Se vi imbattete in giudizi favorevoli, con roboanti panegirici anche per azioni e opinioni insignificanti, state leggendo un pennivéndolo. Questo sostantivo è definito dalla enciclopedia Treccani: “Chi fa, della propria capacità di scrivere (come autore di libri, giornalista, collaboratore di riviste) un uso mercenario, facendosi, anche in contrasto con le proprie convinzioni, difensore e sostenitore delle tesi e degli interessi di chi gli assicura maggiori vantaggi personali: pennivendoli che ponevano l’ingegno e il livore a servizio del miglior pagante (Papini)”. E ci può essere chi lo fa semplicemente per captare la benevolenza (captatio benevolentiae) del burocrate dal quale dipende la sua carriera. Ma bisogna credere che tutti gli storici sono incorruttibili assertori delle verità. La sindrome del pennivéndolo da sempre ha infestato il mondo; lo stesso Cicerone, in “Tusculanae Disputaziones” scrive: “Defendat quod quisque sentit;sunt enim iudicia libera; nos quid sit in quaque re maxime probabile semper requiremus”. Traduzione: “Ognuno difenda le sue opinioni, infatti il giudizio è libero; noi cerchiamo sempre, in ogni situazione, quale sia la più probabile”. Seguendo questo precetto del grande avvocato, politico e dottissimo romano cercheremo di far luce sulla storia antica della città di Picentia. Infatti la città di Picentia e tutta la civiltà Picena preromana non hanno goduto della doverosa attenzione degli storici antichi e moderni.
Plutarco (Cheronea, 46/48 d.C. – Delfi, 125/127 d.C) – “Della Geografia Libri XVII – volgarizzati da Ambrosoli L. 3°- Milano 1855.
“Dopo la Campania e la Sannitide sino ai Leucani, lungo il mare Tirreno, abita la nazione de’ Picentini, piccola porzione staccata dai Picentini dell’Adriatico, e trasferita dai Romani* nel golfo Posidoniate che ora si dice Pestano. La loro città, l’antica Posidonia che ora chiamasi Pesto, giace nel mezzo del golfo… De’ Picentini fu metropoli Picenza: ma ora essi vivono in borgate, cacciati delle loro città(quante e quali erano?) dai Romani dacché parteggiarono per Annibale. Ingiunsero (i romani) oltre di ciò a quella popolazione che in luogo della milizia facesse gli ufficii de’ corrieri e de messaggi, (come a) Leucani ed ai Bruzii… (i romani) fortificarono inoltre contro di loro Salerno poco al di sopra del mare.
* Da questo brano di Plutarco si desume che (in data imprecisata) i romani avrebbero deportato (prigionieri) i Piceni a Pestum. Come si legge in altri testi, Pestum era insalubre, a causa delle paludi; viene fondata (da chi?) Picentia; e Picentia (Picenthia o Picenza) diventa la capitale dell’Agro Picentino. Se tutto fosse attendibile sarebbe un unicum nella storia: un popolo egemone deporta prigionieri di guerra, costruisce per essi 85 ettari di città, li lascia padroni di un’intera città, liberi di espandersi in un vasto territorio (l’Agro Picentino con capitale Picentia).
Placido Troyli – Istoria Generale del Reame di Napoli 1747
“XXXVIII… anche Strabone vuole dal Piceno quivi i Popoli anzidetti venuti; … avanti della venuta di Annibale in Italia, ed in tempo in cui la Republica Romana in istato era di potere distribuir Colonie per lo suo Impero; i Popoli Piceni in detta Regione (a Lucani ritolta) capitarono: con avervi la Città primaria fabbricata, dal nome di loro primiera Regione Picenza chiamandola… Disfatto in Canne l’Esercito Romano, fra i Popoli, che mancarono di fede alla Repubblica, anche i Picentini si annoverarono…, partito Annibale per la volta di Cartagine, in castigo del passato trascorso i Picentini furono da Romani annientati, ed invece della Milizia vennero condannati a fare corrieri ei Tabellari per l’Impero, come Strabone dicea…
XXXIX…. la Città di Picenza quasi annichilata rimase, incominciandosi ad avanzare la Città di Salerno, giusta il lodato Strabone, ed indi nel rivolgimento d’Italia, per la Guerra Sociale (?), interamente si distrusse. Secondo Lucio Floro;la memoria de Picentini spenta affatto rimase”
Qui sorge un dubbio: i picentini vengono distrutti dopo la seconda guerra punica alla fine del 200 a. C:, o dopo la guerra Sociale 90 a. C.?
