Vedo e prevedo, quindi preparo; ovvero le previsioni del tempo dei nostri nonni

La cipolla – La notte dell’ ultimo dell’ anno si metteva sul davanzale della finestra una grossa cipolla tagliata a metà. Il mattino successivo si vedevano i vari strati, a partire dall’esterno, e ognuno corrispondeva a un mese. Se lo strato fosse stato asciutto il mese sarebbe stato con il bel tempo, se invece fosse stato più o meno bagnato il mese corrispondente sarebbe stato più o meno con tempo brutto.

I “giorni contarini” – I “giorni contarini” funzionavano in questo modo: il primo dell’anno era gennaio, il due febbraio, il tre marzo e così di seguito; il vergaro si appuntava l’andamento della giornata: il mattino dava il tempo della prima decade del mese corrispondente, il pomeriggio alla seconda e la sera alla terza. Ciò sino al dodici del mese poi, per verifica, si faceva al rovescio il tredici dava il tempo per dicembre il quattordici novembre eccetera. Alla fine, con il confronto, si avevano le previsioni per tutto l’anno ed erano pure abbastanza attendibili.

I “vucentò” – Per sapere come sarebbe stata l’invernata in campagna guardavano la profondità delle cove dei calabroni, in dialetto i “Vucentò”, che scavavano le loro tane sotto terra, e più queste erano profonde e più lungo e tremendo sarebbe stato l’inverno.

I getti dei rovi – Un altro segno erano i getti, i nuovi rami, dei rovi. Se fossero stati normali l’inverno sarebbe stato discreto ma se fossero stati più lunghi del dovuto la stagione fredda in arrivo sarebbe stata da temere per la sua intensità.

Il mese più temuto – Il mese che più preoccupava i nostri avi, a prescindere da ogni previsione, era febbraio. Infatti ancora oggi si dice il proverbio “Febbrà, febbrarittu curtu e malidittu” o, anche, “Febbrarittu curtu e cattìu” perché non solo questo era il mese più freddo ma anche quello nel quale, in campagna, c’erano meno risorse: le galline non facevano uova e il raccolto si limitava a pochi prodotti, la casa veniva riscaldata solo dal camino ed era quindi veramente fredda. Ecco perché febbraio era temuto dai nostri avi.

Le nuvole – In campagna sapevano anche leggere i movimenti delle nuvole. L’addensarsi delle nubi a est o ad ovest dava loro l’idea da dove sarebbe venuto il maltempo, che poteva anche scendere da nord. Le più pericolose, tuttavia, erano le nuvole che venivano dal mare e in tal caso si aspettavano tutti una nevicata che sarebbe stata, sicuramente, molto abbondante.

La “pista” – L’unico conforto, sulla tavola, nel periodo invernale, proveniva dalla pista (macellazione e lavorazione) del maiale, tanto che i nostri vecchi citavano il seguente proverbio: “Se vuoi far mangiare un figlio un giorno mandalo a un matrimonio, se lo vuoi far mangiare tutto l’anno ammazza il maiale, se lo vuoi far mangiare tutta la vita fallo fare prete”. E anche questa era una… “previsione” mica male!

Cesare Angeletti alias Cisirino

16 marzo 2021

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