Le malattie e le pandemie devono essere considerate antiche come il mondo. O meglio, in questo mondo (e/o in altri) sicuramente germi, batteri e virus hanno preceduto la comparsa di esseri molto più complessi; vedi anche la Genesi cap. 1 e 2: nel primo giorno Dio creò il cielo e la terra e separò la luce dalle tenebre; nel secondo creò il firmamento; nel terzo separò il mare dalla terra asciutta, e creò le erbe e gli alberi da frutto; nel quarto creò il Sole, la Luna e le stelle; nel quinto giorno creò gli animali marini e gli uccelli; nel sesto creò gli animali terrestri: bestiame, rettili e bestie selvatiche; dopo di che creò l’uomo e la donna (ultima). Giorno” va inteso come periodo di tempo imprecisato.
Molti dotti hanno tentato la datazione della “creazione del mondo”: 5624 a.C. per Clemente Alessandrino; 5509 a.C. per la Chiesa ortodossa e per il calendario bizantino; 5351 a.C. per S. Agostino; 5344 a.C. per Isidoro di Siviglia; 5307 a.C. per Demetrio il cronografo (220 a.C.); 5296 a.C. per Rabano Mauro, abate di Fulda; 5199 a.C. per Eusebio di Cesarea (accettata nei paesi cattolici, e dai dotti musulmani); 4004 a.C. (molti convengono) fu proposta nel 1654 da James Ussher (arcivescovo anglicano di Armagh). Una curiosità: dai calcoli di Usher, Gesù sarebbe nato nell’anno 4000 (4 a.C.).
A prescindere dall’attendibilità delle datazioni è fuor di dubbio che i primi ominidi abbiano vissuto una vita molto complicata. La terra doveva essere un gran guazzabuglio: numerosi assestamenti tellurici, imponenti cambiamenti climatici, piogge diluviali alternate a siccità estreme, imponenti sbalzi termici con conseguenti glaciazioni e deglaciazioni di vastissimi territori. Per alimentarsi erano costretti a sottoporsi a numerosi tentativi di assaggio (e forse non sempre le “cavie” la fecero franca). Se fuggivano dai grossi carnivori, certamente non potevano prevenire le conseguenze di incontri ravvicinati con invisibili agenti infettanti. L’insorgere di malattie e pestilenze le addebitavano al castigo degli Dei per empietà, peccati, eccessi… E giù preghiere, sacrifici e donazioni. Non sapendo che alcuni virus sono “termolabili” (meno patogeni a temperature tendenti al caldo), se la prendevano con la configurazione del firmamento invernale: “influenza” da “influssi astrali” (Venere, Giove, Marte…compresi).
La medicina nei testi antichi – Non è un caso che i testi antichi trattino di medicina, per cui eccovi alcuni esempi:
Il Papiro Ebers (rotolo 20 m. x 20 cm, ora custodito a Lipsia) è databile intorno al 1550 a.C. Descrive lo stato della scienza sanitaria in quel periodo; documenta l’esistenza di vasta cultura medica primordiale, pratica, empirica, osservazionale; descrive centinaia di formule magiche e rimedi. Tratta anche di circolazione sanguigna, vasi e fluidi organici, di disturbi fisici e mentali, depressione, demenza, disturbi intestinali, parassiti, oculistica, odontoiatria, chirurgia, ascessi, tumori, fratture ossee e ustioni.
Codice di Hammurabi (trad. “Ammu guarisce”, re babilonese dal 1792 al 1750 a.C.): la sua stele (alta 2.49 m) riporta un corpus di 282 leggi che, con estrema chiarezza, disciplina quel popolo. Dal 215 al 218 si sanciscono compensi professionali e pene per chirurghi medici e veterinari. È evidente la grande diffusione della medicina e della chirurgia.
Antica medicina Cinese: Anatomia e Fisiologia molto avanzate, importanza del fegato. Malattia = disarmonia Yang e Yin. Prodigiosa la capacità di rilevare 200 tipi di polso (dei quali 21 infausti). La farmacopea è vasta (oltre 2000 farmaci). Agopuntura dal 2700 a.C., immodificata.
