La dichiarazione del vescovo Nazzareno Marconi – Il restauro e la riapertura della chiesa di Avenale è importante non solo per questo piccolo borgo, ma perché permette di mostrare in pratica come l’applicazione di un principio della Dottrina sociale della Chiesa abbia permesso il realizzarsi di una storia di buona politica.
La Chiesa nella sua bimillenaria esperienza umana ha imparato dalla vita alcuni principi della buona politica, uno di questi è il principio di sussidiarietà: lo Stato non sempre deve fare tutto, quando può trovare tra le Istituzioni e le libere aggregazioni dei cittadini delle preziose collaborazioni a cui è bene sappia delegare.
L’ordinanza 23 in base alla quale si è operato il recupero di questa bella chiesa, è nata e cresciuta grazie al dialogo tra i vari Commissari del terremoto, le Diocesi e la CEI. Delegare alle Diocesi la realizzazione di alcuni restauri è stata la decisione saggia di: valorizzare le competenze degli uffici diocesani, le conoscenze storiche delle loro chiese, la loro lunga collaborazione con professionisti del territorio e imprese che conoscono bene le tecniche di recupero di queste opere realizzate dai loro antenati.
Poi, sempre questo confronto, ha permesso di individuare delle chiese come questa che necessitavano di opere di messa in sicurezza per evitare più gravi danni, ma dove, con la stessa spesa della messa in sicurezza, si potevano realizzare opere definitive tali da permettere il riuso del bene.
Questa è perciò una bella storia di dialogo e fiducia tra Stato e Chiesa, che ha permesso un risultato celere, economico, efficace. In diocesi abbiamo altre tre chiese che fanno parte di questa bella storia, ognuna più o meno complessa, come accade sempre quando si lavora, ma tutte ormai ben indirizzate all’arrivo: Sforzacosta, San Michele di Treia e Moscosi. Nei prossimi mesi vivremo anche queste belle riaperture. Il dialogo di cui parlavo è andato avanti su tutto il piano di ricostruzione che ora, con le ordinanze di questi giorni, si apre a buone prospettive che anche l’esperienza di Avenale ha reso possibili. Grazie a tutti.
La nota pastorale del vescovo Nazzareno Marconi – Da un punto di vista pastorale, il borgo di Avenale è un piccolo centro, ma ha svolto un rilevante ruolo diocesano come luogo di formazione spirituale per famiglie, giovani ed adulti. Le situazioni cambiano, così cambiano le esigenze e gli stili di vita. Non ultimo quello che il Covid sta cambiando nel nostro modo di ritrovarci, festeggiare, stare insieme per tempi di formazione e di svago: non possiamo dimenticarlo, consapevoli che durerà non solo qualche mese.
Perciò il futuro di Avenale non potrà semplicemente essere un ritorno a fare ciò che si faceva prima, come lo si faceva prima. Su questo come Vescovo voglio essere chiaro con tutti. Potremo però cercare di non disperdere il bene del passato; per questo la Parrocchia di Avenale viene affidata all’Unità Pastorale di Cingoli guidata da don Patrizio, perché questo bel borgo si apra sempre di più al territorio che lo circonda e tutta la comunità cristiana del cingolano possa fare un buon uso delle potenzialità pastorali di questa bella Chiesa.
Poi istituisco presso la casa parrocchiale di Avenale il Centro Diaconale Diocesano. La nostra Chiesa diocesana sta portando avanti la bella realtà del diaconato permanente. I nostri diaconi, a partire dai più vicini come Stefano Spernanzoni, che già ama da anni questo centro e di cui si è preso amorevole cura, insieme agli altri diaconi diocesani a partire dal vicino Renzo Mazzieri, avranno qui il loro Centro di formazione permanente; qui potranno portare i gruppi delle parrocchie in cui operano pastoralmente per momenti di formazione catechistica e spirituale; qui cureranno anche l’animazione pastorale del borgo di Avenale in stretta collaborazione con don Patrizio e tutta l’UP di Cingoli. Spero che questa presenza e azione dei nostri diaconi possa far crescere anche nel territorio cingolano delle belle vocazioni al diaconato permanente.
L’intervento di recupero
Cenni storici – La Chiesa intitolata a S. Elena Imperatrice è stata edificata a nuovo nell’anno 1795 e consacrata nell’anno 1804 , previa demolizione, sul medesimo luogo, della precedente di stile romanico fatta realizzare molto probabilmente dall’Ordine Benedettino, citata negli scritti sin dal XIII secolo e sempre intitolata alla madre dell’Imperatore Costantino. La nuova Chiesa è stata realizzata in stile neoclassico in un periodo storico particolarmente favorevole per il Comune di Cingoli, sia dal punto di vista della espansione economica nonché socio-politica, per la sua erezione a Diocesi.
I fondi per la sua costruzione furono attinti sia dal taglio di aree boschive di proprietà parrocchiale nonché dalle decime richieste ai parrocchiani, ma risultarono insufficienti, tanto che in corso d’opera furono adottate scelte atte a contenere i costi non consone con la buona tecnica del costruire, come ad esempio la realizzazione del controsoffitto non perfettamente a tutto sesto, la presenza di murature esterne laterali con restringimento dello spessore ed altro.
Il campanile, così come si presenta oggi, è stato ultimato funzionalmente nell’anno 1890, successivamente all’abbattimento di uno precedente ultimato nel 1833, su ordine delle autorità governative dell’epoca in quanto valutato non stabile.
