Quanno ce vò’ ce vò’! La chiesa di San Claudio e le palme datterine secche

Il bianco del marmo di Carrara rifulge nella bella piazza di Corridonia, incastonata in quella antica del Castello che conserva la chiesa di San Francesco e alcuni edifici in cotto del XV secolo, ridisegnata in onore di Filippo Corridoni e inaugurata nel 1936 alla presenza del Duce. Quasi un quadro di Giorgio De Chirico. Essa è da annoverare tra gli esemplari più importanti di architettura razionalista italiana. Per la verità, a volere cavillare, più propriamente appartiene allo stile Littorio che è un filone del razionalismo. Linee semplici, razionali, essenziali e massima funzionalità. La piazza, di straordinaria bellezza, nel panorama architettonico del Novecento rappresenta un unicum. Così fino a ieri…

Architettura… arborea a San Claudio – Nel territorio comunale e precisamente nella frazione più importante, almeno storicamente, di San Claudio insiste, recentissima scoperta, un altro tipico esempio di architettura razionalista. Davanti al palazzo vescovile, adibito a ristorante e albergo, si ergono superbi, dritti come fusi, alcuni pali con cresta simili a tubi, in origine palme datterine. Al chiaro di luna paiono graffiare il cielo. Linee pittoriche presenti nei quadri di Picasso o di Giorgio De Chirico. Nuove forme che scompongono lo spazio. Il moderno razionale in faccia all’antico.

Il dono dell’imperatore – Sta scritto che nel XIII secolo il palazzo, adiacente (a latere) della pievania di San Claudio, apparteneva al vescovo di Fermo. La sua costruzione risale probabilmente all’Alto medioevo, donato dall’imperatore al papa e da questi al vescovo di Fermo. Se il vescovo di Fermo stava a Fermo che se ne faceva di un palazzo a San Claudio? Per passarci il periodo estivo o qualche fine settimana? Qui mi fermo. Su questo argomento rimando il lettore agli scritti del prof. Giovanni Carnevale che ne sa di più. La storia del palazzo si intreccia con il Ministerium Sancti Claudii che tratterò nel prossimo libretto.

Il vecchio banano e la pianta sempreverde – Riprendendo il discorso su l’aspetto esotico di San Claudio, si ha memoria di un famoso banano che non ha resistito all’usura del tempo, messo lì per stemperare la rozzezza della facciata della chiesa. Chiesa unica al mondo nel suo profilo architettonico, ma per qualche benpensante di ieri e di oggi spoglia, primitiva, quasi brutta. La scena che si offre al visitatore, immobile nell’osservare l’infinita bellezza della chiesa, si arricchisce di un nuovo elemento: una pianta sempre verde non autoctona e non ancora identificata dagli esperti, che sta alla sinistra dei pali e dirimpetto alla scalinata della chiesa superiore. Un cazzotto nell’occhio.

L’impiccio artisticamente difficile da catalogare – Che sia un cazzotto nell’occhio l’hanno sperimentato gli spettatori il 22 agosto scorso nel concerto delle bande di Corridonia e Petriolo schierate davanti alla chiesa. Tutti a riprendere con i moderni aggeggi fotografici la scena, ma la pianta impediva una ripresa completa. Tutti a imprecare e costretti ai più strani contorcimenti. Tapini. La pianta riveste una importanza fondamentale sotto il profilo artistico ambientale. Essa rompe la rigida, geometrica simmetria dei pali e conferisce all’insieme  un nuovo equilibrio armonico, che è difficile da catalogare negli schemi delle moderne forme artistiche. Uno stile che si riannoda all’impressionismo decadente e al nascente cubismo. La rappresentazione del reale e la sua accentuata visione configura quasi un oggetto, che pur tuttavia si estranea dal mondo circostante.

E se dovessero cadere..? – Una ultima considerazione. Nel nostro tempo, segnato sempre più da diffusi cambiamenti climatici, che generano tempeste e trombe d’aria di inusitata violenza, potrebbe accadere che qualche tubo, un tempo prestigiosa pianta esotica, finisca in testa a qualche sprovveduto passante. Sarebbe davvero una grave perdita, un danno incalcolabile. Non per il malcapitato colpito dagli strali della Natura, bensì per la distruzione di una razionale struttura di notevole pregio artistico.

Piero Giustozzi

29 dicembre 2020

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