Pausula ha ancora il vescovo: è Alfred Kleinermeilert, il primo fu Claudio Pausulano

Roma, 19 novembre 465: Papa Ilario apre nella basilica di Santa Maria Maggiore un “Sinodo Locale”. Si tratta del più antico Sinodo di cui si abbia testimonianza scritta, con tanto di firme finali dei partecipanti. L’impero romano è ornai al collasso, l’imperatore Libio Severo morirà, forse avvelenato, in un imprecisato giorno dell’autunno del 465: senza effettivo potere era in balia della lotta tra il goto Ricimero, capo dell’esercito, l’imperatore d’Oriente Leone I e il re dei Vandali Genserico, lo stesso che nel 455 aveva saccheggiato Roma.

Un evento, che insieme al sacco del 410 del visigoto Alarico, era stato il segnale della fine dell’antica Roma, della fine dell’era pagana: gli Dei, come accusavano i pagani, avevano abbandonato Roma perché passata al cristianesimo. E questo è uno dei motivi per cui Sant’Agostino scriverà il De civitate dei, per respingere le accuse dei pagani sulla responsabilità dei cristiani del crollo dell’Impero.

La Chiesa, in questi periodi di estrema confusione, aveva ottenuto sempre più prestigio e devozione da parte dei fedeli che vedevano in essa l’ultimo baluardo contro la violenza e la sopraffazione con cui quotidianamente erano costretti a vivere. La civiltà romana si stava disintegrando, tra i cittadini il turbamento, la confusione, la paura e la disperazione erano sentimenti quotidiani e il cristianesimo era un qualcosa a cui aggrapparsi per resistere.

Scriveva Battiato in una canzone: “com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Il Sinodo del 465, convocato per problemi nelle alte gerarchie ecclesiastiche spagnole, promulgò cinque canoni tra cui, interessante da ricordare, quello in cui sancì che l’uomo che sposava una vedova o si sposava per la seconda volta dopo essere rimasto vedovo, non poteva accedere agli ordini sacri, come non poteva farlo chi fosse stato analfabeta, mutilato o chi non avesse fatto il regolare percorso di penitenza.

Alla fine dei lavori sinodali, oltre che del Papa, si trovano le firme dei 50 vescovi presenti (alcuni testi riportano 48, altri addirittura 49), tutti di diocesi italiane tranne che Restituto e Ottavio Afris, Saturnino di Avignone e Ingenuo di Embrum (vicino Nizza): di altri tre vescovi (Cusitanus, Urano e Assesentinus) non è indicata la sede, mentre è da notare che compaiono Filippo da Numana e Geronzio da Camerino. Tra i tanti vescovi vi è la firma del vescovo Claudio Pausulano, anche se bisogna precisare che lo storico Lanzoni (1865-1929) ha voluto leggere, a causa del deperimento della pergamena, Puteolanus e non Pausulano.

Questa è l’unica notizia documentata di un vescovo dell’antica città di Pausula sita nell’odierna zona di San Claudio di Corridonia: per qualche scherzo della storia che mi ha sempre colpito, nei secoli successivi la chiesa dell’antica Pausula sarà dedicata a San Claudio.

La sede vescovile verrà soppressa probabilmente a causa dello spopolamento dovuto alle invasioni Gote e dei Longobardi, nonché alla catastrofica guerra gotobizantina a causa della quale il Piceno, come scrive Procopio di Cesarea nel De bello gothico, cade nella carestia e si spopola. Dovranno passare una quindicina di secoli prima che possa di nuovo essere eletto un Vescovo di Pausula: il 3 maggio 1968, in piena contestazione studentesca, Alfred Kleinermeilert viene nominato da Paolo VI vescovo titolare di Pausula e vescovo ausiliario di Treviri, la diocesi più antica della Germania di cui si trovano riscontri a partire dal III secolo.

Alfred Kleinermeilert nasce il 31 marzo 1928 a Musch, un piccolo comune della Renania-Palatinato. Durante la guerra è ausiliario dell’aeronautica e trascorre un periodo di prigionia negli USA (1944-1946). Si diploma nel 1947 al liceo e nel 1948 in Teologia presso il seminario di Treviri. Dal 1948 al 1954 studia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma ed è ordinato sacerdote il 10 ottobre 1953. Dal 1954 al 1957 è parroco nella parrocchia di Burbach di S. Eligiu a Saarbrucken, quindi insegnante di religione al liceo di Merzig. Dal ‘59 al ‘63 prosegue gli studi di teologia a Treviri ed è insignito del dottorato. Nel 1963 diventa rettore del seminario diocesano di Treviri, carica che manterrà fino alla nomina a vescovo nel 1968. È stato presidente della commissione diocesana per le questioni ecumeniche e membro della commissione ecumenica della Conferenza Episcopale Tedesca. Il primo aprile 2003 Papa Giovanni Paolo II ha accettato le sue dimissioni per sopraggiunta età: a quasi 93 anni è il vescovo più anziano della Germania.

Essendo la carica di vescovo di Pausula una carica titolare, non essendo legata al territorio della diocesi, Kleinermeilert è ancora ufficialmente vescovo di Pausula. Il suo motto episcopale è: Dei benignitate confisus (“confidando nella bontà di Dio”) mentre il suo stemma rappresenta un forno a carbone nero con sotto un fuoco rosso lampeggiante e sopra sette fiamme rosse simboleggianti i doni dello Spirito Santo.

Per precisione va ricordato che esiste nel maceratese la carica di vescovo titolare di Urbisaglia (Dioecisis Urbis Salviae) detenuta da Georg Ganswein dal 2012, di Civitanova Marche (Dioecesis Cluentensis) di cui dal 1995 è titolare Claudio Maria Celli e di Potenza Picena (Dioecisis Potentina in Piceno) di cui è vescovo dal 1968 Franco Croci.

Mi sembra molto suggestivo questo utilizzo delle antiche sede vescovili delle città romane, usanza che dovrebbe dimostrare la continuità della Chiesa attraverso i secoli e gli sconvolgimenti della storia. La barca di Pietro, sopravvissuta a tutte le tempeste della storia, sopravviverà al ventunesimo secolo, alla disintegrazione dei valori e al relativismo assoluto senza diventare qualcosa di diverso?

Modestino Cacciurri

15 febbraio 2021

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