle vittime delle grandi catastrofi, depositato su input dei familiari dei deceduti a seguito del sisma del 24 agosto: sarebbe doveroso che l’assemblea parlamentare provveda ad approvarlo nella legge di bilancio quest’anno; come parenti stiamo chiedendo a gran voce dal 2016 l’intervento dello Stato per rendere giustizia a chi perde i prossimi congiunti durante le calamità naturali. Un caro saluto a tutti i lettori de La Rucola e a tutti i maceratesi!
Emanuela Pandolfi
18 gennaio 2022