Un segno che si perpetua nel tempo pur variando il significato: la stretta di mano

Oggi, per ovvi motivi di sicurezza, la stretta di mano è vietata ma il suo uso si perde nel tempo. Lo sfiorarsi la mano, per salutarsi, o usarla stringendo l’altra, per dare aiuto, ha radici antiche.

I soldati romani, uomini veri, si salutavano stringendosi i polsi. Ma quando un uomo chiedeva al padre di lei di sposarla non chiedeva la mano come facciamo noi oggi  ma il manus. “Manus”, tradotto in italiano, significa possesso e sì perché il marito diventava padrone della donna a tutti gli effetti ma la cerimonia poteva avere due diversi modi di svolgersi. Se i due si stringevano la mano il marito diventava padrone assoluto di lei se invece la stretta di mano non c’era la donna restava di proprietà di tutti due, poveretta.

Nel seicento la stretta di mano viene adottata come un saluto e come tale oggi è arrivata a noi. Poi, col tempo, anche la richiesta di matrimonio si è, naturalmente, ingentilita e il fidanzato ora chiede al padre di lei la sua mano ma, spesso, poi la “manus” proprietà, è di lei per lui, se la moglie lo sa meritare veramente o se è particolarmente autoritaria.

Per noi la stretta di mano, oltre che per salutarsi, è stata, sino a qualche anno fa, importantissima. Per i nostri contadini la stretta di mano era la conclusione di ogni compravendita. I protagonisti di ogni transizione di cose di valore o di ogni animale erano tre: il padrone venditore, l’acquirente e il sensale. La trattativa poteva anche durare a lungo. Il sensale era il testimone attento e memorizzante. Alla conclusione, raggiunto l’accordo, i due si stringevano la mano e poi facevano oscillare, in alto e in baso, la stretta per tre volte. Alla terza il sensale tagliava, con la sua mano, la stretta e il contratto era stato a tutti gli effetti “stilato”.  Sì, perché tale atto era ritenuto valido anche dal tribunale essendo in uso da molti decenni e quindi diventato, a tutti gli effetti, legge. In una eventuale causa il sensale era testimone e il giudice, tenendo conto di quanto lui diceva, prendeva la sua decisone. La stretta di mano era quindi importante per i nostri nonni, quanto un atto notarile.

Si deve anche dire che comunque nessuno, anche senza sensale, sarebbe mai venuto meno a un accordo preso stringendosi la mano. Oggi tutto ciò è solo un ricordo ma speriamo che, presto, si possa ancora tornare a dire a qualcuno: “Ti sono amico!”  stringendogli, con calore, la mano.

Cesare Angeletti (Cisirino)

5 novembre 2021

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