A fine 2019, la popolazione marchigiana complessiva ammonta a 1.518.400 abitanti, ovvero 6.871 in meno rispetto all’anno precedente e 32.396 in meno rispetto al 2014: quindi è come se in un anno fosse sparito un comune come Urbania o Monte San Vito e, in un quinquennio, una città più grande di Fabriano! Negli ultimi 5 anni il calo di abitanti interessa 201 comuni (pari all’88,2% dei comuni marchigiani) compensato da una limitata crescita registrata in 27 comuni quasi solo della fascia costiera.
Quali le misure da adottare? – Daniela Barbaresi, Segretaria Generale di CGIL Marche, spiega quali sarebbero le misure da adottare: “I dati evidenziano la necessità di affrontare il tema della denatalità con misure strutturali a sostegno di maternità e paternità, a partire da un’adeguata rete di servizi per l’infanzia, che superino l’inefficace politica dei bonus. Quello della crescita demografica e del tasso di natalità è uno dei principali obiettivi e sfide indicate dal Governo nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia. Occorre però garantire adeguate prospettive di lavoro e reddito; lavoro stabile con retribuzioni congrue per consentire soprattutto ai più giovani di formare una famiglia e decidere di avere dei figli. A fronte del calo delle nascite e dell’invecchiamento progressivo della popolazione, sono altrettanto necessarie misure a sostegno di una popolazione sempre più anziana, a partire da interventi per la non autosufficienza. Un trend preoccupante è nelle aree interne, a partire da quelle colpite dal sisma, che consolida un forte squilibrio territoriale e demografico con la riduzione delle nuove generazioni e l’aumento della popolazione anziana”.
Perché siamo arrivati a questo punto? – La mancanza di una visione a lungo termine della politica, unita a miopi interessi immediati è la causa di ogni male. La gestione dello Stato è come quella di una famiglia: la famiglia indebitata va in sofferenza; quella previdente, che guarda al futuro, lo sa costruire e genera continua prosperità. Lo Stato italiano dopo il boom economico non ha fatto altro che indebitarsi (in più modi ma sarebbe troppo lungo qui analizzare) poi ha riversato il debito sotto forma di tassazione sui cittadini e sulle aziende. Più si è alzata la tassazione e più le aziende sono entrate in difficoltà economiche con risvolti negativi sui lavoratori, parimenti le famiglie hanno avuto meno da spendere. I giovani senza prospettive di lavoro non sono in grado di mettere su famiglia, ergo non fanno figli, il che induce ancora di più ristagno economico. Invece di risolvere il problema aiutando le famiglie e le aziende la politica ha pensato bene (male, malissimo) di favorire la immigrazione, creando in questo modo un forte malumore nella popolazione. A voler dire: i soldi per gl’immigrati li avete trovati, e tanti; quelli per aiutare i nostri giovani e le nostre aziende no. Questo senza entrare nel merito di chi si è “mangiato” i fondi per l’immigrazione, che è un disgraziato capitolo a parte e di cui abbiamo già scritto. È rimediabile questa situazione? A tutto c’è rimedio, basta volerlo con fermezza e, soprattutto, con onestà.
Fernando Pallocchini
3 gennaio 2021