Tullio Moneta nasce in Istria, in un paesino vicino Fiume (Rijeka), il 9 maggio 1937. Durante la Seconda Guerra Mondiale, per timore dei “titini”, la famiglia si trasferisce in Italia, prima a Nocera Umbra, poi a Macerata, dove Moneta passa la sua adolescenza e la prima giovinezza, prendendo il diploma di Ragioniere e praticando atletica leggera.
Lavorò due anni, fino al 1961 a Milano, all’Alemagna, e successivamente, con ottima retribuzione, in una compagnia francese di importazione ed esportazione nell’Africa francofona, fino al 1964. Durante un periodo di ferie in Sudafrica, Tullio conobbe e accompagnò Gino Tozzi, un italiano che aveva contatti con il V Commando mercenario in Congo a cui forniva anfibi, divise e tute mimetiche, che combatteva i ribelli Simba.
Fu in quella occasione che Moneta conobbe l’ex-ufficiale britannico durante il Secondo Conflitto mondiale, il colonnello Mike Hoare, comandante del V Commando dei mercenari di provenienza “anglosassone” (sudafricani, rodesiani, inglesi, irlandesi, scozzesi, neozelandesi, americani, tedeschi, più gli scout katanghesi e 3 italiani). Moneta divenne il quarto italiano del V Commando, arruolato come sottufficiale di collegamento col grado di “sergente”, seguito da cinque mesi di addestramento con i paracadutisti belgi dei “Dragon Rouge” e con il Sergente Maggiore Alan Murphy delle SAS britanniche, dato che Tullio Moneta non aveva fatto il servizio militare in Italia.
Grazie alla conoscenza del francese e dell’inglese, il suo lavoro consisteva nel fare da interprete ad Hoare con il generale Mobutu e con gli alti vertici dell’Armée Nationale Congolaise, che, sostenuta dall’Occidente e dall’ONU, combatteva i Simba, a loro volta sostenuti militarmente e addestrati dalla Cina comunista, dai Paesi dell’Est e dai castristi cubani, comandati per breve periodo pure da Che Guevara, che riuscì a fuggire in tempo prima di essere catturato da un attacco improvviso dei mercenari alla sua base sulle rive del lago Tanganika. Il 27 settembre 1965 Tullio partecipò alla conquista di Baraka sul lago Tanganika, alle battaglie campali e a continue azioni di guerriglia contro i Simba, rese possibili dall’appoggio delle popolazioni congolesi che vedevano i mercenari come liberatori dalle angherie e dai massacri operati dai Simba.
Nel 1966, partecipò alla seconda liberazione di Stanleyville (oggi Kisangani), dove vennero salvati civili bianchi e missionari. Tullio Moneta fu progressivamente promosso sul campo, per attitudini militari e di comando, raggiungendo nel 1967 il grado di “maggiore” nella base di Baraka. Fu pure ferito: la prima volta lievemente al braccio e una seconda volta, gravemente, al ventre per lo scoppio di una mina cinese. Trasportato urgentemente in Sudafrica, fu salvato.
I suoi comandanti, oltre al colonnello Hoare, furono il colonnello John Peters e, infine, nel 1967, il colonnello George Schroeder. Quando era assente il colonnello Schroeder il maggiore Tullio Moneta diventava comandante del V Commando nella zona di Baraka. Quando ci fu la rivolta di Bob Denard del VI Commando mercenario e di Jean Schramme dei Leopard, senza l’appoggio delle potenze occidentali, conclusasi con la sconfitta di Bukavu e la fuga nel confinante Ruanda, i mercenari del V Commando non parteciparono alla rivolta e furono smobilitati. Il maggiore Tullio Moneta fu arrestato a Leopoldville e poi rilasciato su pressione della CIA.
Ritornato in Sudafrica, iniziò la carriera di attore, girando una quindicina di film come protagonista, o come comprimario, recitando in televisione e in teatro. Era una copertura per il suo lavoro di “intelligence” per i servizi segreti occidentali, ma fuori contratto. Quindi a suo rischio e pericolo. Nel 1977 partecipò come consulente militare con il colonnello Hoare nel noto film “I quattro dell’Oca Selvaggia” con Richard Burton, Richard Harris, Roger Moore e Hardy Kruger.
Fu in quell’occasione che maturò la decisione di Tullio Moneta e di Mike Hoare di organizzare il “golpe delle Seychelles” contro il presidente usurpatore Albert René, che era sostenuto dal blocco comunista orientale, per rimettere al potere il legittimo presidente filoccidentale in esilio James “Jimmy” Mancham. Al progetto partecipavano i servizi segreti del Sudafrica, degli USA, il governo in esilio delle Seychelles, come pure il “Mouvement pour la Resistence”, presente nell’isola e in contatto con James Mancham, e il governo del Kenya.
