Giordano Bruno e una mia esperienza personale – Quando, nella prima metà degli anni ‘80, giunsi a Caldarola notai subito e restai affascinato da ciò che mi comunicava una epigrafe murale che si trova nell’androne d’ingresso del palazzo Pallotta, allora sede municipale. Mi appassionai subito a quel ricordo di Giordano Bruno e qualche anno dopo iniziai a cercare notizie per ricostruire le vicende storiche di quella epigrafe, molto significativa, che tuttavia non suscitava grande interesse nella gente del luogo. Nel 1909 fu costituito un comitato il quale decise di far apporre la lapide sulle colonne del porticato di palazzo Pallotta; alle spese contribuirono anche dei caldarolesi emigrati a Newark (USA). La cerimonia d’inaugurazione dell’epigrafe, avvenuta domenica 3 settembre 1911, fu osteggiata parecchio dal parroco della chiesa di San Martino, adiacente alla sede municipale. Stilata una ricerca in veste di racconto, nel 2001 la inviai alla rivista online “Storia in network” di Milano. Dopo aver superato le “forche caudine” di due revisioni da parte di un Comitato di lettura, stranamente, fu pubblicata online, anche se il direttore della testata mi invitava a usare un linguaggio più sciolto, più giornalistico, meno formale e scolastico. Come se ciò fosse una carenza. L’illustre giornalista non conosceva la sigla inglese “Kiss” (bacio) che si può anche usare per indicare uno stile di scrittura chiaro e semplice. L’acronimo inglese, fattomi conoscere dall’ing. Matteo Corvini e usato nella progettazione, dice: Keep It Simple, Stupid”, ossia “rimani sul semplice, stupido”. Questo acronimo ha altre varianti e richiama un poco il principio del Rasoio di Occam: “A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”. Raccontare in modo chiaro e comprensibile è una dote naturale che si può affinare, ma non improvvisare. Dopo poco, scrivendogli, entrai in contatto con il dott. Guido Del Giudice che aveva già un sito web dedicato al filosofo nolano. Seguitai a ricercare epigrafi, monumenti e vie dedicate a Bruno nelle Marche e pubblicai un paio di altri articoli su quelle ricerche.
Venerdì 17 febbraio 2006 a Caldarola fu organizzato un convegno per ricordare il pensiero del frate nolano al quale parteciparono diversi intellettuali di Camerino e dei dintorni. Non essendo un buon oratore, chiesi di non essere inserito nella locandina insieme ai relatori. Lessi semplicemente una mia ricerca su alcuni luoghi dedicati a Bruno nelle Marche. Voglio ricordare l’ing. Attilio Repola, ricercatore di epigrafi e lapidi dedicate a Giordano Bruno di Romano D’Ezzelino (VI), che nel 2006 mi scrisse che nelle Marche “c’è la più alta concentrazione di memorie bruniane”. Oggi insieme al dott. Guido Del Giudice vediamo com’è ricordato il grande nolano vittima dell’Inquisizione. Il dottor Del Giudice è un cardiologo di Napoli, appassionato studioso di Giordano Bruno sul quale ha pubblicato diversi volumi . Sono molti anni che lo conosco; in questa sede rivediamo la sua opera ventennale, senza addentrarci in questioni puramente filosofiche. Gestisce il sito www.giordanobruno.info
L’INTERVISTA
Dottor Del Giudice, c’illustra la sua opera? – “Oltre vent’anni di studi e di viaggi sulla rotta della peregrinatio del Nolano, confluiti in un centinaio tra libri, saggi, articoli, documentari, convegni e conferenze. Nel 2015 ho fondato a Napoli la “Giordano Bruno Society”, un’associazione culturale che intende raccogliere intorno al filosofo, nella città che lo allevò e istruì, ammiratori e studiosi da tutto il mondo, La prima iniziativa dell’associazione è stata quella di adottare un’aiuola in una piazza centrale della città, intitolandola “Aiuola del Libero Pensiero”.
