Per liberarsi da un’esistenza fatta di abusi, violenza e ostacoli serve molto coraggio; per riappropriarsi della propria vita, occorre non arrendersi. Sono così le donne che vivono da quasi due anni nella Comunità terapeutica femminile “La Ginestra”, affiancate da una équipe che ogni giorno le sostiene e le incoraggia a lavorare su se stesse, a riprendere in mano la loro vita.
La comunità “La Ginestra” della Pars onlus nasce il 1 ottobre del 2019 e accoglie 11 donne con problemi di consumo di sostanze stupefacenti. Hanno una età media compresa tra i 20 e 45 anni.
Le testimonianze -. Scrivono le giovani ospiti… “Io ora in Comunità sono una donna con la stima per me stessa, con la voglia di vivere e di sognare. Sto imparando a dare un significato ben preciso a tutto quello che faccio e riconosco le mie emozioni. Riconosco le mie risorse e le mie capacità che in trent’anni di vita non ho mai voluto vedere né sapere. Questa è rinascita”. – “La parola rinascita per me significa prendersi cura una volta per tutte di me stessa imparare pian piano a riscoprire la propria femminilità. E’ come se ora fossi un ramo spezzato che deve rinascere dal dolore e iniziare una nuova vita”. – “Si torna ad amare la vita, ogni sua forma e espressione, anche gli strappi o le cadute che ti mettono seriamente in ginocchio, per mettere alla prova la tua ossatura interiore”. – “Desidero una famiglia, sentirmi amata, protetta e amare”.
La Comunità garantisce un percorso terapeutico, un sostegno psicologico e un percorso formativo e lavorativo, fornendo una risposta immediata al loro disagio.
La messa in pratica del progetto terapeutico – Spiega la coordinatrice Pars, Manuela Fratini: “La nostra Comunità ha l’obiettivo di accogliere donne che vogliono rinascere. Spesso, una donna tossicodipendente è stata sfruttata , maltrattata e arriva sul punto di distruggere la propria vita. Le nostre ospiti hanno sofferto molto. Svolgiamo attività come il laboratorio del verde e quello di trasformazione dei prodotti orto-frutticoli. Occuparsi del frutteto, della potatura e della raccolta frutta o delle olive, a seconda della stagione, è un modo per riprendere in mano la quotidianità di una giornata normale. Ci sono i colloqui individuali o di gruppo con il terapeuta e ogni utente ha un educatore di riferimento. Possono svolgere laboratori creativi di arte, di musica e sport, molte delle ragazze stanno imparando a suonare la chitarra e a cantare. Abbiamo avuto una risposta positiva, c’è una costanza da parte delle ragazze nel portare avanti e un desiderio di fare attività che per molte di loro sono anche nuove. Infine, dopocena facciamo attività come la meditazione, la lettura e scrittura creativa, cineforum e giochi di gruppo, offrendo la possibilità di esprimersi e di condividere un tempo insieme. Si tratta di un lavoro quotidiano a contatto con le fragilità, con le difficoltà, il coraggio di scontrarsi, chiarirsi e ripartire. Un progetto terapeutico è distinto in fasi che va dall’osservazione fino alla fine del percorso, dai 18 mesi ai due anni”.
9 marzo 2021