Le competenze di un geologo sono molteplici e di grande attualità, indispensabili per valutare e gestire tutto ciò che riguarda i settori delle Scienze della Terra, dalla montagna al mare e allo spazio. Ma conoscere e riconoscere una stratigrafia, i cambiamenti climatici, il rischio idrogeologico, sismico, le criticità energetiche, idriche, non serve solo per l’indagine preliminare per la costruzione di un palazzo o una infrastruttura: l’esperienza del geologo serve a tutela del futuro, ma viene dal passato più remoto.
Questa storia inizia da Tetide un oceano dove 200 milioni di anni fa emergeva una miriade di isole, che nei millenni successivi, tra sprofondamenti, mutazioni climatiche e chimiche, eruzioni vulcaniche, sedimentazione progressiva dei gusci degli antichi abitatori del mare, e a seguire sempre più potenti corrugamenti tettonici, emerse quella che ora è la catena montuosa degli Appennini. Il geologo legge ogni crepa, ogni composizione chimica, ogni colore, e ci racconta cosa accadde nel tempo di ogni strato, il perché di una cavità, il nome di un’antica conchiglia nel cuore della montagna. Riconosce anche il passaggio dell’uomo se ha modificato, curato, distrutto, interferito su ogni centimetro quadrato. Per questo è necessario che questa figura, educata al cammino, all’esplorazione, al toccare con mano, sia presente anche in ambito archeologico, interagendo con le altre professionalità e con l’uso di tecnologie innovative. Pensiamo a quanto relativamente semplice e suggestivo insieme, sia l’applicazione di strumenti su un piccolo drone, immaginare di volare con lui e avere una prospettiva e una precisione che in natura solo un uccello può vantare. Come gli occhi di un’aquila in volo, in quegli immensi spazi. Cosa ha visto un’aquila 500 anni fa sorvolando i Sibillini, avrà visto i cavalieri inerpicarsi a cavallo per raggiungere la cima della Sibilla? Avrà visto gli abitanti dei dintorni, andare da lei con doni per avere vaticini, e tramandarsi sottovoce i racconti di questi incontri? Queste e altre suggestioni, e interrogativi ancora insoluti, nel libro “Sibilla 2173, sua altezza sopra il mare” di Fabio Pallotta e Giuseppe Crocetti, da un progetto Unicam con spiegazioni tecniche, tracciati, mappe, racconti di arrampicate di oggi e di ieri, con la brezza sul viso, una brezza che è il sussurro della Sibilla, maga, montagna, un tutt’uno. La potenza del luogo conserva memoria del passato, la svelerà a chi si metterà in cammino e in ascolto senza più ferire le sue pietre.
Simonetta Borgiani
1 settembre 2021