Cisirino nella gabbia delle tigri? Sì. È successo tanti anni fa ma è successo. Adesso ve lo racconto. Qui, in provincia, ogni anno si esibiva, in quasi tutte le nostre città, il circo Takimiri. A Piediripa il tendone, non si sa perché, prese fuoco e loro si trovarono in grossa difficoltà. Con il fondamentale aiuto di alcune orchestre locali andai a fare uno spettacolo all’aperto, sulla pista del circo, per dare una mano a raccogliere la cifra necessaria per ricomprare il tendone.
I Takimiri – Da lì iniziò la mia amicizia col grande Takimiri. Sì, grande perché il suo nome d’arte proviene dal giapponese e significa “l’uomo della fune” e lui, Takimiri, era stato uno dei più forti e noti Tarzan, ossia degli atleti che si esibivano con esercizi spericolati sulla fune, a vari metri da terra e senza alcuna protezione. Allora si poteva fare. Poi, arrivato a una certa età, lasciati i grandi circhi Togni e Orfei, nei quali si era esibito, si trasformò in clown e, con i due figli, Danglar e Mirna, anche loro ex artisti negli stessi circhi, diede vita alla sua creatura, appunto “Il circo Takimiri”.
Ludo Zacchini – In una delle tante visite che gli facevo mi presentò un nuovo artista che era protagonista dello spettacolo con la sua famiglia. Costui aveva scelto il piccolo circo perché la sua figlia, molto giovane, stava debuttando come acrobata con esercizi sul cavo d’acciaio e doveva, come si dice, “farsi le ossa” ossia perfezionare il numero per poi avviare la sua carriera. Quando Takimiri ci presentò mi disse: “Questo è Ludo Zacchini!” Appassionato da sempre della storia del circo, rimasi un momento zitto e poi domandai: “Ma degli Zacchini famosi?” E Ludo rispose, ridendo: “Sì, mia madre è stata l’ultima della famiglia a farsi sparare!”
Sparati dal cannone – Gli Zacchini sono una delle famiglie più conosciute, a livello mondiale, della storia del circo, perché erano gli uomini che si facevano sparare da un cannone fino a una decina di metri di distanza per poi cadere in una grande rete. Lo sparo avveniva con una cartuccia che faceva il botto e loro erano catapultati fuori da una potente molla che li lanciava come proiettili; è chiaro che, per reggere l’urto della spinta, bisognava avere una grande preparazione. Durante la guerra gli uomini furono chiamati alle armi e si pensò che il numero sarebbe finito invece le donne, che erano anch’elle Zacchini, decisero che a farsi sparare sarebbero state loro e così il continuò. Poi, non so perché, forse per l’eccessiva pericolosità, in tempi più recenti il numero è stato eliminato per cui ho avuto il piacere e il grande onore di conoscere l’ultima degli Zacchini che era stata protagonista del lancio col cannone. Pensate che quando i grandi Nandino Orfei o Darix Togni erano in zona venivano al circo Takimiri a rendere omaggio alla signora Zacchini.
La richiesta: “Posso entrare…” – Mi ci trovai un pomeriggio, quando era venuto appunto Darix Togni e rimasi stupito nel vedere che lui, grande del circo, trattava la signora con il rispetto e l’ammirazione degni di una regina. Ludo mi ha presentato e ha detto che ero un uomo di spettacolo molto conosciuto in provincia. Con Darix abbiamo parlato e, non so perché, a un certo punto gli chiesi se potevo entrare nella gabbia con lui a presentare le tigri. Ci pensò un momento, poi mi disse: “Si può fare. Ma bisogna che sia un periodo che non ci sono femmine in calore perché così gli animali sono tutti più calmi. Ne riparliamo al momento opportuno”.
Il coraggio di farlo – Qualche tempo dopo il circo Togni arrivò a Macerata e, da perfetto incosciente, mi recai subito da Darix per rifargli la proposta. Ecco ora mi si potrebbe chiedere perché. I motivi erano due, uno meno importante che era quello che Cisirino ne avrebbe ottenuto una grande pubblicità; l’altro, per me essenziale, era di vedere se Cesare Angeletti avrebbe avuto il coraggio di farlo. Darix mi chiese di aspettare un paio di giorni e poi di tornare. Al nostro nuovo incontro, credo fosse di mercoledì, lui spiegò che si era informato e aveva saputo che ero veramente molto noto a Macerata e che, in quei giorni, le tigri avevano un periodo buono: sabato avremmo fatto la prova.
La battuta dal pubblico – La macchina del circo, con altoparlante, girò continuamente per Macerata annunciando l’evento e la sera il tendone era gremito. Giunto il fatidico momento Darix si prese il microfono e chiese assoluto silenzio. Avevo paura, tanta paura, ma mi feci forza perché non potevo fare una figuraccia davanti alle circa duemila persone che erano assiepate intorno alla pista e sugli spalti. Vi racconto la scena… Le cinque tigri sono ai loro posti, Darix al centro della gabbia. Mi aprono il cancello e, quando sto entrando, si sente una voce che grida: “Cisirì sta’ ‘ttentu che quesse co’ te ce magna per quindici jorni!” Risata generale. Darix chiede di nuovo il silenzio.
Wow… che paura! – Entro, vicino a lui faccio il giro e, passando davanti alle belve, presento le tigri una per una. Solo la tigre al centro si sposta in avanti e fa un leggero ruggito. Darix da un ordine ad alta voce, che calmando la tigre fa anche ripartire il mio cuore che si era fermato per un lunghissimo secondo dalla paura. Poi ci scattano la foto ricordo. Lui me la firma ed esco. Ci volle un po’ per potermi riprendere del tutto ma quella esperienza è rimasta, vivissima, immortalata per sempre fra miei ricordi più cari.
Cesare Angeletti alias Cisirino
13 dicembre 2021