Macerata e Carlo Azeglio Ciampi, un Presidente della Repubblica amato e rispettato

Il 9 dicembre dell’anno scorso ricorreva il centenario della nascita a Livorno di Carlo Azeglio Ciampi; della ricorrenza è stato fatto un breve cenno a livello nazionale, e la data è passata sotto silenzio dalle nostre parti.

A Macerata i “primi passi” –  Eppure, l’uomo che sarebbe diventato Governatore della Banca d’Italia, ministro del Tesoro, presidente del Consiglio e infine Presidente della Repubblica, nella nostra città ha mosso i primi passi di un cursus honorum di altissimo rilievo, dimostrando grande professionalità, probità e competenza, così da essere considerato uno dei migliori Governatori della Banca, prima, e dei Presidenti della Repubblica, poi.

Traumatizzato dal primo contatto con Macerata – L’intreccio di Ciampi con Macerata  risale al 1951, quando, giovane laureato in lettere e in legge, dopo un iniziale approccio all’insegnamento, vince un concorso alla Banca d’Italia con assegnazione alla città natale. Ma, dopo meno di due anni, è trasferito a Macerata, una destinazione considerata sul momento come un esilio, anzi -ricorda poi- più che esiliato fu traumatizzato al primo contatto con la città.

Le Marche cosiddette “sporche” – Nelle conversazioni con Arrigo Levi, pubblicate nel 2010 in un volume delle Edizioni Il Mulino di Bologna, fa presente il brusco passaggio da una città di mare come Livorno, vivace, ricca di storia, di traffici, d’industrie, a una cittadina “con una vita estremamente sobria, contadina, con la campagna, la terra, sentite come la vera forza”. In sostanza un piccolo centro delle cosiddette Marche sporche (ricorda proprio questa ormai superata definizione della nostra Provincia, insieme a Fermo e Ascoli) con poca storia e bellezze artistiche.

La ricerca dell’alloggio – Il forte disagio iniziale era anche causato dalle difficoltà riscontrate nella ricerca di un alloggio dignitoso. In proposito racconta della visita di un appartamento nella zona storica con la richiesta di un affitto troppo alto per la  modestia dei locali, giustificato dall’anziano proprietario dal fatto che “i fili della luce erano lasciati all’inquilino!”.

Poi… una città sana e onesta – Effettivamente, in quegli anni la vita a Macerata era molto modesta, ma destinata gradatamente a cambiare, come poi riconosce Ciampi, quando afferma di aver scoperto una città con “una società sana, onesta, di solidi principi, con alcuni aspetti d’interesse culturale” come il teatro al circolo cittadino, con la venuta fra gli altri di Eduardo De Filippo, i concerti con solisti di livello nazionale, al teatro Lauro Rossi una buona stagione lirica.

Una piccola filiale della Banca d’Italia – La vita maceratese fu caratterizzata anche da grandi soddisfazioni nell’attività lavorativa, dopo un iniziale momento di sconcerto. Racconta infatti: “Trovai a Macerata una piccola filiale, con personale limitato. C’era solo il direttore e un ufficio di segreteria”. Dopo una iniziale assegnazione a lavori di contabilità “di scarso impegno” ha l’occasione di collaborare alla stesura della relazione sugli aspetti economici della Provincia richiesta dalla Sede Centrale. Una collaborazione molto apprezzata anche dagli ispettori che nel corso di ben due severe visite ebbero giudizi molto positivi solo per Ciampi, con una buona gratifica.

L’economia locale si trasforma – La venuta di Ciampi a Macerata agli inizi degli anni ’50 avvenne in un momento molto importante per l’economia locale, che  sino ad allora – a parte la Cecchetti di Civitanova con i suoi 3/4oo operai – non aveva aziende di rilievo; si stava infatti gradatamente verificando il fenomeno dell’urbanesimo, il graduale distacco dei figli dei contadini-mezzadri dalla terra, la loro trasformazione in operai, in piccoli artigiani in settori ben determinati, quali il calzaturiero, il legno… con il passaggio alla fine alla piccola e media industria, con realtà importanti come la Guzzini, la Frau, i molti calzaturifici della costa.

Trasferito a Roma – Ciampi ha conoscenza diretta di tali nuove realtà industriali e artigianali in quanto nel decennio maceratese svolge attività ispettiva non solo nella nostra Provincia ma anche nel Fermano e nell’Ascolano, redigendo relazioni molto apprezzate alla Sede Centrale, con il conseguente richiamo a Roma alla fine degli anni ‘50.

Il pianto di dispiacere della signora Franca – Malgrado il distacco “rimanemmo attaccati a Macerata” ricorda Ciampi, in particolare parla della consorte che “quando le annunciai che ero stato trasferito a Roma, Franca, ormai abituata alla vita nelle Marche, si mise a piangere”. Non di gioia, ma per il dispiacere di lasciare la città, che ricambiò l’affetto nel corso della visita ufficiale di Ciampi Presidente della Repubblica nei primi del giugno 2000.

L’omaggio affettuoso di Macerata – Dopo Ancona e prima del passaggio a Serravalle del Chienti distrutta dal sisma, nella nostra città presenziò alla cerimonia di acquisizione da parte della biblioteca comunale del fondo librario di Maffeo Pantaleoni  lasciato in eredità a Macerata. Dalle immagini  risulta che in una giornata di sole una gran folla accolse Ciampi e la Signora Franca: era l’omaggio sincero e affettuoso di Macerata non solo a un grande Presidente della Repubblica ma anche – Livorno permettendo – a un nostro illustre concittadino.

Siriano Evangelisti

19 aprile 2021

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