Se n’è andato anche zio Benedetto, era il marito della cugina di mia madre (zia Anna) ma, essendo vissute le nostre famiglie per più di dieci anni sullo stesso pianerottolo, il rapporto era stretto al di là del grado di parentela.
I nostri incontri erano sicuramente a Pasqua e Natale, poi qualche volta succedeva di vederci quando passavo in bici e, soprattutto negli ultimi mesi, ci sentivamo al telefono. Che il tempo fosse passato lo testimoniavano i nostri discorsi. All’inizio ti informavo sui miei, su quello che stavano facendo le mie figlie, poi con molto orgoglio mi mostravi i tuoi ultimi lavori e infine, con molta nostalgia, finivi per ricordare gli anni passati.
Di te ho alcuni momenti fissati lì nella memoria che mi terranno compagnia fino a che la mente mi assisterà.
Il più datato risale alle vecchie feste di Natale: in cucina c’eravamo noi bimbi con le mamme a giocare a sette e mezzo o a tombola, mentre voi (tu, babbo, tuo fratello Guglielmo, gli zii Delio e Bruno) eravate nella sala a giocare a “bestia”. Una stanza piena di fumo con quel lampadario, che ora sarebbe molto vintage attrezzato com’era con quei parallelepipedi colorati che emanavano una luce soffusa.
Per noi era una stanza misteriosa che potevamo sbirciare solo quando la porta si apriva per far entrare la zia, che vi portava qualcosa da bere o da mangiare. Off limits per i piccoli, quella era la stanza dei Grandi!
Poi la mente continua a viaggiare e va alla fine del 1973, inizio 1974, con l’austerity in corso. Ricordo che io e Massimo in “Graziella” e tu con babbo, con una bici “vera”, andammo a trovare la nonna e le zie a Passo di Treia. Fu una domenica indimenticabile con la strada a nostra disposizione. Poi arrivò finalmente anche una Legnano per me, per te che ne eri il rappresentante credo sia stato un bel giorno. Una bici che è appesa al chiodo nel garage dei miei pronta a riprendere vita, magari da usare, chissà, in una prossima “eroica” uscita!
Di sicuro le magliette Pedala Legnano hanno fatto parte di almeno dieci anni delle mie corse da quando mi iscrissi all’Atletica Avis. Che dire poi della tua manualità: la vasca dei pesci, la veranda, il recinto e quei tuoi splendidi tavoli intarsiati che facevano concorrenza ai migliori artigiani della zona. Tu che mi porti nel garage e mi fai vedere, spiegando con passione e pazienza, come costruisci gli oggetti, riciclando anche piccoli scarti di tavole di legno. Questo è ulivo, questo è noce, quest’altro è frassino! E ancora ecco il limone, che quest’anno sembra stia stentando a riprendersi dal freddo e lì, invece, ecco le tartarughe, che ti ha lasciato Patrizia e che ritornano al caldo sole della primavera dopo il lungo letargo invernale passato sotto terra.
Una volta ci punzecchiavamo con il calcio, tu appassionato milanista, io fervente juventino, ma negli ultimi tempi tutti quei soldi che volavano nel settore calcistico ci avevano fatto un po’ disamorare e allora ti raccontavo di un po’ di atletica e del sogno di vedere il nostro Michele Antonelli alle Olimpiadi!
Ed ecco infine ritornare il discorso sulle bici e sulle tue sagge raccomandazioni di stare accorti in strada perché ora tutti gli automobilisti sono più distratti e corrono senza prestare attenzione a quello che gli succede intorno, persi nei loro cellulari e nel mondo virtuale!
Quest’anno, purtroppo, la pandemia firmata Covid 19 ci ha impedito il tradizionale incontro di Pasqua e ci siamo sentiti solamente al telefono, con l’impegno però che, quando le cose sarebbero andate meglio, ci saremmo rivisti, magari per una cena; e invece il fato ha voluto decidere diversamente. Come direbbe Gianni Mura… ti sia lieve la terra.
Fabrizio Giorgi
21 marzo 2021