I più anziani forse ricorderanno un gesto semplice ma bellissimo che oggi sembra arcaico: passarsi l’acqua santa. Da ragazzino, chi mi portava in chiesa intingeva il dito medio della mano destra nell’acquasantiera (posta all’ingresso della chiesa) e poi toccava la mia manina per passare l’acqua santa.
Un gesto spesso fatto in segno di amicizia anche al conoscente o al vicino, che entrava in quel momento a in chiesa, toccando con le proprie le sue dita. Subito dopo, rivolti al tabernacolo, ci si segnava col segno della croce.
Questa offerta c’è nell’opera Tosca di Puccini, inserita da Giacosa e Illica autori del libretto. Il barone Scarpia, capo della polizia, nascondendo il suo carattere di lupo e volendo apparire agnello, offre l’acqua benedetta a Tosca, della quale è invaghito.
Quando varchiamo la soglia di una chiesa è importante fare memoria del nostro battesimo utilizzando l’acqua benedetta e avvolgendo il nostro corpo con il segno della croce. Questo gesto, tanto semplice quanto importante, ci aiuta andare verso il tabernacolo in modo più consapevole, permettendoci di richiamare e di rivivere la grazia fondante della nostra fede cristiana e disponendoci nel modo migliore alla preghiera.
Passare l’acqua benedetta ai propri fanciulli, o alla persona amata è anche un gesto coinvolgente e di grande affetto. Peccato che per molti questo segno, che azzardo a definire di buon galateo religioso, sia oggi totalmente sconosciuto.
Alberto Maria Marziali
24 gennaio 2021