Strabone lib. 5., “Post Campaniam, atque Samnium usque ad Lucanos accolit Picentia Gens: Picentinorum, qui ad Adriaticum Mare incolunt, evula particula & traducia a Romanis ad Sinum Possoniatem, qui nunc Pestanus vocatur. Picentinorum Caput Fuit Picentia: Nunc Per Vicos Habitant, a Romanis Urbe Expulsi, Quod Annibali se se Conjunxissent.
2, Loco autem Militiae assignatus fuit his, uti Cursores & Tabellari essent in eo Reipublica statu, quem tunc tenebant, quemadmodum & Lucani, atque Bruttii eandem ob causam. Praeidii verò loco adversus eos communierunt Romani Salernum haud procul a Mari.
(b) Lucio Floro Lib. 3. Cap. 18 – Nec Annibalis, nec Pyr-rhi fuit tanta vastatio. Ecce Ocriculum, ecce Grumentum, ecce Fesuli, ecce Carseoli, Reate. Nuceria, & Picentia ferro, igne vastantur.
In Sintesi: Strabone concorsa con Plutarco: i romani deportano i Piceni, la loro capitale è Picentia. Nella seconda guerra punica (218 – 201? a.C.) i Picentini si alleano con Annibale, Annibale torna in Libia e Roma devasta a ferro e fuoco la città di Picentia con sommo accanimento, cosa che non fecero né Pirro né Annibale. Ai militari picentini non andò malissimo; fu loro vietato il sevizio militare, solo portaordini e corrieri.
- Alfano – Istorica Descrizione del Regno Di Napoli – 1823
“Picenzia Città celebre un tempo nella Regione Picentina, … sull’erto d’una balza alpestre, circa 5 miglia da Salerno distante, e 3 dal Mar Tirreno. Secondo Plinio, fu edificata da Tirreni. Altri scrittori la vogliono fondata da Picentini… Costoro circa l’anno 420 di Roma furono mandati ad abitare quel tratto de’ Paesi, tra fiumi Sarno, e Sele, ove stabilirono Picenza per loro Capitale. Nella guerra Punica per aver seguito il partito di Annibale, fu distrutta da Romani”.
Nicola Corcia T. 3° – Storia Delle Due Sicilie – NA 1847
Citati gli scrittori antichi, scrive:“Il tempio di Giunone Argiva, di così remota antichità che dicevasi volgarmente fondato da Giasone (mitologia greca 2° millennio a. C.). opera dei Pelasgi Tirreni, la cui presenza è manifesta su questa spiaggia non solo dalla fondazione del tempio sacro a Giunone… fu questa nondimeno una fondazione simile a quella di Cupra nel Piceno, e di Nuceria nella Campania, città del pari celebri pel culto di Giunone, ed abitate egualmente da Pelasgi…”
Dal sito del Parco Archeologico Di Ponte Cagnano si apprende che la superficie visibile di Picentia misura circa 10 ettari… Sarebbe previsto l’ampliamento fino a circa 85 ettari. “Gli scavi hanno portato alla luce una zona della città che viene identificata, per la fase di età romana, con il centro di Picentia, nata nel 268 a.C.”.
