Scriveva nel 1964 nel suo “Charlemagne’s Palace Chapel at Aachen and its copies” il professore universitario americano W. Eugene Kleinbauer, storico e medievalista: “Aquisgrana era un complesso residenziale costruito sopra resti di costruzioni romane per ordine di Carlo Magno tra il 786 e il 798 per farne la sua residenza principale. Il posto fu scelto per la presenza di bagni termali, una serie di caratteristiche geopolitiche, e probabilmente anche per la presenza di reliquie traslate in quel luogo dal padre Pipino il Breve. Si estendeva per diverse centinaia di acri, e consisteva in numerose costruzioni allineate secondo l’asse nord-sud. Il fabbricato più significativo era la cappella, consacrata con intitolazione al SS. Salvatore e a sua madre la Vergine Maria durante la festa dei re magi nell’804 da papa Leone III. L’architetto responsabile della costruzione fu il maestro Oddone da Metz, controllato direttamente da Eginardo, il sovrintendente alle fabbriche ed alle imprese artistiche dell’Imperatore stesso (nonché futuro autore del fondamentale “Vita Karoli Imperatoris”). Tutto ciò fu certificato da un documento del X secolo e da una iscrizione (perduta) posta dentro l’edificio, dove c’era scritto appunto che la cappella era stata disegnata da Odone di Metz. Il Monaco di San Gallo, nel suo “De Gestis Karoli Magni Imperatoris” del IX secolo, scriveva: “ad cuius fabricam de omnibus cismarinis regionibus magistros et opifices omnium id genus artium avocavit” che più o meno si traduce in: l’imperatore fece eseguire la costruzione assistito da maestranze provenienti da ogni angolo dell’impero. Negli anni a seguire, la costruzione iniziale fu ampliata e trasformata, ma la cappella rimase pressoché uguale. Carlo Magno fu sepolto – tumulato, nell’arco solio della Cappella Palatina. Per altri 600 anni, fino al 1531, gli imperatori continueranno ad essere incoronati ad Aquisgrana”.
Ma incoronati dove? Nella Cappella palatina, o nella Cattedrale? A fare confusione, oltre alle calamità, distruzioni varie, ci sono anche le ricostruzioni storiche ipotetiche volte a colmare i vuoti storici o i presunti sbagli. Cosa fondamentale è il punto di partenza uguale per tutti, che confonde le acque: che il cuore di Aquisgrana, la sua cappella palatina, sia quella di Aachen, in Germania.
Molti studiosi, specie americani si sono palesemente espressi analizzando le costruzioni a nord delle Alpi e notando che qualcosa non torna, ci sono alcune chiese che nei documenti originali vengono citate come “costruite a somiglianza della cappella di Aquisgrana”, ma uguali a quella di Aachen non sono affatto. Non potendo risolvere l’arcano, tutti hanno liquidato la questione riportando nei loro lavori che “i testi medievali non vanno presi alla lettera” e che questi uomini del passato hanno scritto delle fregnacce.
Invece… comparare con San Claudio – Nessuno, neanche uno, ha avuto la minima idea, il minimo sospetto, che qualche costruzione in Italia, a sud delle Alpi, potesse essere interessante da esaminare e comparare. Probabilmente non ne conoscevano l’esistenza, non c’era internet, non era venuta la Sahler a fare il giro delle abbazie, non c’era stato ancora il terremoto del 2016 a farci pubblicità. Il marchigiano stesso ignora la sua vera identità, è ancora abituato a camminare a testa bassa, a non impicciarsi delle faccende che riguardano solo chi ha dominato fino all’altro ieri: lo Stato della Chiesa ha lavorato bene…
Fare il percorso inverso – Quindi proveremo a costruire la nostra ucronìa su due problematiche reali: l’inevitabile confronto tra gli edifici che “non portano” e il perché Aachen sia stata costruita proprio in quel modo. Insomma, noi, da “cattivi” marchigiani, faremo il percorso inverso, “alternativo”: assumeremo come riferimento l’abbazia di San Claudio, e lo andremo a comparare con gli edifici costruiti a sua somiglianza ma vogliamo, dobbiamo, anche capire come mai Aachen, che dovrebbe esserne la copia conforme, ha invece quell’aspetto completamente diverso.
