L’artista maceratese Ivo Pannaggi raccontato alla buona a 120 anni dalla nascita

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Ivo Pannaggi è uno che corre in motocicletta inseguendo i treni con la fantasia, facendoseli entrare in testa e nelle orecchie dai passaggi a livello dove con ansia li aspetta. Ama la meccanica che volge al futuro, ma si tiene una donna avvinghiata a lui dal sellino del suo bolide a due ruote, come fosse un tesoro da recare sempre con sé: il presente. Gli piace sentirsi stretto dalle braccia di lei immaginando di averla rapita in ogni senso; ama ascoltare nell’ebbrezza della velocità il fruscio lieve dei suoi capelli sciolti. Lei ne è innamorata e ne condivide l’avventura con una identica passione, quella dell’andare senza sapere il dove. Gli piace questo di Pannaggi, l’“andare” senza sapere o stabilire il “dove” e il “perché”; ne fa il suo eroe e ama esserne rapita. Ma lui, ovunque vada si ritrova l’Europa: non era geografia, l’aveva già in testa ancor prima di rapirla, le aveva sempre dato del “tu”.

Ivo Pannaggi – “Ratto di Europa”

Alcuni cenni biografici – Ivo Pannaggi  (Macerata 28/8/1901 – 11/5/1891) aveva esordito nel ‘17 come caricaturista, ad appena 16 anni di età . Insieme ad Anton Giulio Bragaglia, tra il ‘23 e il ‘26, lavorò  sul famoso “Index rerum virorumque prohibitorum” (Indice delle cose e degli uomini proibiti). Le sue caricature le dedicò  a personaggi famosi: da Hitler a Pirandello, dal regista Lubitsch al comico Buster Keaton, dal pittore Kandinskj a Roberto Longhi e Massimo Bontempelli. Come scenografo allestì  alla Casa d’aste Bragaglia a Roma il “Ballo meccanico futurista”. Insieme con Paladini (1922) elaborò la scena  “L’angoscia delle macchine” di Riggero Vasari (1927). Sempre nel ‘27 illustrò “Scatole d’amore in conserva” di Marinet­ti. Svolse in Italia e in Germania un’intensa attività di pubblici­sta. Scrisse alcuni trattati su arte e architettura. Negli ultimi tempi dettò una parte delle sue memorie sull’esperienza del Bauhaus, di cui aveva frequentato  i corsi. Fu un geniale e appassionato fotografo, capace d’interpretare la realtà oltre la sua apparenza fisica. A Macerata Pannaggi aveva amici carissimi, con i quali aveva condiviso le esperienze del Futurismo. Amici con i quali restò  a contatto sino agli ultimi tempi, quando era ospitato nella Casa di Riposo. A Macerata, dopo il suo rientro definitivo, Pannaggi era diventa­to un personaggio familiare, con il ciuffo di capelli dritto sopra la testa, i folti basettoni e quelle vistosissime ed eccen­triche camicie colorate. Si esprimeva con linguaggio immaginifico e paradossale. Abitava in via Crescimbeni, dove spesso riceveva amici e appassionati. Voleva bene alla sua gente, ma questo non gl’impediva qualche battuta al vetriolo. Macerata provinciale e tradizionalista non si confaceva alla sua estroversa originalità.

Lucio Del Gobbo

10 settembre 2021

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