Monte San Martino, piccolo centro incastonato tra le province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, dalle incerte origini (dicono) anche se, secondo noi, vista la posizione e in base alle ricerche storiche sul popolo piceno che pubblichiamo, potrebbe vantare origini picene ben prima delle sconfitte subite da questi a opera degli eserciti romani.
Comunque sia paese godibilissimo così arroccato, da cui si dominano i dintorni, con l’occhio che può spaziare libero, gratificato anche da scorci interni suggestivi. Monte San Martino, oggi in penuria di abitanti, vanta un passato di ricchezze testimoniato sì dai palazzi nobiliari ma anche, e soprattutto, dai tesori d’arte che racchiude.
Due i luoghi che abbiamo visitato: la Pinacoteca e, proprio al confine dell’abitato situata nel punto più alto, la chiesa di San Martino Vescovo.
La Pinacoteca si trova nel quattrocentesco Palazzo Ricci che si affaccia sulla piazza principale ed è costituita dalla collezione di monsignor Armindo Ricci. Sono una cinquantina di pezzi tra dipinti, bassorilievi, arredi e paramenti sacri, nonché una raccolta di libri, tutti oggetti che risalgono a fine ‘600 inizi del ‘700.
La crocefissione attribuita a Guido Reni – Sono passati molti anni dalla prima volta che venimmo a fare un servizio giornalistico su questa collezione e, allora come oggi, ci colpì un piccolo dipinto inserito in una cornice dorata di forte presenza ma che non riusciva a soffocarlo: una crocefissione che dire splendida è dire poco. Mano felicissima fu quella che la dipinse ed è per questo che il Colucci, nel 1700, la collegava al ben noto Guido Reni, pittore bolognese. Il dipinto è di modeste dimensioni ma la brillantezza dei colori stesi su lamina di rame genera un’atmosfera particolare che dalla natura sale, attraverso il sacrificio della crocefissione al dorato mondo spirituale. Un capolavoro.
La galleria – Tra le opere figurano numerosi ritratti di cardinali compreso quello di monsignor Armindo Ricci; sono da segnalare lo “Sposalizio di Santa Caterina” di autore seicentesco, un “Ecce homo” del XVII secolo, alcune Nature morte di fine seicento e una “Madonna col Bambino e San Giovannino” del XVII secolo.
La chiesa di San Martino Vescovo – Lo stupore esplode nella chiesa di San Martino Vescovo. Esternamente anonima racchiude non uno ma ben quattro capolavori di valore assoluto: sono i polittici dei Crivelli e di Girolamo di Giovanni da Camerino. Praticamente un concentrato d’Arte!
Il polittico dei Crivelli – Il più interessante è il polittico realizzato insieme da Carlo e Vittore Crivelli, il che lo rende una opera unica al mondo. Centralità dell’opera è la Madonna mentre adora amorevolmente Gesù addormentato sulle sue ginocchia; sullo stesso piano della Vergine, alla sua destra ci sono San Michele Arcangelo e San Nicola da Bari mentre a sinistra figurano San Giovanni Battista e San Biagio; nel comparto superiore è centrale il Cristo morto sorretto da due angeli; ai lati troviamo San Martino (patrono della città), San Giovanni Evangelista, San Giacomo Apostolo e Santa Caterina d’Alessandria. In basso, sulla predella, c’è il Cristo Salvatore con i dodici Apostoli. L’impianto ligneo, dorato, con rilievi gotici, è attribuito all’intagliatore di Montelparo Giovanni Di Stefano.
Il trittico di Vittore Crivelli – Meno appariscente perché con meno tavole e mutilo nella parte superiore, ma sempre di qualità elevatissima, il trittico di Vittore Crivelli è classicamente impostato con la Madonna al centro (accompagnata da San Michele e da San Gabriele) e il Bambino seduto sulle ginocchia, ai lati le figure di San Martino e Sant’Antonio Abate; nell’unica tavola superstite del piano superiore c’è la crocifissione.
Il polittico di Vittore Crivelli – Pittoricamente più interessante il polittico a firma Vittore Crivelli, dove gli sfondi dorati lasciano lo spazio a un cielo plumbeo che si schiarisce dietro i personaggi esaltandoli tridimensionalmente e anche l’apparato ligneo, meno ridondante d’oro, contribuisce a donare profondità alle sei scene. In questa opera ai lati della Madonna troviamo San Pietro nell’atto di prendere le chiavi del Paradiso e San Paolo armato di spada; sopra, i lati del Cristo abbiamo San Michele e San Martino; sul timpano è dipinto il Santo Volto. Secondo lo storico maceratese Amico Ricci la pala doveva avere una predella, purtroppo scomparsa, istoriata con storie e figure minute.
Il polittico di Girolamo Di Giovanni – Il quarto polittico, del pittore camerte Girolamo di Giovanni, segue l’impostazione classica con la centralità destinata alla Madonna con Bambino mentre cambiano i santi: San Tommaso e San Cipriano; sopra, ai lati della crocifissione, ritroviamo San Michele e San Martino. La parte in legno, riccamente dorata e ornata, è anch’essa attribuita a Stefano da Montelparo, lo stesso del polittico dei fratelli Crivelli. In tutte le opere sono inserite numerose simbologie. In definitiva Monte San Martino deve essere un punto fermo e irrinunciabile per chi viene a visitare le Marche.
servizio e foto di Fernando Pallocchini
27 dicembre 2020