La Cappella inglobata nella Cattedrale – Partiamo dall’analisi di quest’ultima: la Cappella Palatina è il nucleo più antico della cattedrale di Aquisgrana, che secondo la storia ufficiale fu fatta costruire da Carlo Magno tra il 786 e l’804 come cappella del suo palazzo annesso. La Cattedrale Imperiale di Santa Maria è il complesso che ingloba la cappella Palatina. Forse è proprio da qui che nasce l’errore: la cappella palatina non può essere lo stesso edificio della cattedrale imperiale, posta l’una dentro l’altra! Il complesso di Aachen, ripetiamo per l’ennesima volta, non è precedente al 1700, e gli scavi condotti nei suoi pressi non hanno rilevato costruzioni più antiche; ergo si deduce che questa costruzione è stata realizzata con un concetto sbagliato di “Aquisgrana”.
Ma quello giusto quale può essere? Forse tutte e due: la ottagonale “rotundo facta” per la cattedrale, e la croce greca per la cappella. Quindi se la vera cappella, nonché tomba di Carlo Magno, è San Claudio, doveva esserci accanto una costruzione molto, molto più grande fatta come Aachen. Dobbiamo sforzarci di fare mentalmente un salto nell’anno 804, e immaginare un imperatore, non un uomo qualsiasi, che si fa un palazzo, una residenza che non sarà un villino di 100 mq. ma ettari di costruzioni sontuose con giardini e piscine, e logicamente anche la sua cappella non potrà essere una stanzetta come quella in una villa Decó, ma una costruzione degna, come San Claudio. La cattedrale sarà un’altra costruzione, magnifica, enorme, dove accogliere anche il popolo, per cerimonie pubbliche, pubbliche udienze, a differenza della cappella riservata agli stretti componenti della famiglia imperiale e al suo entourage.
Scavare, scavare, scavare! – Un grosso problema è costituito dalla mancanza a tutt’oggi di scavi archeologici sistematici per avere più elementi sulle tipologie costruttive e un confronto reale, per epoche, tra i vari edifici, molti dei quali nei secoli hanno subito grosse modifiche e ricostruzioni (e quando gli scavi sono stati fatti, capita che attendano da decenni la pubblicazione, vedi l’esempio eclatante del duomo di San Severino Marche). Che intorno a San Claudio ci sia una città sepolta, certamente in più sovrapposizioni (picena, romana, franca), è ormai assodato: probabilmente Pausula divenuta poi Aquisgrana.
Germigny-des-Pres (Francia)
La costruzione più nota e punto di partenza degli studi del professor Giovanni Carnevale è l’oratorio di Germigny des Pres, fatto costruire – dicono le fonti – dal vescovo Teodulfo nell’803 a immagine della Cappella Palatina di Aquisgrana, la pianta ricorda San Claudio, assolutamente no Aachen.
Hereford (Inghilterra)
Il presente articolo è scaturito da un altro esempio notevole: la Cappella vescovile della Cattedrale di Hereford. La cappella fu costruita tra il 1107 e il 1115 dal vescovo di Hereford Rutbertus de Lozinga (Roberto di Lotaringia o Lorena), che la volle a imitazione della cappella palatina di Aquisgrana. Ma la pianta è uguale a San Claudio. E ha accanto la cattedrale. Il complesso è stato demolito nel 1737 e ricostruito completamente diverso ma, per fortuna, esistono ancora i disegni che fece pochi anni prima della demolizione William Stukeley.
Goslar (Sassonia, Germania)
A croce greca c’è anche la doppia cappella di Santo Ulrico, a Goslar nella Germania centrale, dove il “complesso palatino” consta di due cappelle, la superiore ottagonale come Aachen, dedicata a Nostra Signora, la inferiore a croce greca come San Claudio dedicata a Sant’Ulrico, e sono collegate da una scala a chiocciola dentro una torre. Epoca di inizio costruzione intorno al 1060.
Speyer (Renania, Germania)
Un altro esempio molto interessante, è la cattedrale imperiale di Speyer, Spira in italiano, sempre in Germania, fatta costruire tra 1030 e il 1061 dall’imperatore Corrado II. Si tratta di un edificio di enormi dimensioni, fondato sopra un altro edificio ottomano preesistente, di cui però rimane traccia soltanto nella planimetria. Ciò che ha attirato la nostra attenzione è la presenza di una enorme cattedrale, dove lo spazio centrale è ottagonale, ma sulla parte destra è presente una piccola cappella vescovile a croce greca, dedicata a sant’Emmerammo.
Colonia (Renania-Vestfalia, Germania)
Un’altra cappella vescovile riconducibile allo schema “Sanclaudiano” è quella di San Giovanni in Curia, costruita dall’arcivescovo Heriberto intorno all’anno mille, e originariamente collegata al palazzo dell’arcivescovo. Faceva parte del complesso della cattedrale di Colonia, sul lato sud, se ne conservano ancora le fondamenta.
