Non sarà facile districarsi in una congerie di notizie così numerose e articolate, relative a un personaggio che è tuttora l’orgoglio delle Marche, di Macerata e dei suoi eredi e che ancora raccoglie la stima e l’apprezzamento di chi ha conosciuto il suo operare nei vasti campi della cultura.
Elia Bonci nasce a Cupramontana nel novembre del 1866. Pochi sanno che era nipote di Luigi Bartolini e cugino di Giuseppe Mainini (verrebbe da dire buon sangue non mente…). Diplomatosi come Perito agrimensore a Jesi, parte per Roma per seguire studi che gli dessero più soddisfazione e per i quali sentiva più trasporto. Nel 1890 con segue presso l’Istituto di Belle Arti di Roma il diploma di abilitazione all’insegnamento del disegno alle Scuole Medie Superiori. Dedicatosi alla professione , lo troviamo in un primo tempo in Sicilia a Corleone in provincia di Palermo; poi a Camerino dove, nella silente località montana, scrive poesie in dialetto e in lingua.
In giro per l’Italia – Sempre a Camerino Bonci approfondisce gli studi della prospettiva e della teoria delle ombre e nel 1900 escono la I e la II parte del volume “Ombre lineari” testo adottato dagli istituti di Belle Arti e Licei artistici, conseguendo per tale lavoro numerosi premi e riconosci menti di merito, fino a essere nominato membro del Giurì dell’Esposizione Internazionale di Marsiglia. A Camerino, nel frattempo, esegue fra l’altro un pregevole acquerello riproducente il portale della Chiesa dell’Annunziata. Ottiene premi a Jesi e Milano. Dal 1903 al 1908 insegna a Pisa e in questo luogo trova ispirazione per disegnare e scrivere versi, lodando le bellezze della città toscana. Approfitta per riprodurre all’acquerello alcuni scorci del Duomo e del Camposanto.
Arriva a Macerata – Dopo Pisa arriva finalmente il trasferimento a Macerata, dove va ad abitare in via Francesco Crispi. La gioia e la soddisfazione furono tali che le volle esprimerle nel linguaggio a lui più congeniale di Cupramontana: “Ce so’ rigato, sà’ ce so rigato / l’ho tutti appresso ammò sti fiji mia…/tutti a sgagghià: “Bà, ben turnatu!/ Peppì, Maria, Gustì, Bice, Lucia…”. È come un abbraccio collettivo, comportamento che ben si addice all’indole dell’uomo rimasta immutata negli anni, nonostante la lontananza e i sacrifici. “Nei suoi versi – è stato scritto – Bonci canta le piccole gioie e pene della casa, con un pizzico di ironia, ma con vivo e sincero impegno moralistico che rivela un nobile e puro cuore di poeta”(Studi di Macerata – Vol.II).
Le sue opere in città e in provincia – Durante la permanenza a Macerata ha insegnato per più di 40 anni all’Istituto Tecnico, realizzando nei tempi consentiti dal la professione, opere pittoriche perlopiù di argomento sacro. Troviamo suoi quadri in città, nella Chiesa del Sacro Cuore, con due bellissimi trittici e figure di Santi negli altaroli laterali; in San Giovanni, notevoli il ritratto di Monsignor Leonardi, una Madonna di Fatima e un volto di Cristo dallo sguardo dolce e penetrante. Una grande tela raffigurante “Cristo Eucaristico” è visibile nella Chiesa di San Biagio a Pollenza. Dello stesso periodo (anni trenta ) è pure la “Madonna di Loreto”, una tempera su lamiera di zinco, sita nella parte alta dell’arco di Porta San Giuliano sempre a Macerata, attribuita per anni a un ignoto artista. Uno scritto autografo del Bonci ne attesta l’autenticità. Eseguì tra l’altro notevoli restauri sulle pitture a encausto e sugli affreschi dell’Aula Magna dell’Università di Macerata e su un soffitto di Palazzo De Vico. Dovrebbero essere suoi i disegni progettuali per l’arredo ligneo della Biblioteca sempre dell’Ateneo maceratese.
Un poliedrico artista – Di ottima fattura per gusto ed eleganza sono le sue “pergamene” stilate in particolari circostanze rievocative o dedicate a personalità dell’epoca (Principe Umberto I di Savoia, presente alla inaugurazione dell’Ospedale Civile di Macerata – R. Ferretti, Vescovo – Maestro Oreste Liviabella – professor Guigo Ghino Vitali – conte P. Alberto Conti – Beniamino Gigli ecc.). Pubblicò per i Manuali Hoepli ben cinque edizioni della sua “Teoria delle ombre e del chiaroscuro” testo adottato per lungo tempo nelle scuole, oggi pressoché introvabile se non come rarità editoriale a prezzo proibitivo. Dipinse numerosi scenari teatrali e sipari (per il teatro dei Salesiani, per il teatro di Cupramontana, per un teatrino domestico in cui allestiva spettacoli con i figli e i familiari…) e molteplici ritratti (se ne contano circa una trentina); dipinse arazzi e miniature su avorio.