Il suo sito, accessi, visite ecc. Da quali nazioni del mondo è più visitato? – “La mia avventura in Rete cominciò quasi per caso, nel momento in cui nel lontano 1998 decisi di creare un sito web e, in omaggio alla mia passione per la filosofia e in particolare per il pensiero di Giordano Bruno, di dedicarlo a lui. Sono sempre stato convinto che il Nolano, un pensatore che non rifiutava nessuna via di accesso alla conoscenza, un genio della mnemotecnica, teorizzatore di una intelligenza artificiale, avrebbe trovato in Internet un ambiente ideale. Il sito, inizialmente un fai da te strutturato in maniera artigianale, destò, inaspettatamente, un grande interesse, diventando un punto di riferimento per appassionati di tutto il mondo. Le centinaia di e-mail che ricevo ogni mese mettono in luce una realtà estremamente variegata in cui spesso i “bruniani” si dimostrano più coerenti ed entusiasti di molti studiosi di professione, dominati da desolanti interessi carrieristici. Il sito è seguito in tutti i continenti ma, a parte l’Europa, spicca l’interesse da parte dei paesi sudamericani”.
Un cenno ai suoi convegni e conferenze all’estero e in Italia (con le limitazioni attuali, ormai sono diventati storia) – “Conferenze e convegni ne ricordo tantissimi, in Italia e all’estero, ma indubbiamente i più suggestivi sono quelli svolti nei luoghi dove più si avverte la presenza del filosofo. Mi riferisco, in particolare, a Nola e a Napoli, dove ho tenuto memorabili lezioni sulla biografia e su temi richiesti quali magia naturale e arte della memoria”.
Ci racconta qualcosa sulle sue pubblicazioni? – “Era il 17 febbraio del 2000. Dopo aver percorso a piedi il tragitto romano dalle carceri di Tor di Nona a Campo de’ Fiori per ricordare il quarto centenario del rogo fatale, decisi di scrivere un piccolo opuscolo per celebrare l’evento. Così nacque il mio primo libro “Www Giordano Bruno”, dedicato alla mia esperienza sul web. Sono passati vent’anni da allora e a quel primo libro ne sono seguiti altri 10. A ognuno di essi è legata un’emozione, una scoperta biografica, un’intuizione filosofica. Ci vollero cinque anni perché si materializzasse “La coincidenza degli opposti”, frutto di una innovativa riflessione sulle consonanze tra la filosofia Bruniana e le filosofie orientali. Un lavoro che ha aperto agli studi bruniani prospettive ancora inesplorate. L’anno dopo iniziò il ciclo delle traduzioni con le ‘Due orazioni’, la Valedictoria e la Consolatoria, pronunciate da Bruno in Germania, nelle due università dove gli venne finalmente concesso d’insegnare: Wittenberg e Helmstedt. La loro realizzazione si accompagnò, come tutte le altre traduzioni da me effettuate, a una accurata ricerca di atmosfere e informazioni sui luoghi dove esse furono composte. Due anni dopo è la volta del Camoeracensis Acrotismus. ‘La disputa di Cambrai’ è la prima traduzione in assoluto dell’opera, innovativa fin dal titolo, che risolve un’annosa questione interpretativa. Anche in questo caso la metodologia ‘on the road’ si rivela fruttuosa. Un viaggio a Praga, nella biblioteca del Klementinum, per esaminare una famosa copia originale del libro, donata da Bruno a Tycho Brahe, mi riserva la scoperta di una firma autografa del filosofo fino ad allora sconosciuta. A questo punto si fa strada il progetto di portare a termine tutte le traduzioni dal latino non ancora disponibili. Vedono così la luce nell’ordine, dal 2009 al 2017, ‘Il dio dei geometri’, la ‘Somma dei termini metafisici’, ‘Contro i matematici’ e le ‘Epistole latine’. ‘Il dio dei geometri’ raccoglie