È oramai abbastanza raro sentir chiamare qualcuno con questo titolo: Sòr. Chi, però, ha qualche annetto sulle spalle ricorda bene quanti personaggi venivano riveriti con questo prefisso: Sòr Vittò, Sòr Giovanni, Sòr sindaco, Sòr parroco, ecc.
Il vocabolario – Il vocabolario spiega che questo appellativo corrisponde a “signore”, come prefisso popolaresco, specialmente nell’Italia centrale. Figurava spesso avanti a nomi, cognomi, titoli, ecc.: Sòr Lorenzo / il sòr marchese / il sòr Michele | il sòr Giulio | la sòra Rosa | il sòr Clemente | il sòr colonnello | il sòr Antonio | sòr dottore | il sòr padrone | la sòra Lella | sòr commendatore…
La differenza tra Roma e Macerata – La spiegazione, però, non mi convince perché, a differenza di Roma, questo titolo era sempre dato a persone piuttosto importanti. Nella Capitale sòr Checco poteva essere anche l’oste o il pizzicagnolo, ma da noi no. Penso questo anche riflettendo sul Don, molto usato al sud. Il titolo di “don”, “donna” al femminile, era assai usato, specialmente dai contadini, quando ritenevano una persona superiore economicamente, socialmente. Usavano il “don” che deriva da “dominus” di cui è abbreviazione e che equivale a “Signore”. Era in uso soprattutto nelle regioni meridionali dove la Spagna aveva avuto il dominio territoriale.
Scappellarsi – Quando passavano i notabili, addirittura, non bastavano: “Buon giorno don Giovanni”, “Buona sera don Nicola”, “Buon Natale donna Maria”; molti in segno di sudditanza facevano un profondo inchino e si levavano perfino il cappello dalla testa (si scappellavano). Ecco, questo scappellamento era usuale anche da noi quando si dava il Sòr. In prossimità delle feste religiose (Natale, Pasqua, Corpus Domini, Patrono cittadino) i contadini erano soliti portare a casa dei “sòr” di turno, polli, conigli, tacchini, piccioni. Oggi questo non avviene più e il cambiamento potrebbe essere interpretato con una maggiore consapevolezza della uguaglianza tra cittadini. No. Non mi pare.
Riflessione sull’oggi – Possiamo invece argomentare che seppure l’appellativo di “sòr” è andato scomparendo, la ricchezza nel mondo odierno è al primo posto dei valori. L’uomo vale per i beni materiali che consegue, e non per i valori spirituali. Il denaro è il padrone del nostro tempo e l’assoggettamento c’è forse ancor più forte. Pensate a chi incontra i Bill Gates, gli Armani, gli Agnelli, ecc. La gente fa di tutto per accaparrarsi non un sorriso, ma un solo sguardo di un potente. Probabilmente perché la gente continua a ritenere che la ricchezza e il successo possono condurre al raggiungimento della felicità terrena. Errore! Svegliamoci. “Non pesiamo le persone dal loro denaro”.
Alberto Maria Marziali
3 gennaio 2020