Questa datazione, seppure confermata da molti, sembra molto incerta:
1 – si dovrebbe intendere che (tutta) la città di Picentia sia nata nel 268 a.C. In questo caso, il riferimento al “centro” dovrebbe essere pleonastico e non concorda con “nata”;
2 – l’inserzione di “per la fase di età romana” fa sospettare che l’estensore del testo voglia mettersi al riparo dai dubbi di quanti non credono che nulla esistesse prima di Roma e degli Etruschi. E non vogliamo credere che i veri storici preferiscano inventare la storia invece di scriverla.
3 – l’indiscutibile datazione desta meraviglia, ammirazione e soprattutto perplessità.
Brevi dati su Piceni (II secolo a.C.)
1 – il Piceno, popolo molto più antico di Roma, fu l’ultima nazione Italica conquistata da Roma;
2 – i Piceni furono a lungo guerrieri mercenari per Roma;
3 – i Piceni si alleano con Roma contro i galli senoni;
4 – 295 a. C. (battaglia delle nazioni), romani e piceni vincono su galli, etruschi ecc.
5 – 269 a.C. sono i Piceni a dichiarare guerra a Roma;
6 – 268 i Piceni vengono sconfitti e nello stesso giorno è “fatta con i Romani amicizia e confederazione. Rimini fu fatto Colonia e furono anco mandati Coloni1 (non schiavi!) a Benevento” (T. Livio).
Considerazioni
1 – Sembra contraddittorio che nel 268 a. C. i Piceni (della costa adriatica) sconfitti dai Romani, ottengano “amicizia e confederazione” (alleanza) e nello stesso anno siano stati deportati (sulla costa tirrenica).
2 – Nel 268 inizia la colonizzazione di Rimini e di Benevento2: forse è solo un caso che Ascoli Satriano disti solo 66 Km da Benevento.
3 – Molti sostengono che Picentia, 85 ettari di città, sia stata costruita dai Romani, universalmente considerati efficienti e razionali. Resta duro credere che in circa 60 anni l’abbiano costruita e distrutta.
4 – Non sono molte le grandi Città costruite dai vincitori per regalarle ai deportati.
Forse è accaduto che uno storico antico abbia confuso la guerra Picena (269/268) con la guerra Sociale, (bellum Italicum 91 /88 a.C.); e tutti gli altri… dietro!
Dionigi di Alicarnasso lib I XII:
“Ebbero questi popoli (Pelasgi e Aborigeni3) ancora non poco del territorio detto Campano…Quivi fondarono altre cittadi, e Larissa; denominandola da Larissa, metropoli loro nel Peloponneso…ma Larissa è distrutta già da gran tempo: né presenta dell’antica esistenza altro segno più manifesto che il nome, e nemmeno questo è noto a moltissimi”.
Pelasgi e Piceni4 (alleati) fondano, in Campania, varie città, compresa Larissa. Perché Picentia (nell’Agro Picentino, sul fiume Picentino che sorge sui monti Picentini) non potrebbe essere correlata ai Piceni? Come sostiene il solo Alfano. Altri autori ascrivono la costruzione di Picentia a Osci, Etruschi, Tirreni5, Pelasgi, Romani ecc.
C’è bisogno di chiarezza… Buon lavoro a tutti!
Note
1)Treccani colonizzare = Popolare le colonie… stabilirvi insediamenti, a scopo di sfruttamento economico.
3) Dionigi, quando scrive degli Aborigeni vicini agli Umbri fa evidente riferimento ai Piceni
4) https://www.larucola.org/2020/04/08/la-prima-unita-ditalia-fu-opera-del-popolo-piceno/
5) I tirreni e i pelasgi sono una sola gente (dionigi di A.)
Nota del Direttore: la netta impressione è che i romani, dopo le battaglie, non riuscendo a espugnare la munitissima Ascoli stabilirono un accordo onorevole con i Piceni, rimanendo alleati ma, per frammentare la potenza militare di questi, abbiano loro permesso di “andare a parente” a Picentia e nelle altre città di quel territorio, nonché di spostarsi anche nel riminese.
Nazzareno Graziosi
16 dicembre 2020