la traduzione completa dei dialoghi realizzati da Bruno durante la tempestosa querelle parigina con il geometra salernitano Fabrizio Mordente, ricostruendo gli antefatti che determinarono la sua precipitosa fuga dalla capitale francese alla volta della Germania. Le indagini sul periodo tedesco, preparatorie alla traduzione della ‘Somma dei termini metafisici’ dettata da Bruno a Raphael Egli, nel castello di Elgg, tra le montagne zurighesi, mi conducono alla scoperta più importante: i rapporti intrattenuti da Bruno con la confraternita dei Rosacroce. Il saggio introduttivo ‘Giordano Bruno in Svizzera tra alchimisti e Rosacroce’ diventa subito un classico, che segna una svolta negli studi bruniani, confermando e ampliando la influenza del Nolano sugli ambienti esoterici e alchimistici fino ai giorni nostri. Quattro anni di lavoro mi costerà la traduzione successiva, quella dei 160 articuli adversus mathematicos, pubblicata nel 2014. ‘Contro i matematici’ esplora e mette a fuoco uno degli aspetti principali del pensiero bruniano, forse il più affascinante e controverso: il rapporto tra scienza e magia. Il mio ultimo cimento col latino dura tre anni. La traduzione delle epistole dedicatorie delle opere composte nella lingua dei dotti mi consente di presentare, per ognuna di esse, il contesto storico e ambientale in cui furono scritte. Ne viene fuori una immagine inconsueta del filosofo, relativa a periodi della sua vita scarsamente analizzati dai biografi precedenti. Negli intervalli del lavoro di traduzione escono dai torchi editoriali altri due libri, a cui sono particolarmente legato. Quasi a voler alleggerire l’impegno a tratti ostico delle traduzioni, essi si rivolgono con un tono divulgativo agli appassionati, che in numero sempre crescente hanno iniziato a seguirmi. Del 2012 è la mia intervista a Giordano Bruno ‘Io dirò la verità’, che analizza e chiarisce le fasi finali della vicenda processuale del filosofo. Un libro che ha avuto una larga fortuna, testimoniata da una versione teatrale, da numerose imitazioni e… qualche sfacciato plagio. Il secondo lo realizzo l’anno successivo, per esaudire la richiesta di fornire un testo agile e didattico a coloro che si avvicinano per la prima volta alle opere del Nolano. ‘Il profeta dell’universo infinito’ ottiene un tale successo che lettori e studiosi di ogni paese si offrono di tradurlo nella loro lingua madre. Risultato: sette versioni in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, greco e portoghese, che presto saranno disponibili anche in versione e-book. Per coronare questo ventennio di studi intensi e faticosi, ma prodighi di soddisfazioni, non potevo esimermi dal lasciare un segno anche in questo 2020. Ecco perciò ‘Scintille d’infinito’, la piccola antologia degli aforismi di Bruno a me più cari, raccolti durante questi venti anni di lavoro, appuntati su post-it tra una traduzione e l’altra, dimenticati tra le pagine di un vocabolario o sul fondo di una valigia durante uno dei miei viaggi sulle tracce di questo straordinario personaggio. Come racconto nell’introduzione, questo prezioso breviario del pensiero bruniano volevo tenerlo per me, intimo, personale livre de chevet. Poi mi son detto che così facendo avrei tradito la missione costante del mio lavoro: far giungere il messaggio del filosofo al pubblico più vasto possibile. La spinta decisiva alla decisione di pubblicarlo è venuta dalla necessità di distinguere la genuina parola del filosofo dalle numerose false citazioni diffuse in maniera incontrollata attraverso il copia-incolla della rete”.
