Dopo un saluto del candidato sindaco che ha sottolineato quanto il suo programma e quello della coalizione guardi verso «la necessità di un cambiamento con uno sguardo verso l’Europa per valorizzare nel miglior modo possibile le tante bellezze che abbiamo nel nostro territorio» la parola è passata all’architetto Iommi.
«I sogni sono il nostro futuro ma questa città purtroppo non solo ha smesso di sognare da tempo ma ha anche smesso di fare per realizzare quei sogni – ha sottolineato Iommi, candidato della lista civica “Sandro Parcaroli Sindaco” -. Per comprendere la vicenda storico-urbanistica e amministrativa cittadina occorre – come ci insegnano gli storici di professione – operare delle sezioni procedendo a ritroso e cercando di individuare i punti più significativi e gli snodi fondamentali al fine di poter costruire una narrazione della città quanto più congruente, fedele e fondata possibile, soprattutto se vogliamo promuove la nostra identità e quella del nostro territorio».
«Per restare in epoca recente una passaggio storico significativo (non solo per Macerata) è quello del 1994 con l’avvento della sinistra al governo della città attraverso l’Amministrazione Maulo; è in quel periodo che si produce la rottura, metodologica e culturale, del tradizionale e collaudato processo di costruzione delle idee fondato sul confronto diretto con la realtà fattuale e con i bisogni reali della popolazione – ha spiegato l’architetto Iommi -. L’ingresso pesante e deciso della sinistra più radicale nei vari spazi del potere locale e regionale ha avuto come effetto la cancellazione e trasformazione dell’intero sistema infrastrutturale previsto dal piano di ricostruzione post bellico e recepito dal vigente PRG, producendo il primo sbandamento programmatico dal quale la città non si è più ripresa restando territorialmente isolata per decenni».
Iommi poi, tra immagini e parole ha catapultato gli spettatori indietro nel tempo ricostruendo la storia del capoluogo e soprattutto dei suoi luoghi di maggiore interesse a partire dalle fonti passando per le vie fino alle piazze. «Macerata, oggi, deve tornare a vendere Macerata e deve essere capace di mostrare la sua forza culturale, la suabellezza monumentale, paesaggistica e policolturale che ci rappresenta e identifica. Ecco, recuperiamo questa storia, rendiamola unica per trattenere qui il turista non solo una notte ma due, tre o anche di più. Cerchiamo insomma di costruire una storia urbana della città intorno allo Sferisterio, ai grandi siti archeologici ancora da scoprire, ai grandi personaggi del passato e del presente famosi nel mondo (Padre Matteo Ricci, Cassiano Beligatti, Giuseppe Tucci, Dante Ferretti, Ivo Pannaggi, Valeriano Trubbiani, i Pantaleoni ecc.), perché abbiamo molto da valorizzare anche per aumentare, di conseguenza, non solo la funzionalità ma anche la carica “magnetica” del nostro centro storico. I progetti sono tanti e molti tra quelli indicati nel programma sono realizzabili anche nei tempi brevi; spetta a noi recuperare e valorizzare i luoghi per renderli attrattivi».
Riscoperte che come ha spiegato l’architetto Iommi passano attraverso «la città sotterranea, il parco delle fonti periurbane come luoghi della memoria e dell’identità collettiva, piazza Li Madou come monumento a Padre Matteo Ricci, un museo della torre civica che spiega le sue fasi costruttive ma anche la formazione della piazza centrale, il Belvedere Leopardi con i suoi parcheggi e attracchi meccanizzati con piazza della Libertà e infine il recupero dell’Hortus conclusus dei Filippini».
La parola poi all’avvocato Coltorti che ha spiegato il “come” intercettare le risorse per portare avanti questi progetti spiegando ai presenti le modalità di assegnazione dei fondi europei 2021-2027, «un’occasione concreta per i finanziamenti delle opere pubbliche a Macerata. Purtroppo la città ha un ufficio cultura che negli anni è sempre arrivato “a valle” quando tutto era ormai già previsto; si sono presentati dei progetti per cercare di ottenere delle somme ma questi si sono poi rivelato delle scatole vuote. Oggi c’è bisogno di una classe politica che intervenga a livello tecnico e politico con un dialogo costante tra Macerata e la Regione. Cerchiamo quindi di passare da una visione passiva a una attiva dei fondi europei senza perdere tempo: Macerata ha bisogno di persone che la sappiano amare sapendo, in primis, cosa deve essere fatto».
Le conclusione sono state affidate al giornalista Cambi che ha ribadito quanto Macerata, «in questi ultimi venti anni abbia subito una profonda erosione nella propria capacità di produrre ricchezza. C’è la necessità di rivitalizzare il borgo che deve unirsi alle competenze, alle abilità e alla giustizia: sono queste le caratteristiche per farla tornare attrattiva».
13 settembre 2020