Ippocrate
Nasce nell’isola di Coo 460 a.C. ca. muore nel 370 a.C. e viene considerato il fondatore della medicina moderna; per alcuni fu figlio di Esculapio (per altri di Ercole). Come tutti i filosofi (amanti del sapere) greci, studia la natura, successivamente si dedica all’uomo. Il suo lavoro fu agevolato dall’abitudine degli abitanti di Coo i quali “guariti dalla malattia, facevano una memoria dei sintomi da cui era stata accompagnata e dei rimedi pei quali ne erano stati liberati”. Ippocrate raccoglie tutti gli “appunti”, li esamina, li assimila, li ordina e li fa conservare nel tempio di Apollo. La fama della competenza di Ippocrate si espande rapidamente. Intorno al 431 a.C. una grave epidemia colpisce la Persia e si sposta verso Atene e tutta L’Attica. Ippocrate respinge l’allettante invito di Artaserse (onori e ricchezze considerabili). Dedica la sua professionalità alla sola Grecia,“e contribuì… a sottrarre alla morte infinito numero di appestati… Gli Ateniesi decretarono a Ippocrate una corona d’oro” e altre onorificenze. Gli scritti da lui lasciati (o a lui attribuiti), sono sempre stati ritenuti come il fondamento e la base della medicina anche perché ammette i suoi errori,“confessa d’essersi ingannato, e ciò solo pel timore che altri cadano nello stesso errore. Anche presentemente nell’isola di Coo la sua memoria è in somma venerazione; gli abitanti hanno tutta la premura di mostrare agli stranieri una piccola casa che egli abitò lungo tempo”.
Nota: i corsivi riferiti a Ippocrate sono tratti da “Dizionario Storico Mitologico, tomo III, Giovanni Pozzoli, 1828.
Aforismi di Ippocrate
“Primum Non Nocere, Secundum Cavere, Tertium Sanare” (primo non fare danni, secondo vigilare con attenzione, terzo guarire).
“Guidare i Sani”: da qui l’educazione sanitaria; quindi anche la prevenzione…?
“Le Malattie Hanno Causa Naturale”. Rottura dell’equilibrio tra i 4 umori: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. Coincidenza con Yang e Yin dei cinesi?
“Esperienza”: Dai sintomi alle cause; anamnesi.
“Vis Sanatrix Naturae”: (forza guaritrice della natura). E se avesse intuito anche la “termolabilità”di alcuni virus, osservando l’innalzamento della temperatura nei soggetti infetti? Prima dell’era dei farmaci industriali, era prassi comune (nelle nostre campagne) coricarsi dopo esseri protetto il collo e il torace con cenere calda avvolta in panni di lana; un caldo mattone proteggeva i piedi. Queste operazioni facevano seguito all’assunzione di un bicchiere di buon vino (con zucchero, mela e cannella) fatto scaldare su carboni.
Giuramento di Ippocrate
Testo scritto da Ippocrate e a esso dovevano adeguarsi i suoi discepoli. Su di esso hanno giurato e giurano i medici prima di iniziare la professione. Clemente VII (Papa dal 1523 al 1534) lo rese obbligatorio,forse anche perché conforme all’etica cristiana. Nello scorrere dei secoli ci sono stati aggiornamenti. Si crede opportuno riprodurre il testo antico pubblicato da Wikipedia, tradotto in italiano da pergamena in greco:
1 – Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme con lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.
2 – Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa.
3 – Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
4 – Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.
5 – Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività.
6 – In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
7 – Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.
8 – E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro.
I testi moderni sono sostanzialmente assimilabili. Si riportano gli aggiornamenti più significativi:
1 – “…contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione.
2 – Curare…con scrupolo, impegno, senza discriminazione alcuna;
3 – Di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
4 – Di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;
5 – Di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto.
6 – di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia, prudenza e secondo equità”.
Considerazioni – La versione recente sorvola sul rispetto al vecchio Maestro e ai nuovi colleghi; le disposizioni di cui al punto 5 sono disattese, anche quando viene pubblicamente insultato un premio Nobel. Ma sono molto numerose le “radiazioni dall’Ordine” per chi voglia agire con “scienza e coscienza” e non si adegua.
Caro Ippocrate, tu, da millenni, vivi sull’Olimpo tra dei e ninfe. Ora alla tua etica sociale si preferisce la lauta offerta di un Artaserse qualsiasi; si parla di prevenzione ma si dispone la “vigile attesa”. Preferisco tacerti il comportamento di alcune autorità politiche e sanitarie nella prima metà del secolo scorso; sorvola sul 1° processo secondario di Norimberga. Non è colpa tua: hanno abrogato il greco, il latino segue a grandi passi (anche in Vaticano); l’italiano barcolla… speriamo che qualche “barbaro” riesca a conservare memoria delle basi della civiltà.
Nazzareno Graziosi
29 novembre 2021