Il castello di Frankenstein si trova in Germania, nell’omonimo borgo situato nei pressi di Darmstadt, a 30 km sud da Francoforte sul Meno. Il nome evoca sinistre sensazioni, perché Mary Shelley lo ha usato per dare nome e ambientazione al suo famoso libro, dal quale sono stati tratti molti film.
L’alchimista – In questo luogo nel 1700 visse un alchimista, tale Johann Conrad Dippel, una sorta di scienziato pazzo dedito a lugubri esperimenti con animali e parti del corpo umano, la cui fama sicuramente giunse alle orecchie di Mary nel corso di una vacanza in quella zona, suscitandole qualche incubo notturno e ispirandole il racconto del noto mostro.
Il significato di Frankenstein – In realtà se non fosse per la durezza della lingua germanica, Franken-stein altro non è che “la roccia dei Franchi” o “pietra franca”, ed è il nome di una casata che ebbe origine in questo luogo da un nobile franco. Il nome ufficialmente fu assunto intorno al 1250 quando Konrad II fece costruire il castello, ma in verità la sua famiglia si chiamava von Breuberg, (nome di un borgo vicino), e prima ancora von Luetzelback, (un altro borgo vicino).
La genealogia – Questa linea genealogica, che parte da Wiknand di Luetzelbach (+1180 circa) e prosegue con vari “Corrado” von Breuberg, per diventare Frankenstein dal 1250 fino ai giorni nostri, la ritroviamo nel famoso libro “In search of Frankenstein” di Radu Florescu, del 1975. Tentando di risalire più addietro per sapere da dove fosse uscita fuori questa famiglia, troviamo una traccia in Arbogasto von Frankenstein, vissuto intorno al 900.
Un presidio franco – In due corrispondenze con l’abate di Lorsh (un’altra cittadina vicina), Arbogasto conferma di proteggere i convogli che passano nel suo territorio, fino al confine dove tale incarico viene assunto dai conti di Breuberg. Quindi il nome nel 900 esisteva già, e Arbogasto von Franckenstein è un esempio di presidio franco (piceno?) lungo una antica via commerciale.
Personaggio inventato? – Questo personaggio compare poi nei registri dei tornei di Colonia per avere vinto una gara nel 948. Siccome queste tracce compaiono in “letteratura secondaria” ma non si trovano i documenti originali negli archivi dell’abbazia di Lorsh, dove dovrebbero stare, gli storici ritengono sia un personaggio inventato. Con nome, cognome e due tracce di presenza nel luogo… tutto inventato!
E se fosse… – A noi piace pensare che i registri dei tornei dove stava registrato Arbogasto, e le corrispondenze con l’abate, siano perduti o rimasti altrove: vista la data, prima dell’anno 1000, la città di Colonia potrebbe non essere quella attuale in Germania, ma una “precedente” Colonia. Facciamo per ipotesi San Severino Marche…
Un buco di 200 anni – Ritornando alla fortezza dei Frankenstein, come regolarmente accade non sono disponibili notizie sulla storia medievale di questa località tedesca, neanche nei siti istituzionali, a parte la biografia di Dippel. Comunque sia, tra l’anno 948 di Arbogasto di Frankenstein, e il 1180 di Wiknand di Luetzelbach, abbiamo un buco di oltre 200 anni, di cui ignoriamo gli avvenimenti e i protagonisti. Tutto ciò che riusciamo a ricomporre è che da un Frankenstein la proprietà è passata ai confinanti – forse imparentati, forse usurpatori – von Luetzelback e von Breuberg, i quali riterranno opportuno nel 1250 riesumare il nome Frankenstein e farlo proprio.
Discendenza diretta da Carlo Magno – Cercando aiuto ancora una volta dal sito di genealogia dei Paesi Bassi, proviamo a ricercare l’origine del cognome, con risultati interessanti. Innanzitutto non compare la genealogia descritta prima, quella di Florescu, però partendo dal 1300 con Johan 1° von Franckenstein, e risalendo alle generazioni precedenti, troviamo il punto in cui la possiamo inserire perfettamente. Ma più interessante è che sia l’ascendenza della madre, che del padre di Johan, sono discendenti diretti di Carlo Magno. Come mai questo non se lo ricorda nessuno? Cosa c’è di imbarazzante tra i nomi di questo albero genealogico, tanto da non dover essere collegato a tale importante personaggio, e tramandando solo una linea, in confronto, anonima? E che ne è stato dei veri Franckenstein? Forse l’unica possibilità è cercare nella “nostra” Colonia.
“Siamo tutti discendenti di Carlo Magno” – Questa è l’ennesima interessante lacuna storica della Germania, che forse ne ha più di noi. Chi non viene intrigato da questo “mistero” e dal nostro ennesimo albero, avrà dalla sua il detto “siamo tutti discendenti di Carlo Magno”, dichiarazione sbandierata un paio di anni fa in Regno Unito, nel corso di trasmissioni tv e festival, dal genetista e conduttore televisivo Adam Rutherford, lanciando uno slogan che “chiude il caso” e semplifica tutte le stranezze della storiografia europea. Da tutti i figli di Carlo è originata senz’altro una larga discendenza, lasciando traccia del suo DNA in tutte le famiglie nobili per politiche matrimoniali e in molte non nobili per concubinaggio, ma la parentela che unisce tutti gli europei semmai parte da tempi molto più antichi.
Confrontiamo il dna? – Saremmo veramente curiosi se si potesse isolare questo dna di Carlo per poterlo confrontare, a campione, con tedeschi, francesi e marchigiani, per verificare le percentuali di compatibilità. Una domanda sorge spontanea: il Carlo Magno di Aachen, tanto venerato, sta forse mettendo in difficoltà gli scienziati? Dove stanno sepolti tutti questi figli e nipoti, per comparare il dna e certificare che sia lui, possibile che non se ne possa analizzare uno? Tutti distrutti e dispersi dalla rivoluzione francese, dalla seconda guerra mondiale, da ricorrenti incendi dal 1500 in poi? Suvvia… manco un ciuffo di capelli in una capsella ritrovata dentro qualche colonna? La sensazione è che i tedeschi stiano facendo cadere in oblio la loro storia, piuttosto che ammettere, mostrare, che è inventata.
genealogia Franckenstein by Sim
Simonetta Borgiani
2 novembre 2020