Quante volte guardiamo indifferenti un crocifisso, senza immaginare quale ricerca e quale meditazione fece l’artista che lo realizzò, per trasmetterci emozioni? Nei quadri troviamo, spesso, dei simboli; i simboli, non sono altro che “messaggi segreti”. La tradizione racconta che la croce di Gesù fu costruita con 4 tipologie di legno. “E dicono alquanti che la Croce di Cristo fue di quattro legni, cioè palma, cedro, cipresso, olivo, come si contiene nel verso: “Lignum Crucis palma, cedrus, cypressus, oliva” (Jacopo da Varazze, leggenda dell’Invenzione della Croce). Il quadro presente in foto (Noli me tangere del Beato Angelico – Convento di san Marco a Firenze – 1438/1440) è un dipinto stupendo, pulito e chiaro, nell’impostazione che riprende questa leggenda. In ogni caso, è molto interessante.
La simbologia del legno – “Cipresso” simbolo del lutto, ma anche dell’immortalità. “Palma” simbolo del martirio, ma anche della vittoria e della gloria. “Ulivo” simbolo della pace e anche dell’unzione sacra di Cristo. “Cedro” simbolo di pietà e misericordia per i suoi frutti ritenuti benefici per gli uomini, ma anche di immortalità.
Questi legni sono citati più volte nelle Scritture. Il Cipresso fu il materiale dell’arca di Noè e fu anche il materiale usato per il tetto del tempio di Salomone. Il Cipresso indica anche l’anima che si avvia verso il regno celeste. La Palma è la Sapienza di Dio. L’ Ulivo è il simbolo di pace, e il ramoscello che certificò il ritiro delle acque alla fine del diluvio. Il Cedro è legno che purifica, il materiale della casa del re Davide.
Volendo approfondire il valore simbolico degli elementi presenti nel dipinto, ecco alcune ulteriori osservazioni. I colori del quadro hanno un valore simbolico e rimandano, come in altri dipinti del Beato Angelico, alle virtù teologali: il bianco della roccia e della veste di Gesù, simbolo della fede; il verde della natura, simbolo della speranza; il rosso della veste della Maddalena, simbolo della carità. Importante anche il significato della recinzione che isola il giardino, colmo di fiori “bianchi e vermigli” sul folto tappeto d’erba fatto di piante mediche e di trifoglio, metafora del prato dell’Eden, dal resto dell’ambiente. La spiegazione artistica dei dipinti serve a rendere ancor più bella la nostra religione.
Alberto Maria Marziali
30 novembre 2020