Titoliamo: Piceno caput mundi? Da quanto sta uscendo fuori dalle ricerche dei nostri collaboratori parrebbe proprio di sì. Sempre più di sì. Questo prima che fosse Roma dichiarata “caput mundi”. Quella Roma che dovette inviare due eserciti contro i guerrieri Piceni e, dopo averli a fatica sconfitti sul campo, dovette scendere a patti con loro vista la impossibilità di stanarli fuori dalla munitissima Ascoli (e prima che questi si potessero riorganizzare… aggiungiamo noi).
Documenti scritti e reperti archeologici – Orbene, questo popolo che da sempre è abitato nel centro sud delle odierne Marche, compresa la zona di Rieti e di Norcia, chiamato dagli storici antichi “aborigeno”, come finora abbiamo letto dalle ricerche del dottor Nazzareno Graziosi, si è spinto in buona parte dell’Europa e d’Italia fondando città riconoscibili, oltre che per i reperti archeologici (là dove si è scavato) anche per la toponomastica. Ricerche supportate non solo dai documenti scritti ma anche, poi, confermate dai ritrovamenti archeologici.
Ritrovamenti nel riminese – Il dottor Graziosi stava effettuando una ricerca sulla presenza dei Piceni nel riminese quando, come per caso (ma nulla accade per caso), a Rimini viene scoperta una tomba picena con il solito carro dentro, e successivamente delle altre, comprese le fondamenta di una grossa struttura. Quindi non insediamenti sporadici ed estemporanei, ma stabili.
La ricerca genealogica – Un popolo che si è sempre saputo relazionare con le genti con cui è venuto in contatto, apprendendo e applicando quanto appreso e che è sopravvissuto alla caduta di Roma. Carlo Magno era tedesco o era piceno? La ricerca genealogica fatta da Simonetta Borgiani non lascia adito a dubbi: la stirpe è partita dalle Marche centrali, per poi diffondersi, magari anche con i matrimoni combinati, nel resto d’Europa.
Troppe le discordanze – Eccoci a Carlo Magno, agli studi iniziati dal professor Giovanni Carnevale, messo all’indice, perfino deriso, dagli storici cosiddetti ufficiali. “Non ti curar di lor ma guarda e passa…” così il professor Carnevale è continuato nei suoi studi facendo proseliti. Le ricerche si sono allargate, spesso saltando di palo in frasca le fonti ufficiali che mostravano ampie discordanze nella tempistica degli avvenimenti, clamorose mancanze nella toponomastica nei paesi esteri e che, invece, perfettamente si adattavano al territorio maceratese.
Le ucronìe – Ognuno di questi ricercatori, “dilettanti” sì ma pieni di curiosità, ha portato il suo tassello, come la già citata Simonetta Borgiani che, con le sue “ucronìe” ha dimostrato (ucronicamente) che luoghi e avvenimenti avvenuti in Germania o in Francia là mal si adattavano (o affatto) mentre nel nostro territorio trovavano riscontri in quantità.
Gli studiosi “ufficiali” buttano acqua sul fuoco che è stato acceso, quando invece dovrebbero alimentarlo con la curiosità propria dello studioso, condita con un po’ di umiltà.
Fernando Pallocchini
17 novembre 2020