Aneddoti trovati e raccontati da “Cisirino” sul formidabile corpo dei Bersaglieri

Mi chiama il presidente di una Pro Loco e mi dice che deve arrivare la fanfara dei Bersaglieri in congedo per esibirsi ma non ha chi normalmente funge da presentatore, per cui mi chiede se sono disposto a dare una mano. Accetto e mi preparo, come è mia abitudine prima di ogni spettacolo, documentandomi sulla storia di questo magnifico corpo militare.

Proviamo! – La sera, fatte le presentazioni, con il capo fanfara ci mettiamo d’accordo che, dopo ogni due brani della fanfara, attraverso aneddoti racconterò la storia dei Bersaglieri. La proposta non lo convince molto ma dice: “Proviamo!” Alla fine della serata sono entusiasti di come è andata e inizia così una collaborazione durata due anni, con serate nelle Marche e in giro per l’Italia.

Il rimprovero – In questa prima serata, però, sono stato inesatto quando ho affermato, presentandola, che era la fanfara dei Bersaglieri in congedo composta da ex Bersaglieri che si erano riuniti di nuovo per eseguire la loro musica. Il capo fanfara dato il via all’esecuzione e poi mi ha attaccato con decisione: “Devi sapere, e tienilo bene a mente, che non esiste un ex Bersagliere. Chi  è entrato nel corpo come Bersagliere lo resta poi per tutta la vita. Ricordatelo. E non usare  più quella brutta espressione”. Gli ho chiesto scusa e ho capito quanto grande fosse il loro attaccamento alla divisa e quanto fosse radicata l’appartenenza al corpo.

Perché corrono – Ora, la prima domanda che ci si pone vedendoli è: “Perché corrono?” Il generale Alessandro Lamarmora aveva capito che la guerra statica, che si faceva trincerandosi o comunque fronteggiandosi col nemico in modo statico, non era più possibile per cui nel luglio del 1836 presentò al re una compagnia di giovani, abili tiratori e ottimi atleti, che doveva attaccare il nemico con una raffica di fucileria ben centrata e poi, di corsa, spostarsi e andare a colpire in un altro posto. Questa tattica aveva due scopi: il primo di sferrare un attacco improvviso e devastante; il secondo che il nemico, nel contrattacco, non trovasse nessuno.

La dimostrazione al re – Convinto, il re dà il suo benestare per costituire una compagnia e Lamarmora gliela presenta mentre lui sta partendo per Superga, la basilica che è sul colle torinese. Giunto lì il re si trova davanti, schierata, quella che lui crede sia un’altra compagnia, ma Lamarmora gli spiega che sono sempre gli stessi che, correndo, hanno raggiunto la basilica prima del re in carrozza. Nasce così il corpo per il quale subito Lamarmora crea il motto: “Un Bersagliere va di passo quando un militare sta in barella!”

Perché Bersaglieri – L’altra domanda può essere: “Perché Bersaglieri?” Lamarmora voleva che fossero tutti tiratori scelti e che la quasi totalità dei loro colpi andasse a bersaglio. Un giorno, mentre i ragazzi stavano sparando nel poligono, lui entrò dalla parte dei bersagli. L’ufficiale comandante ordinò subito il cessate il fuoco ma il generale disse: “No. Lasciateli sparare perché se invece di colpire il  bersaglio colpiscono me non sono Bersaglieri!” In questo modo il comandante incendiava il cuore dei suoi uomini.

Perché il cappello sbieco – Altra curiosità: “Perché il loro cappello è indossato sbieco?” Il generale, quando presentò la divisa al re mise distante due metri il Bersagliere ritenuto tra i migliori, vestito solo con la biancheria intima e gli lanciò i capi che il ragazzo indossò velocemente (anche in questo deve essere Bersagliere). Mentre il militare si stava allacciando gli scarponi gli arrivò a volo il cappello: lo prese, come poté, con la testa e quello, naturalmente, andò di traverso. Lamarmora disse subito: “È bello! Va bene, lasciamolo così!” Il cappello poi è particolare perché è l’unico ad avere il contorno rigido e ciò per due motivi, il primo era che, in caso di pioggia, il bordo faceva funzione di “grondaia” e il militare poteva sparare indisturbato, il secondo che, se l’uomo era stanco e si sedeva, non poteva appoggiare la testa e addormentarsi: era un Bersagliere!

Perché le piume – Ancora: “Perché sul cappello ci sono le piume?” Durante un combattimento in Crimea il comandante, che come tutti gli alti ufficiali dei Bersaglieri era alla testa dei suoi uomini, loro non sono abituati a stare nelle retrovie, ordinò di mimetizzarsi. I Bersaglieri per farlo utilizzarono una strana erba trovata in zona, mettendola anche sui cappelli. La cosa piace molto a  Lamarmora che, tornato a casa, cerca qualcosa di simile a quegli strani arbusti e quello più simile come aspetto sono le piume ed ecco che i Bersaglieri diventarono i fanti piumati.

L’eroico Enrico Toti – Potrei continuare con gli aneddoti, che raccontavo prendendoli dalla storia vera del corpo dei Bersaglieri, ma voglio citare ancora un personaggio e alcuni episodi per ancora meglio conoscere l’anima immensa di questo corpo militare. Enrico Toti, l’eroe della stampella, era un bersagliere!

Colpire il nemico a… mattonate! –  E ancora… i nostri combattevano lungo un  fiume in Russia, mentre lo stanno attraversando restano bloccati su un isolotto dalla cavalleria russa. Reagiscono al fuoco ma non hanno più munizioni perché non possono essere riforniti dalle retrovie. I cavalieri russi attaccano all’arma bianca, il comandante dei bersaglieri urla: “Figlioli i sassi!” Loro iniziano a lanciare gl’improvvisati proiettili sui musi dei cavalli e i militari russi, appesantiti da armi e divise pesanti, vengono disarcionati dai cavalli. Questa momentanea disorganizzazione degli attaccanti consente ai nostri di essere approvvigionati delle munizioni. I Bersaglieri vincono la battaglia “con le mattonate”!

Applausi a Londra – Londra, parata delle più importanti bande militari dei più conosciuti corpi militari del mondo. La via è transennata. Le bande entrano da Times Square ma i londinesi continuano a camminare lungo i marciapiedi. Nemmeno l’imponente banda delle famose Giubbe Rosse a cavallo li coinvolge. Poi, dal fondo, arrivano di corsa i Bersaglieri con il loro Flic Floc, la marcia ufficiale e gli inglesi affollano le transenne e li applaudono calorosamente. Ecco questi sono i Bersaglieri!

Bersagliere ad honorem – Nelle varie serate raccontavo questi aneddoti, fra un brano e l’altro e la gente si divertiva e i Bersaglieri in congedo, sempre presenti, si commuovevano. Il clou annuale era sulla splendida e storica piazza di Ascoli Piceno. Il primo anno di questa collaborazione c’erano presenti tutti i gli alti gradi del corpo dei Bersaglieri che apprezzarono molto la cosa, sicché l’anno successivo, il capo fanfara, alla fine dello spettacolo e prima della conclusione, che si faceva con la canzone del Piave e con l’inno di Mameli, mi ha consegnato il diploma di “Bersagliere ad honorem” mandato direttamente  dal Comando. La gioia e il fatto di essere stato così onorato mi ha commosso veramente e così io, che non ho neanche fatto il militare, sono diventato bersagliere!

Cesare Angeletti alias Cisirino

19 novembre 2021

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti