Le noci sbiancate non perdono qualità né sapore: avremo noci marchigiane in tavola?

La frutta secca, apportando notevoli benefici, dovrebbe essere un elemento importante nell’alimentazione umana. Incuriosito dalla scarsa produzione marchigiana di noci ho cercato qualche notizia in più, chiedendo a due esperti del settore. Il primo chiarimento ce lo fornisce il dottor Sandro Nardi, fitopatologo di Assam Marche.

Quali sono le più diffuse malattie degli alberi di noce nelle Marche? – “Numerose sono le avversità che possono attaccare i frutti delle noci. Ne elenco alcune (le più comuni nelle Marche) senza ritenere però l’elenco esaustivo: mosca della noce (Rhagoletis completa), cidia (Cydia pomonella), antracnosi (Gnomonia juglandis), batteriosi del noce (Xantomonas Campestris Juglandis). Sono due insetti carpofagi (un dittero e un lepidottero), un fungo patogeno e un agente batterico”.

Intervista al dottor Damiano Avanzato, ricercatore a riposo ed esperto di frutta secca di livello internazionale.

Ci dica della produzione mondiale e nazionale di noci – “La produzione mondiale di noci è circa 3,5 milioni di tonnellate in guscio. Nel 2018/19 la produzione di noci sgusciate è stata di poco inferiore a 900 mila tonnellate. I maggiori produttori sono la Cina e gli Stati Uniti, ma in termini di qualità e specializzazione varietale il riferimento sono le produzioni fornite dagli Stati Uniti, dalla Francia e dal Cile. La produzione italiana è intorno alle 12 mila tonnellate in guscio, in prevalenza rappresentata dalla Noce di Sorrento, ma questa varietà non gioca alcun ruolo nel panorama commerciale mondiale. Lo scarso peso della Noce di Sorrento non è in alcun modo collegabile alle problematiche legate alla Terra dei Fuochi, perché le aree di coltivazione sono altrove. La noce di Sorrento produce mediamente 2-3 tonnellate ad ettaro di noci in guscio, in pratica meno della metà rispetto a impianti moderni. Per fortuna, nel Nord Italia e in Emilia Romagna ci sono impianti specializzati comparabili allo standard mondiale per qualità e quantità. La Noce di Sorrento e tutto il resto della produzione nazionale non specializzata alimenta solo la mania di chi, per ignoranza, sostiene che tutto ciò che è nostrano è migliore. Gli argomenti dei sognatori che denigrano le noci ‘sbiancate’ estere, ritenute di meno qualità rispetto alle nostrane, non hanno alcun fondamento scientifico. Il gheriglio (la parte edule della noce) protetto dal guscio non subisce modifiche del gusto. Semmai, il consumatore deve leggere la data di confezione: le noci di 1 anno sono perfette, ma se mescolate a noci di 2 anni che iniziano a irrancidire, il consumatore è tratto in inganno”.

Noceto di varieta Chandler al 3 anno ph damiano avanzato

Conosce i motivi per i quali nelle Marche le piante di noci sembrano abbandonate a se stesse? – “In Italia le noci a fruttificazione apicale, tradizionalmente e prevalentemente, sono state e sono ancora coltivate in Campania ove il clima è più favorevole che non nel centro nord, dove le gelate di primavera possono danneggiare la loro produttività. Le moderne varietà a fruttificazione laterale hanno consentito di sviluppare in zone più fredde (come il Veneto) una nuova nocicoltura. Pure le Marche potrebbero accogliere queste nuove varietà: basta rivolgersi a degli esperti veri e non a chi considera l’agricoltura tradizionale la via maestra per ottenere un qualche reddito. La frutta secca (noci, pistacchio, nocciolo, mandorlo, pecan) ha un trend in costante crescita per i prossimi 15 anni. Il consumo pro-capite di noci sgusciate a livello mondiale è di circa 110 g. In Italia è 500 g. Se consideriamo che in un chilo sono contenute mediamente 150 noci e se spalmiamo questa quantità su 365 giorni si comprende che il consumo di noci è irrisorio!”.

Nota dell’autore – Nel Maceratese l’affezionato che vuole consumare questo tipo di frutta secca  da ottobre ad aprile  trova le noci di Grenoble (Francia), qualche ambulante estemporaneo vende quelle pugliesi. Alcuni fruttivendoli preferiscono non vendere le famose noci di Sorrento perché troppo vicine alla “terra dei Fuochi”, e alcuni sostengono che “non hanno più il sapore di una volta”. Esse sono lavate esternamente. D’estate si possono acquistare le noci australiane, non belle da vedersi. Le noci marchigiane erano piccole e saporite, ricordo bene.

Pianta di noce nostrana ph damiano avanzato

Può chiarire la questione? – “Ho già chiarito come la sbiancatura del guscio non incide su qualità e gusto del gheriglio. Il gusto dipende dalla varietà e dal clima. Vi sono varietà con gheriglio chiaro (il migliore) e altre con gheriglio scuro (poco gradevole al palato): nei climi freddi oltre che ottenere noci con gheriglio più chiaro (preferito dai consumatori), il gusto è meno forte rispetto alle noci prodotte nei climi caldi. La ‘storia’ delle noci marchigiane piccole ma saporite va vista in termini economici. Schiacciamo una noce di una varietà moderna e all’incirca una metà del suo peso finisce in pancia. Schiacciamo una noce piccole e in pancia ne finisce il 35%. Chi è disposto a comprare più guscio e meno gheriglio? Ribadisco: la ‘storia del maggior sapore’, credo appartenga al sentimento nostalgico di chi vede nel passato il meglio del meglio. Ciò può essere valido per tante cose, ma con riguardo alle noci non sono d’accordo”.

Il dottor Damiano Avanzato, da me conosciuto fin dal 2003, già presidente e oggi membro onorario della sezione frutta secca della International Society for Horticultural Science, autore di una decina di volumi e di circa 200 pubblicazioni scientifiche e divulgative, sulle mandorle, noci, olive ecc., ha tenuto convegni in tutti i continenti (comprese la Cina e la Corea del Nord). Ciò nondimeno si rende disponibile a incontri locali, come quello da me promosso, insieme al locale Municipio, di sabato 3 novembre 2012 svoltosi nel teatro di Caldarola intitolato: “Gli alberi. Un patrimonio da salvaguardare”. Può essere contattato al seguente numero di cellulare: 3381109542.

Eno Santecchia

7 ottobre 2020

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