Molti lo ricorderanno come uno dei maggiorenti della vecchia Democrazia Cristiana: zio Uberto, vice direttore della locale Banca del Lavoro, uomo intelligente e dotato di uno spirito mordace e arguto. Tra i tanti fatti e fatterelli capitatigli durante la carica di assessore della Provincia di Macerata, amava dilungarsi in racconti e aneddoti di cui si erano resi protagonisti alcuni compagni di partito.
La visita in Austria – A una certa età capita di descrivere con facilità personaggi e circostanze, dimenticando magari di averne parlato in precedenza; ciò nonostante lo zio lo si ascoltava volentieri quando, con felice vèrve e coloriture, tornava a narrare a esempio di una sua visita in Austria come facente parte di una delegazione del nostro territorio. Insieme con lui viaggiava, tra gli altri, un collega assessore che – al di fuori della funzione pubblica – esercitava la professione di costruttore edile; presumibilmente di origini modeste e dai gusti di semplice popolano.
Colazione al castello – La delegazione marchigiana, dopo gli incontri ufficiali di prammatica con le autorità del luogo, fu ospitata per la “colazione” in uno scenografico castello già dimora estiva della famiglia degli Asburgo, incastonato tra il verde, l’ombra delle abetaie e il mormorìo di cascatelle e ruscelli. All’ingresso del castello un’ampia scalèa di prezioso marmo, e poi corridoi, quadri di valore alle pareti, sale con pavimenti di mosaico, cristalli in ogni dove, specchi, grandi lampadari di Murano, una ostentazione di lusso sfrenato…
I valletti in livrea – I due maceratesi seguendo il corteggio degli invitati, si avvicinarono alla tavola e furono presi in consegna da camerieri che, accompagnando gli ospiti ai posti loro assegnati, scostavano man mano diligentemente le preziose sedie d’epoca. Cominciò un lungo estenuante andirivieni di giovani valletti in livrea, scarpini di vernice con fibbia e mani guantate. Quello addetto alle persone dello zio e del capomastro/assessore appariva e spariva portando, volta a volta, un doppiere con le candele accese, un centro tavola, posaterie varie, caraffe, vassoi, piatti e piattini…
Alla fame non si comanda… – L’assessore, spossato per la lunga mattinata fatta di relazioni, saluti, salamelecchi e convenevoli vari, accaldato e affamato, stanco soprattutto di vedere intorno a sé tanto movimento, senza un minimo di concretezza da mettere sotto i denti, bloccò il giovane cameriere in una delle sue apparizioni, lo afferrò per una manica e sbottò: “Oh vardasció’, vidi ‘mpo’: ci-agghjo ‘na fame che non ce véco…, meno majolica e più possanza… se sse pòle!”
Goffredo Giachini
10 marzo 2021