Sono in arrivo i Predatori della Marca Perduta, pronti a dare l’assalto alla roccaforte finora tenuta da don Cerisciòl, quello sterminatore di Ospedali che tanti lutti addusse, non agli Achei ma alla Sanità marchigiana, riuscendo perfino a creare un… castello di sabbia, sulla sabbia del mare di Citanò.
Ahi… la Marca, che prìa, quando fu nomata Marca d’Ancona, era delli maceratesi in quanto era Macerata a “capo della Marca d’Ancona”. Ma i secoli passano e la storia cambia lasciando sul campo rimpianti, personaggi fiacchi e poteri caduti.
Don Cerisciòl, anch’egli ormai perduto, chiama a sostegno il fido Mangialàrd, l’alleato senigalliese cavaliere dell’Ordine del Ciuffo, detto anche colui che va senza calzin (il fantasmin ch’è come Dio: c’è ma non si vede!).
Lo chiama forte perché i nemici spingono alle porte… alle porte di Ancona e si sente fino a Roma*. Appunto a Roma è spuntato dalle acque del Tevere il potente Acquaròl, il super eroe scelto dal centro destra per rinforzar le sue fila, smunte e finor depresse dalle bòtte da sempre prese nelle Marche, che furon dette “rosse” per il lor sangue politico versato.
I due contendenti si guardano in cagnesco e Mangialàrd, in attesa dei rinforzi in arrivo dal pesarese, notoriamente serbatoio di sinistri voti, lancia in faccia ad Acquaròl i resti di una cena servita alle Terme di Acquasanta, ma l’acqua è santa e monda anche i peccati non commessi, con il risultato che la torta in faccia non giunge a bersaglio e Acquaròl, che a quel desco mai s’è cibato, è pulito come prìa.
Ma la roccaforte anconetana è boccone ghiotto che altri messèri ambiscono assaltare, cinque di lor son fiacchi e male armati… però uno si para all’orizzonte, scaltro, guidato dalle stelle che circondano, in numero di cinque, la testa del suo mèntore San Grillo: è Mercorèl, armato d’arco e frecce, che novello Robin Hood marchigiano vuole scippare il potere ai forti, sinistri e destri, per dare una libertà “stellare” al popolo della Marca.
Chi vincerà la plural tenzone? L’assaltato, l’assaltator o il furbo?
Intanto i marchigiani brava gente, tra uno spicchio di vincisgrassi e du’ fette di ciauscolo spalmato su ‘na fetta di pane fresco, bevendo un goccetto di verdicchio… ci stanno a pensare.
* “Mundillurmu cococció ci-ha paura de Pitrió, Pitrió sòna a battaja ci-ha paura d’Urbisàja, Urbisàja fa ‘ndì ndì ci-ha paura de Tulindì, Tulindì sòna fòrte che se sènde jó le pòrte, jó le pòrte de Angóna che se sènde fino a Roma”.
Fernando Pallocchini a commento di una vignetta di Andrea Seri
30 agosto 2020