Il 25 novembre 1981 iniziò l’operazione al comando di Mike Hoare, con Tullio Moneta come vicecomandante, con la partecipazione di ex-ufficiali del V Commando e di volontari del “Recce” Commando, un corpo speciale patriottico sudafricano: in tutto 44 elementi altamente addestrati e armati con kalashnikov AK47, nascosti nei loro borsoni da viaggio. Giunsero all’aeroporto di Mahé nelle Seychelles come un gruppo di “rugbisti” per una vacanza turistica nell’isola e la vicenda si sarebbe dovuta risolvere senza vittime, in quanto i militari delle Seychelles, insieme con i soldati tanzaniani e nord coreani, non rappresentavano un problema.
Alla dogana venne, però, scoperta l’arma nel doppiofondo del borsone di un “rugbista”. Ci fu la reazione dei poliziotti dell’aeroporto, che uccisero un giovane patriota del “Recce”, Johann Fritz, due lauree, rampollo di una ricca famiglia sudafricana. Iniziò uno scontro a fuoco, in cui morì un ufficiale delle truppe locali. Fallita la sorpresa, i golpisti catturarono un Boeing 707 dell’Air India che era atterrato per rifornirsi di carburante e si fecero trasportare in Sudafrica, dove vennero arrestati e processati. Mike Hoare, Tullio Moneta e pochi altri furono condannati ad alcuni anni di reclusione e, dopo un breve periodo, rimessi in libertà.
Tullio Moneta, oltre a occupare il suo tempo nel mondo dello spettacolo e in viaggi in tutto il mondo, fu incaricato di portare armi e aiuti umanitari ai secessionisti del Biafra, conoscendo, con l’occasione, l’ex Marò della Marina Militare Italiana Pier Giorgio Norbiato, che mori successivamente combattendo eroicamente, e riabbracciando il comandante “Taffy” Williams, già Military Police nel V Commando in Congo, che lasciò per ultimo il Biafra prima della disfatta. Nel 1986 incontrò in Congo, ai confini col Sudan, il colonnello John Garang, leader del Sudan People’s Liberation Army (SPLA), poi presidente del Sud Sudan, finito assassinato nel 2005, per consegnargli 1000 kalashnikov e armamenti vari per conto di chi voleva aiutare le popolazioni sud sudanesi a conquistare l’indipendenza dal Sudan.
Fu pure messo da “Servizi” occidentali alla guida di pericolose operazioni di intelligence in alcuni Stati africani, in Europa, nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan. Ciò continuò fino all’età di sessanta anni. Ossia, quando fu ferito alla gamba destra da arma da fuoco, durante un attentato.
Attualmente vive a Macerata. Scrisse di lui il colonnello Hoare nel suo libro “The Seychelles Affair”: “Lo ricordo come un soldato eccezionale e un grande leader di uomini…”. E, omaggiandolo di un modellino realizzato in prigione della goletta “Sylvia”, con cui aveva navigato per tre anni nel Mediterraneo, Hoare gli scrisse la seguente dedica: “Ciò è stato fatto con affetto e vorrei presentartelo con quel sentimento che segna la nostra amicizia, per il tuo perseverante coraggio e la tua forza in queste condizioni ingiuste e abominevoli”. Il colonnello Hoare è deceduto il 2 febbraio 2020, a cento anni d’età. Tullio Moneta è l’ultimo ufficiale in vita del V Commando mercenario che combatté in Congo (La foto in copertina è di Carlo Gentili ).
Hanno scritto su Tullio Moneta:
Anthony Mockler, “Gli ultimi mercenari”, SugarCo Edizioni, 1985, pp. 325
Ippolito Edmondo Ferrario, “Mercenari – gli italiani in Congo 1960”, Ugo Mursia Editore, 2009, pp. 163
Mike Hoare, “The Seychelles Affair”, Transworld, London, 1986 – Paladin Press, Colorado 2008, pp. 196
Peter Stiff, “Warfare by other Means” – Books of Zimbabwe
Giorgio Rapanelli – Ippolito Edmondo Ferrario, “Mercenario – Dal Congo alle Seychelles – La vera storia di “Chifambausiku” Tullio Moneta”, Lo Scarabeo Editrice Milano – Ritter Edizioni 2013, pp. 144
Giorgio Rapanelli
13 febbraio 2021