“Eutanasia e suicidio assistito tra ideologia e realtà” momenti di riflessione dal PDF

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“La battaglia decisiva degli Anni Venti sarà la difesa del corpo dall’ingerenza dello Stato”. Lo ha affermato il leader nazionale del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi in occasione della riflessione, promossa dal movimento politico marchigiano, sul tema “Eutanasia e suicidio assistito: tra ideologia e realtà”.
I partecipanti – In video collegamento hanno partecipato al dibattito, oltre ad Adinolfi, Carmelo Leotta, Avvocato, docente di diritto penale del Centro Studi Livatino, Paolo Marchionni, Medico, Direttore Medicina Legale Area Vasta1-ASUR Marche nonché Vicepresidente Scienza e Vita, Cristiana Di Stefano, Dirigente Popolo della Famiglia Macerata, Mario Adinolfi, Presidente nazionale Popolo della Famiglia. Ad introdurre i lavori, Fabio Sebastianelli, Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia.
Mario Adinolfi – Un tema delicato, l’eutanasia, che è stato affrontato dai relatori da diverse prospettive: quella legale, medica, e politica, anche alla luce della vicenda, emersa recentemente, di “Mario” il tetraplegico marchigiano che ha chiesto di accedere al suicidio medicalmente assistito. Secondo Mario Adinolfi, è necessario difendere il corpo “dall’ingerenza dello Stato: dal concepimento, che necessita difesa dei diritti del nascituro da chi vuole affermare un diritto della legge statale a sopprimerlo, fino alle varie fragilità dei vari tempi dell’esistenza che mai e poi mai possono portare lo Stato a sopprimere un disabile grave, un anziano, un malato, un depresso. La sofferenza è una richiesta di ulteriore solidarietà alla collettività, non un’occasione per scorciatoie mortifere”.
Carmelo Leotta – Secondo l’avvocato Carmelo Leotta, docente di diritto penale e membro del Centro Studi Livatino, “il quesito per l’abrogazione parziale dell’art. 579 del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente è inammissibile. L’abrogazione- comporterebbe infatti una violazione dello standard di tutela minima della vita dell’aspirante suicida come prescritto dalla stessa Corte costituzionale nella sentenza n.242/2019 (caso Cappato). Inoltre, gli effetti di abrogazione parziale dell’art. 579 codice penale sarebbero esorbitanti rispetto alla legalizzazione dell’eutanasia perché renderebbe leciti comportamenti senza nessuna procedura di formazione e manifestazione della richiesta di morte del paziente”.
Paolo Marchionni – Il Direttore della Medicina Legale dell’Area Vasta1-ASUR Marche, nonché Vicepresidente Scienza e Vita, Paolo Marchionni, ha spiegato che “il tema del dibattito pubblico sull’eutanasia/suicidio assistito verte soprattutto sul tema della libertà individuale e dei diritti dell’individuo, ma ritengo che quella che è stata presentata dalla grande stampa come una vittoria di “Mario” (“Mario ha vinto la sua battaglia”), in realtà sia realmente la sconfitta di tutti noi, prima di tutto i medici, ma in realtà di tutta la società che probabilmente non ha saputo accompagnare adeguatamente Mario in questo suo lunghissimo calvario”. Il medico aggiunge: “Non si tratta di negare diritti o di evitare di garantire libertà, ma qui si sta operando una rivoluzione copernicana al paradigma della cura: si pone un limite alla possibilità di curare e di essere curati, limite che viene giudicato tale non sulla base di elementi oggettivi di tipo sanitario ma legati alla individuale percezione. E dunque, stante – come si legge nel documento del Comitato Etico che si è occupato del caso – “l’indisponibilità del soggetto ad accedere a una terapia antidolorifica integrativa”, non c’è nessuno spazio per una terapia del dolore adeguata al caso? Come siamo lontani dall’antico precetto divinum opus est sedare dolorem. Rimane la sensazione di amarezza e di sconfitta per la medicina ed in generale per quei criteri di sussidiarietà nella cura cui la nostra Costituzione ci ha sempre invitati e che, proprio in questi mesi di pandemia, credevamo si fossero ravvivati attingendo a quelle radici solidaristiche che fanno parte del bagaglio culturale del nostro popolo. Ci stiamo avviando al contrario, e anzi ci siamo già avviati, verso una cultura dell’individualismo, che non valorizza le relazioni ma di fatto lascia solo il soggetto nelle sue scelte estreme”.
Cristiana Di Stefano, Dirigente Popolo della Famiglia Macerata ha auspicato “che prevarrà quel buon senso che condurrà, chi di dovere, a formulare leggi per l’aumento della qualità della vita di tutti i cittadini italiani gravemente sofferenti, a cui giornalmente viene messo a dura prova l’istinto di sopravvivenza, non esclusivamente e necessariamente solo di malati e disabili”.
Fabio Sebastianelli, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, ha sottolineato : ” Eutanasia e suicidio assistito sono argomenti attuali che, purtroppo, spesso vengono affrontati in maniera ideologica o di pancia.  Abbiamo voluto fortemente questo incontro per trattarli in modo concreto, sotto vari aspetti: giuridico, medico e politico, in modo da fornire a tutti, ferma restando la posizione netta e chiara del Popolo della Famiglia, degli spunti chiari e incontrovertibili su cui riflettere”.

16 gennaio 2022

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