Gli incarichi – Fu componente della commissione dei Curatori della Pinacoteca Comunale di Macerata. Come Accademico dei Catenati, fu uno dei promotori della ricostituzione dell’Accademia nel 1945 e, subito dopo la cessazione del conflitto mondiale, fece parte del gruppo denominato “Senato Accademico” che ebbe l’incarico di “rinnovellare” il glorioso sodalizio insieme a Ferdinando Lori, Biagio Biagetti, Lino Liviabella, Don Silvio Ubaldi, Giuseppe Mainini, il giovane Dante Cecchi (quanti nomi illustri in questo cenacolo d’intelletuali!). Fu anche elegante e forbito conferenziere nel trattare temi come “Le arti figurative nella Divina Commedia” e “L’arte nella provincia di Macerata” ecc.
La villa di Montenovo – Sempre intorno agli anni Trenta Bonci ricevette in eredità dal padre Giovanni la Villa di Montenovo – tra Montelupone e Morrovalle – con annessa una chiesina. In questo luogo santo Bonci, rimasto vedovo dell’adorata moglie Assunta, ci ha lasciato la sua migliore opera d’arte, profondendo nell’impresa tutto se stesso senza risparmio di energia e di mezzi. In soli tre anni – dal 1932 al 1935 – il professore affrescò da solo la chiesina ricoprendone interamente le pareti, l’abside, parte del soffitto a botte, il tutto ripartito con ingegnosa creatività in opportuni scomparti tematici, citando con originalità personaggi ed eventi storici del momento. Ed ecco l’opera della Creazione e della Redenzione alle quali fanno corona i quattro Evangelisti. Nella parete di fondo la Santa Vergine accompagnata da Santi e Angeli festanti. In evidenza le stazioni della Via Crucis racchiuse in cornici quadrilobate. La decorazione pittorica contribuisce ad armonizzare i vari soggetti. “Entrando nella piccola e graziosa chiesa – è stato scritto – si ci sente spinti non solo all’ammirazione per l’eccezionale lavoro, ma anche alla devozione, mentre l’occhio viene attratto dalla finezza dei colori, dagli effetti di luce e da quell’insieme di armonia che produce nell’animo pace e serenità” (N. Biondi). Anche le pareti interne della Villa sono state dipinte dal Bonci e offrono suggestivi panorami dei Sibillini e scorci della zona. Non mi soffermo più a lungo sulle pitture della chiesa di Montenovo, in quanto la loro descrizione porterebbe via troppo spazio per la pregnanza e il significato di ogni singolo soggetto: e spazio non ce n’è. Osservo soltanto che sia lo stabile che la chiesa avrebbero bisogno di una maggiore cura per ovviare agli inevitabili danni causati dal tempo e dall’umidità detta da “risalita”.
Fede e famiglia – Bonci, persona modesta e umile, fu sempre sostenuto da una fede viva e profonda, attinta dalla pratica integrale del credo cristiano e alimentata dalla sanità degli affetti più intimi. Così scriveva da Pisa, lontano da casa e dal calore familiare, paragonando i figli a un mazzo di fiori: “Oh! Mazzitellu mia tantu carinu/ che prufumate l’aria do’ che géte/ perché non me stacéte più vicinu?/ E quanno, Cristu Santu, me farréte ‘rtornà tra i fiuri mia?/ che sia ‘ndestinu/ che non possa saziamme de sta sete? E, una volta rientrato in sede: “Moje, cocchitti mia, mò’, sci Dio vole/ da vuà non me stacca più nisciuno:/ c’era a luna co’ e stelle: eccove u sole!”. Un umanista totale, uno spirito enciclopedico che ci ha lasciato un’infinità di quadri (tra oli ed acquerelli oltre 200 opere, è stato calcolato), di poesie, di scritti, di studi scientifici, compendio di una esistenza interamente vissuta con stile e osservanza dei canoni più spirituali “Facendo dell’arte non certo una fonte di lucro, bensì un mezzo di elevazione”.
Come ricordarlo a Macerata – Macerata dovrebbe celebrare in qualche modo, a perenne memoria, questo illustre concittadino (seppure acquisito) intitolandogli un luogo, una via… Così come ha fatto l’Amministrazione Comunale di Montelupone ricordando in anni recenti l’uomo e l’artista Elìa Bonci in una suggestiva serata d’estate alla Villa di Montenovo, con interventi poetici e musicali.
Goffredo Giachini
31 ottobre 2021