La morsa impositiva per la pandemia da Covid 19 si è finalmente allentata e con la guida del nostro Indiana Jones, alias Alberto Monti, ci siamo concessi un giro diretti alla volta della Grotta del Petrienno, con lo sguardo rivolto al cielo che tra raggi di sole e nubi plumbee non si sa bene cosa volesse promettere. Prima sosta ad Amandola per rifornimento viveri. Qui sono attrezzatissimi, per stimolare l’arrivo di turisti alcuni negozi offrono gustose cibarie inserite in uno zainetto “Iamandola” completo di libretti illustrativi su cosa c’è da visitare in città, tutto a un prezzo modicissimo. La strada è un continuo saliscendi tutto curve ma, che volete, siamo nell’entroterra marchigiano prossimo agli Appennini.
Lungo il percorso, a Ponte D’Arli, Alberto ci consiglia uno “stop” per ammirare un ponte costruito nella seconda metà del 1500: conformazione a “schiena d’asino”, interamente realizzato in muratura dai Maestri Comacini con blocchi di travertino. Bello! Fu realizzato dopo il crollo di un preesistente ponte romano causato da una eccezionale piena del Tronto; univa la frazione con la vecchia Salaria e ancora rimbomba del rumore degli zoccoli di cavalli e delle ruote di carrozze e diligenze in transito.
Riprendiamo la via di avvicinamento a Tallacano, paesino arroccato in una zona ricca di alberi di castagne, reso caratteristico da grotte scavate nel tufo (pollai?), una particolarità comune da queste parti. Intanto, lasciate le auto, per la strada interrotta da caduta massi, c’incamminiamo sotto una pioggerella che si fa sempre più battente.
La strada finisce in uno slargo dominato da tre case e un torrione mal messo: sembra di essere piombati nel medio evo. Ci inerpichiamo lungo un viottolo ricavato tagliando la parte rocciosa e reso scivoloso dalla pioggia che si sta facendo sempre più insistente. La situazione è proprio di avventura: se alla nostra destra c’è il fianco della montagna che va in salita con una moderata pendenza, a sinistra c’è uno sprofondo di parecchie decine di metri e una perdita di equilibrio per una scivolata potrebbe diventare molto pericolosa. Più avanti ci sarà da attraversare anche un torrentello. Inizia a piovere a dirotto per cui rinunciamo e torniamo prudentemente indietro. Pazienza, sarà per un’altra volta. Comunque il nostro amico Alberto aveva già documentato tempo fa quel luogo e ci consente di usare le sue foto per mostrare la Grotta del Petrienno ai nostri lettori: un minuscolo centro abitato dentro una grotta!
Per entrare saremmo dovuti passare dietro una cascatella, indubbiamente affascinante, come le casupole addossate alla parete della grotta, realizzate con blocchi squadrati di pietra quando non con lastroni sistemati alla buona. La grotta è larga una sessantina di metri per quindici di profondità, nascosta dalla vegetazione risulta invisibile finché non ci sei davanti. Le costruzioni sono a due piani con il piano alto raggiungibile con scalette di legno. Oggi il luogo è abbandonato ma qui, per secoli, sono vissute persone che si occupavano di pastorizia e della raccolta dei prodotti del bosco. Il piano inferiore era adibito a ricovero del bestiame mentre nel soppalco si conservavano le castagne (tutto il territorio intorno è ricco di castagneti) e il fieno.
Il maltempo ci ha impedito di godere della Grotta di Petrienno ma non ci impedirà di visitare, sempre in zona, un luogo decisamente più accessibile e, comunque, anch’esso ricco di fascino: l’abitato di Corbara di Montegallo, al cui fianco scorre il torrente Rio, che ci lascerà quasi intimoriti. L’edificato è sovrastato da impressionanti formazioni rocciose, alcune abitazioni sono costruite sotto gli anfratti rocciosi, come pure una lunga fila di stalle, compresse sotto la viva roccia. Un particolare che ci ha stupiti, in un paesino così defilato, è stata la presenza di elementi di finestre ornate da bifore dal disegno elaborato inseriti nei muri, evidentemente conservate dopo una ristrutturazione e, crediamo, vecchie di secoli.
Per terminare la giornata ennesima passeggiata lungo un sentiero sperso nel bosco per raggiungere l’ennesimo luogo da favola a Forcella di Roccafluvione: una cascata di ragguardevole altezza che va a formare limpidi laghetti. Uno scenario incantevole che fa parte di una regione, le Marche, che in tutto il suo territorio regala immagini meravigliose, tra le più belle al mondo.
Fernando Pallocchini
7 settembre 2020