Nella Galleria Nazionale di Urbino, sezione pittori camerti, si ammira un affresco con la seguente didascalia: Pierpalma da Fermo (Fermo, doc. dal 1453 al 1495) Madonna che allatta il Bambino. Affresco staccato,cm. 115x 90.
La chiesa – Da dove proviene l’opera? L’affresco è stato staccato dalla Chiesa di Santa Maria della Strada di Corridonia e fu acquisito dalla Galleria nel 1997 grazie alla donazione dell’ammiraglio Luchetti proprietario della chiesetta ereditata dai canonici (fratelli) Trottarelli.
L’affresco – La pittura murale, realizzata come vedremo intorno al 1476, è stata staccata dal muro e trasferita su tela: seppur lo stato di conservazione è evidentemente deteriorato, si può ancora apprezzare la bella figura votiva in uno stile, come scrive lo storico dell’arte Giovanni Russo, recalcitrante alle novità rinascimentali che stavano prendendo piede.
L’artista – Pierpalma fa parte di una frangia di artisti come Bartolomeo di Tommaso da Foligno, Nicola di Ulisse da Siena, Giacomo di Nicola da Recanati, Pietro di Domenico da Montepulciano, Andrea De Litio di Lecce dei Marsi, che tentarono una via “umbratile” alla modernità, via fatta di umori inquieti e accenti espressionisti che affondano le radici nella cultura cortese e del tardo gotico (G. Russo).
Il muro miracolato – Tralasciamo le complesse vicende che vanificarono la donazione dell’opera al comune e alla parrocchia dei S. S. Pietro e Paolo di Corridonia e concentriamoci invece sulle vicissitudini dell’edificio che lo ospitava. La piccola chiesa di Santa Maria della Strada che attualmente si può vedere fu aperta al culto nel settembre del 1891 grazie all’opera dei fratelli canonici Francesco e Benedetto Trottarelli che, non riuscendo a impedire la demolizione dell’edificio da parte del proprietario, certo Rocchetti che aveva usato le pietre per costruirsi un villino in contrada San Giuseppe, avevano ricomprato l’area dove era rimasto miracolosamente solo il misero avanzo di muro su cui era dipinto l’affresco.
La storia – Casualità, timore per la sventura che avrebbe potuto portare la distruzione di una immagine sacra, Provvidenza? Fatto sta che il muro con la Madonna venne recuperato e inglobato nella nuova costruzione del 1891. L’area su cui sorge l’edificio ha avuto una storia molto travagliata: le prime notizie di una chiesa si hanno nel 1193, nel 1256 viene citata per la prima volta come “Santa Maria della Strada nei pressi delle mura”. Nel 1302 il vescovo di Fermo dona la chiesa con beni, diritti e anime agli Eremitiani di Sant’Agostino che vi costruiscono un convento.
Montolmesi violenti – Nel 1368, non si conosce per quale motivo, i montolmesi assalirono il monastero, saccheggiandolo e demolendolo: qualche mese dopo furono condannati a ricostruire il cenobio dentro le mura del comune e per assolvere l’obbligo furono obbligati a imporre una tassa di lire tre a famiglia per quattro anni. Il convento fu riedificato nell’area dell’attuale chiesa di Sant’Agostino dove sorgeva la vecchia parrocchia di San Lorenzo che dovette pertanto essere abbattuta.
1476 arriva l’affresco – La chiesetta di Santa Maria della Strada rimase miracolosamente indenne all’ira dei montolmesi e nel 1476, imperversando una delle tante e tremende pestilenze, il comune deliberò che fosse dedicato un affresco con immagine della Madonna a intercessione della fine dell’epidemia. Come dice lo storico locale Bartolazzi, questa immagine è proprio quella dipinta da Pierpalma che ancora oggi possiamo ammirare (a Urbino).
Un carattere sanguigno – Pierpalma da Fermo è un artista alquanto “misterioso”, di cui l’identità storica è stata acquisita solo di recente, essendo la stessa contesa tra due personalità fittizie, certo Pietro Alima e Pierpaolo da Fermo. I lavori da lui firmati sono solo due e sono serviti a fargli attribuire una quarantina di ulteriori opere e a ricostruire i suoi spostamenti nel territorio. Praticamente nulla si sa della sua vita: spiccano due multe per rissa che forse denotano la personalità sanguigna dell’artista.
Una “scoperta” a Petriolo – A parte il bell’affresco dell’abside della chiesa di Santa Maria dell’Ascensione ad Amatrice, operò nel maceratese, fermano e ascolano. Un artista che non lesina sorprese, come la scoperta nel 1993 a Petriolo di un affresco a lui attribuito nella chiesa di Santa Maria delle Grazie: un’opera che era stata coperta da una pittura murale ottocentesca e che un casuale restauro ha riportato alla luce. Un affresco, quello di Corridonia, che denota la forte e profonda devozione mariana della comunità.
La riflessione – Da questo si può fare una riflessione più ampia sul senso della religiosità che oggi è quasi scomparso: nei tempi passati era forte la consapevolezza della fragilità della vita umana che per un qualsiasi motivo e in qualsiasi momento poteva cessare. Un “senso della morte” che pesava sulla ricerca del trascendente, sull’affidarsi a qualcosa che a tutto, perfino alla morte, dava un senso. L’artista con la bellezza della sua opera avvicinava al trascendente e, perché no, poteva “piegare” la volontà di Dio alle suppliche dei fedeli.
Modestino Cacciurri
28 luglio 2021