Le storie del mercenario Tullio Moneta: dovevo rapire Mengistu

Nel 1990 Tullio Moneta fu incaricato da una “intelligence” occidentale di rapire l’ex-dittatore rosso dell’Etiopia, Mengistu, che si era macchiato di crimini contro l’umanità. Doveva essere una “operazione segreta”. Qualora le cose fossero andate storte, i mandanti non sarebbero stati coinvolti, negando così ogni addebito nelle operazioni.

Fuggito dall’Etiopia, Mengistu era stato accolto nello Zimbabwe dal dittatore Mugabe e viveva in uno chalet di proprietà di una cittadina somala sul lago Kariba. Tullio conosceva bene quella zona turistica, che aveva frequentato con il suo colonnello Mike Hoare, comandante del V Commando in Congo nell’azione militare contro i ribelli Simba. Erano insieme in quella zona per organizzare una idea del colonnello Hoare, che poi non andò in porto.

Lo chalet si trovava a circa 200 metri dalla riva nord del lago. Si trattava di rapire Mengistu, caricarlo su di un aereo e riportarlo in Etiopia, dove sarebbe stato processato e condannato a morte… condanna che sarebbe stata poi tramutata in ergastolo. Insieme con due mercenari, Tullio Moneta fece un sopralluogo nella zona delle operazioni. Scattò foto dello chalet, dell’ambiente intorno, dell’intera zona e delle strade, delle due guardie del corpo che proteggevano Mengistu e dello stesso Mengistu che passeggiava in abiti civili. Tullio e i due mercenari si muovevano nella zona camuffati da pescatori, che come altri pescatori si cimentavano nella pesca del “tigerfish”, il “pesce tigre” del lago Kariba, molto difficile da catturare.

Mengistu Hailé Mariam

La cattura di Mengistu invece non avrebbe presentato problemi per i cinque mercenari che insieme con Moneta avrebbero sopraffatto, addormentato e legato le due guardie del corpo, grassocce, probabilmente soldati locali dello Zimbabwe. Quindi, non sarebbe stato necessario eliminare le due guardie del corpo, sparando con le penne stilografiche calibro 22 R.L. di cui erano dotati: un armamento non compromettente ma micidiale…

Avrebbero facilmente catturato Mengistu, lo avrebbero addormentato, legato, messo nel portabagagli di un’auto e trasportato a cinque chilometri da lì, dove li aspettava su di una pista della savana un Cessna che, dopo aver caricato Mengistu a bordo, sarebbe volato fino ad Addis Abeba. Intanto Tullio Moneta e i suoi cinque mercenari sarebbero diventati turisti per alcuni giorni in Botswana, al “Mowame Lodge” sul fiume Chobe, un affluente dello Zambesi. Prima di tornare in Sudafrica attraverso la “Caprivi Strip”, punto di contatto con Zimbabwe, Namibia e Botswana.

Tuttavia le cose non si erano rivelate così facili… Non era stato possibile contattare un pilota della squadra di Jack Malloch, che avrebbe dovuto portare Mengistu in Etiopia. Negli anni ’80 Malloch, che era stato il pilota coinvolto nel fallito colpo di Stato delle Seychelles, era scomparso misteriosamente mentre volava con il suo Spitfire restaurato. Pure il dottore Hans Germani, medico, scrittore e conoscitore di diverse lingue, amico di Tullio Moneta fin dai tempi mercenari del Congo, era stato, secondo dicerie, assassinato dalla polizia dello Zimbabwe. In più i sondaggi prevedevano una pesante sconfitta del dittatore Mugabe da parte del democratico Morgan Tsvangirai alle prossime elezioni presidenziali.

Quindi, pochi minuti prima che Tullio Moneta potesse realizzare il rapimento di Mengistu, arrivò un messaggio radio che dava l’ordine di “Abort action”, ossia che l’operazione rapimento di Mengistu era stata annullata. La decisione era stata presa in previsione della vittoria di Tsvangirai, che, una volta diventato presidente, avrebbe fatto deportare Mengistu in Etiopia.

Tullio Moneta e i cinque mercenari trascorsero di conseguenza alcuni giorni al “Mowane Lodge” a spese dei mandanti del rapimento di Mengistu. I quali, tuttavia,  non pagarono ai cinque mercenari il compenso d’ingaggio pattuito, in quanto il rapimento non era avvenuto. Come era stato previsto, Tsvangirai vinse le elezioni ma Mugabe non accettò la sconfitta e rimase al potere. E Mengistu restò nello Zimbabwe come suo ospite.

Giorgio Rapanelli

25 aprile 2021

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