Sono cronaca giornaliera i problemi che affliggono Roma Capitale. La bella città oltre all’assillante accumularsi dei rifiuti non raccolti e agli allegri, frequenti, “focaracci” dei bus urbani, è preda di due problematiche: il gran numero di cinghiali che passeggiano allegramente per le strade e le file, soprattutto di italiani, che si formano davanti alla Caritas e al Banco alimentare.
Due problemi in apparenza senza legame che, invece, potrebbero avere un nesso. La caccia al cinghiale, nei tempi e nei modi previsti dalle vigenti leggi, è consentita. La carne di cinghiale è simile a quella di maiale e può essere mangiata, sia fresca appena macellata che insaccata. Riusciranno a Roma a trovare dei macellai, volontari data la situazione, disposti a lavorare la carne dei cinghiali per poterla destinare alle mense della Caritas e farne anche insaccati per il Banco alimentare? Ciò consentirebbe a molte persone di disporre di un prezioso alimento apportatore di proteine.
Da noi si diceva: “Se vuoi far mangiare un figlio un giorno mandalo a un matrimonio, se lo vuoi far mangiare un anno ammazza il maiale, se lo vuoi far mangiare tutta la vita fallo far prete”. A Roma dovranno seguire l’antica tradizione del fare la “pista” con la carne di maiale che per secoli ha aiutato le persone a superare gl’inverni; in questo modo rinnoveranno un altro detto: prendere due piccioni con una fava! Ovvero liberare la città da i cinghiali e sfamare gli affamati.
Cesare Angeletti alias Cisirino
18 settembre 2021