Che lei sappia nel mondo quali monete, francobolli, cartoline e annulli postali sono stati dedicati al frate grande pensatore? – “Non sono un esperto di numismatica, né di filatelia, ma ricordo con piacere le emissioni per il IV centenario del martirio di Campo de’ fiori. Il francobollo raffigurava, su un fondino che rappresentava il cosmo, a ricordare le sue teorie astronomiche, il volto di Giordano Bruno, tratto dalla statua realizzata dallo scultore Pietro Masulli posta nel Cortile del Salvatore, in Napoli. Annulli speciali furono apposti in tre luoghi legati alla vicenda umana del filosofo: Nola, Roma e Campagna. Anche la moneta da mille lire d’argento, realizzata in tale occasione dalla Zecca dello Stato, mostra al diritto un ritratto del Nolano, che si staglia su uno dei suoi archetipi”.
Perché dovrebbe essere ancora attuale Giordano Bruno per i giovani del XXI secolo? – “Di modernità e attualità di Bruno ho parlato spesso nei miei convegni, sottolineando come la principale eredità trasmessa ai giovani sia il coraggio delle proprie idee e il rifiuto della ‘abitudine a credere’, cioè dell’assoggettare supinamente il proprio pensiero all’opinione dominante, che all’epoca era quella aristotelica. È un invito alla consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri meriti. Quella dell’importanza del merito, in particolare, è una questione assai attuale. Bruno ha sempre affermato che ognuno è in grado di raggiungere la conoscenza della verità, senza preclusioni di sesso, di razza o di censo, soltanto valorizzando appieno le doti distintive dell’uomo, che sono la mente e la mano. Personalmente ritengo che, al di là di aspetti dottrinali, i quali rivelano analogie ancora attuali con diverse concezioni filosofiche, sia occidentali che orientali, il contributo maggiore offerto dal Nolano sia essenzialmente di natura metodologica. Ai fondamentali ideali di libertà e indipendenza di pensiero, va aggiunta la sua onestà intellettuale. Era aperto a tutti i contributi che potessero arricchirlo e stimolarlo, qualunque ne fosse la provenienza, pronto in ogni momento, pur ritenendosi un ispirato, un ‘Mercurio in terra’, a percorrere nuove vie. Il lettore contemporaneo trova in lui 1o stimolo a illuminare senza posa questa realtà che, pur essendo umbra profunda, può essere conosciuta da ognuno con l’applicazione e lo studio, e superata attraverso uno sforzo ‘eroico’, capace di rivelare il divino che è in noi”.
Un aneddoto o un episodio curioso? – “Di episodi da raccontare ne avrei moltissimi ma, ispirandomi all’atmosfera di questi giorni, in cui molte attività si svolgono a distanza, voglio ricordarne uno molto particolare. Si tratta di un mio intervento in videoconferenza, in veste di relatore di una tesi di dottorato su Giordano Bruno, tenutasi presso il Politecnico di Città del Messico. Un’esperienza insolita, che ha confermato l’interesse per il Nolano nei paesi sudamericani. Mentre qui da noi si continuano a manipolare le sue opere, per lo più in funzione anticlericale o attribuendogli false profezie esoteriche, il fatto che esse vengano studiate in un dipartimento di matematica attesta l’importante ruolo che altrove viene riconosciuto a Bruno nella storia del pensiero scientifico”.
Anche nelle Marche ci sono state persone incorse nei rigori dell’Inquisizione e, per ricordarne uno, citiamo don Pomponio Rustici di Montecchio (oggi Treia). Una piccola targa tra il civico 24 e il 26 di via Roma a Treia, con un riferimento a Bruno, è dedicata a lui, parroco della frazione San Lorenzo, fatto impiccare e poi bruciare dal Santo Uffizio mercoledì 5 agosto 1587, tredici anni prima di Bruno. Il sacerdote, reo di eresia per essere stato insofferente allo stile di vita imposto dalla Chiesa e aver amato la libertà, fu condannato al rogo insieme con altri tre, tra cui un frate.
Eno Santecchia
13 marzo 2021