Risale intorno all’anno mille la costruzione della cappella vescovile adiacente al transetto sud della Cattedrale di Santa Maria a Paderborn (Germania), fatta costruire dal vescovo Meinwerk tra il 1009 e il 1015.
Italia
Dobbiamo citare anche le nostre: San Claudio al Chienti (Corridonia MC), San Vittore alle Chiuse (Genga AN), Santa Croce dei Conti (Sassoferrato AN), Santa Maria Delle Moie (Maiolati Spontini AN), e la recente riscoperta del Duomo Vecchio di San Severino Marche (Mc). Di questa ultima si ha un documento del 944 dove la chiesa viene dedicata alla Vergine Maria, quindi la data di costruzione deve essere antecedente, ma lasciamola (come nei libri) nel X secolo: ora vorremmo conoscere i risultati degli esami fatti dalla università di Camerino su San Claudio per confrontare le datazioni con questa e con le altre marchigiane; la tipologia costruttiva di tutte queste chiese menzionate è la stessa, quindi dovrebbe essere simile anche la datazione. Da notare che quelle in nord Europa invece sarebbero tutte costruite dall’anno 1000 in poi (a parte Germigny), questo spiegherebbe eventuali differenze, dovute al contesto storico e geografico, cioè: se la “madre” è San Claudio e la dichiariamo dell’800, la “figlia” a Hereford, in Inghilterra, costruita nel 1100, non può essere identica, non avendo gli stessi materiali a disposizione, e non essendoci più le maestranze in grado di replicare fedelmente la tipologia costruttiva a distanza di300 anni. Ma se a suo tempo scrissero di averla fatta come Aquisgrana, non c’è dichiarazione simbolica che tenga, deve essere stato proprio così, quindi sono venute tutte dopo San Claudio. Non dopo Aachen, che da qualsiasi punto di vista geografico e storico la si guardi, senza nulla togliere alla bellezza, alla imponenza e a tutto quello che conserva al suo interno, è palesemente un falso storico.
Troviamo inutile in questa sede riportare le piante delle numerose cattedrali ottagonali d’oltralpe, alcune ispirate più o meno palesemente alla Cattedrale di Aquisgrana; citiamo, per chi volesse approfondire: Mettlach, Nijmegen, Groningen, Bruges, Liege, Muizen, Wimpfen, Bamberg, Goslar, Ottmarsheim, Prague (gli storici hanno considerato solo queste negli studi carolingi, aggiungiamo San Vitale a Ravenna, visto che tra tutti questi – se permettete – è la più famosa e anche la più antica).
L’intitolazione – Una curiosità è che molte di queste sono intitolate alla Vergine, mentre gli oratori no, quindi secondo questa logica, San Claudio non sarebbe mai stata Santa Maria ma sempre Santo Chiodo, o San Claudio, e la chiesa che manca all’appello, e che dovrebbe essere nei pressi di San Claudio, è la vera cattedrale della Beata Vergine. Solo che finché non si avrà un coraggioso appoggio da parte delle Istituzioni, dei residenti e soprattutto se non riusciremo a trasmettere il nostro entusiasmo ai giovani, queste note, seppur corredate e ispirate da fonti provenienti dai quattro lati del globo, resteranno chiacchiere da bar. Un vero peccato, una occasione persa di dare lustro al nostro territorio e restituire dignità e identità ai nostri antenati.
L’estratto – Chiudiamo con un estratto della prefazione di Vita Karoli, che ci fa desiderare l’arrivo di un leader, di un politico, che possa somigliare anche solo un po’ a Carlomagno: “Carlo era molto desideroso di raccogliere intorno a sé i sapienti di tutto il mondo, e di seguirli con grande attenzione mentre discutevano liberamente di filosofia. Così l’ampio Regno affidatogli da Dio egli l’aveva potuto rendere, da nebbioso e chiuso nella cecità quale era, luminoso per lo splendore straordinario di ogni scienza, prima sconosciuto, almeno in parte, a questa barbarie, e con la luce di Dio capace di vedere. Ma ora, dopo la sua morte, gli studi sono caduti in ribasso, e la luce della sapienza, poiché è meno amata, si fa in molti più rara” (Valafrido Strabone, 840). Sono trascorsi 1200 anni e la situazione non è migliorata, confidiamo nell’Apocalisse e nel ritorno di Carlo come previsto nelle profezie medievali.
Simonetta Borgiani
14 dicembre 2020