Questa mattina una delegazione della lista civica Sandro Parcaroli Sindaco (Silvano Iommi, Romina Leombruni, Sabrina De Padova, Rodolfo Marcelletti, Katuscia Cassetta, Giovanna Matteucci, Erika Mariniello, Alessandro Bini e Alessandro Giuseppe Campogiani), e alcuni rappresentanti delle altre forze della colazione (Francesca D’Alessandro per Fratelli d’Italia, Michele Bacchi per Forza Italia, Oriana Piccioni per la Lega, Paolo Cotognini per l’UDC e Anna Capitani del CDU), dopo una breve illustrazione storico-critica fatta dell’architetto Silvano Iommi, hanno effettuato un sopralluogo nel cimitero di Macerata per verificare lo stato di sicurezza, manutenzione e conservazione di cui più volte in questi ultimi anni, numerosi cittadini si sono lamentati.
La storia – «Una storia lunga oltre 500 anni quella del sito cimiteriale di Macerata, costruito sullo spazio in cui il 18 ottobre del 1469 la Vergine, dipinta in una minuscola edicola mariana costruita nei pressi di una primitiva fonte, iniziò a operare miracoli (fonte di S. Maria del Sabato, già nota e documentata sin dal 1364, poi ristrutturata e monumentalizzata in stile Neo-Classico nel 1776, i cui martoriati resti sono oggi ancora visibili sul piazzale esterno dell’ingresso principale).
“Tanta fu l’affluenza dei devoti non solo della Città ma dell’intera Regione”, che il Comune decise di acquistare l’area e costruire la Chiesa con annesso un Lazzaretto. Nel 1410 verrà demolito il lazzaretto sostituendolo con il Convento degli Agostiniani della Congregazione Lombarda – spiega l’architetto Iommi -. Nel 1810/13, con la soppressione napoleonica, sia la Chiesa che il Convento furono demoliti per realizzare l’attuale “Cemeterio”. Tuttavia dalla demolizione si salvarono l’odierna facciata d’ingresso e il chiostro centrale dove sono ancora collocate le formelle in terracotta della “Via Crucis” (opera principale del più importante scultore e incisore dello Stato Pontificio, il maceratese Antonio Piani).
Il degrado – Oggi però, questo luogo di preghiera, raccoglimento, spiritualità e contemplazione, carico di arte e storia locale, appare nel più totale abbandono con monumenti, bassorilievi e addirittura loculi che devono fare i conti con la noncuranza e con il disinteresse, pur costituendo nel loro insieme un patrimonio culturale unico a livello regionale».
Il commento finale di Silvano Iommi – «Tra gli annosi problemi principali non ancora risolti spiccano quelli riguardanti l’igiene complessiva, la livellazione dei percorsi pedonali, la presenza di barriere architettoniche, la sciatteria generale nella cura del verde ornamentale pubblico, l’assenza di protezione delle maggiori e più fragili opere d’arte, l’eccessiva lontananza e difficoltà di accesso ai loculi accatastati nelle tristissime strutture a “grattacielo” di recente costruzione (soprattutto per i più anziani). Altra cosa piuttosto allarmante, anche perché in costante aumento incontrollato – anche se più volte denunciato da vari residenti della zona – è la presenza di discariche abusive distribuite all’esterno dei muri perimetrali tra la campagna e il viadotto ferroviario; secchi di alluminio, sedie in legno, tubi, calcinacci e inerti vari provenienti da demolizioni».
29 agosto 2020