Dell’antico edificio duecentesco restano alcuni bassorilievi, una stele e lavatoio realizzati in pietra locale ed organizzati nel fonte battesimale secondo il disegno del pittore cingolano Donatello Stefanucci, ed ancora il quadro della Santa Patrona risalente del secolo XVII, eseguita dal pittore Alessandro Ricci di Fermo
-L’altare maggiore è in marmo pregiato e policromo opera di marmisti di S. Ippolito presso Fossombrone; fatto eseguire a Giovanni Rodoloni nell’anno 1804
I restanti quadri esposti , risultano acquistati presso le Chiese ed Ordini Monastici di Cingoli a seguito della confisca dei beni ecclesiastici, sancita dal governo napoleonico cisalpino nei primi anni del XIX sec.
I lavori di restauro maggiormente incisivi sono iniziati nell’anno 1953 e conclusi nell’anno 1956 grazie al contributo statale erogato in base alla Legge n.35 del 1946 sulla ricostruzione post guerra. Questi hanno riguardato il consolidamento del solaio di copertura, la sostituzione della pavimentazione, il rifacimento della bussola, la cantoria e la sostituzione delle cornici del portale di ingresso e correlati infissi.
Stato del danno – Con l’evento sismico dell’anno 2016 l’edificio ha subito danni tipici per le strutture quale quella in esame come: Attivazione del meccanismo di ribaltamento della facciata principale e dell’abside -Lievi e diffuse lesioni a taglio sulle murature portanti – -Danneggiamenti rilevanti sulle cornici in pietra sul timpano in facciata e su quelle delle finestrature -Lesioni di rilevante entità sulla camorcanna e sulle cornici interne della navata -Ammaloramenti generalizzati degli intonaci cementizi presenti sulle facciate laterali, con alcune parti distaccate.
Progettazione – A mezzo dell’Ufficio Sisma della Diocesi di Macerata è stato dato incarico al gruppo di progettazione formato dall’architetto Stefano Pasquali di Macerata, dall’ingegnere Henry Gullini di Tolentino e dal geometra Massimiliano Borsini dello studio tecnico associato Ianus di Cingoli, di predisporre il progetto di riparazione dai danni e messa in sicurezza dell’edificio ai sensi e per gli effetti dell’Ordinanza del Commissario per la Ricostruzione n 23 del 2017. I tre componenti, sia nella fase progettuale che propriamente esecutiva di cantiere, hanno apportato, ciascuno per le rispettive competenze, il proprio bagaglio di preparazione ed esperienza professionale, fondendolo in un unico obiettivo.
Gli interventi progettati ed eseguiti sono stati volti alla riabilitazione strutturale e conservativa optando per tecniche costruttive non invasive, reversibili e proprie della tradizione, il tutto preventivamente concertato con le figure istituzionali di vigilanza pubblica , vale a dire l’Ufficio della Ricostruzione Regionale per l’edilizia pubblica e la Soprintendenza dei Beni Architettonici ed Ambientali delle Marche, che hanno apportato anch’essi il loro contributo e reso il doveroso iter burocratico snello e propositivo.
Questi nei punti essenziali hanno riguardato: Inserimento di catene metalliche longitudinali in doppia orditura -Inserimento di cerchiatura metallica esterna con 3 orditure di piastre in acciaio, sotto intonaco -Realizzazione di cuci scuci nelle angolate e più in generale di presenza di lesioni sui paramenti murati -Consolidamento degli architravi presenti in muratura -Consolidamento della camorcanna e delle cornici lesionate con iniezioni strutturali e ripristino degli intonaci -Pulizia e risanamento , con parziali ricostruzioni delle cornici e fissaggio con perni metallici -Ripristino delle cornici a protezione della risega per evitare infiltrazioni idriche -Riordino del sistema di deflusso delle acque meteoriche -Tinteggiatura dell’ambiente interno utilizzando cromie originali.
Esecuzione lavori – Le opere edili sono state appaltate, previo regolare gara all’impresa AR di Alessandrini Nello di Montefortino, iniziate in data 02/09/2019 e concluse in data 05/08/2020 , incluso 40 giorni di fermo cantiere a seguito della pandemia – Covid 19. Gli stessi si sono protratti senza l’insorgenza di imprevisti rilevanti, grazie anche alla professionalità della impresa appaltatrice che, insieme a tutte le figure professionali e di vigilanza interessate , ha oggettivamente messo a disposizione tutta la sua esperienza e professionalità. Un particolare plauso all’Impresa Alessandrini per quanto riguarda l’intervento di riparazione e consolidamento del controsoffitto in camorcanna, dove la stessa, operando con tutta la necessaria accortezza ed esperienza del caso, ha rispettato tempi e costi prefissati. In corso d’opera i saggi stratigrafici alle pareti interne hanno rilevato la presenza, sopra l’arco della gloria di un motivo decorativo di un rosso vivo particolarmente suggestivo, il saggio è stato lasciato a vista ma non si è potuto provvedere alla messa alla luce dell’intera cornice per i “soliti motivi economici”.
Conclusioni – L’intervento realizzato, apparentemente minimo anche per somme impiegate, è stato non solo in grado di consentire la messa in sicurezza dell’edificio sacro, ma anche di promuoverne in maniera stabile la sua riabilitazione e il riutilizzo. Un ringraziamento particolare va alla Diocesi di Macerata che oltre alla collaborazione ed assistenza del caso, ha saputo da subito attivarsi per reperire una modesta somma in accollo, indispensabile per la conclusione delle opere. Il raggiungimento di questo obiettivo non era in alcun modo scontato ma questo si è potuto grazie alla collaborazione fattiva di tutte le parti in causa già menzionate, che a nome dell’intera collettività il Geometra Massimiliano Borsini (a nome anche dell’Architetto Stefano Pasquali e dell’Ingegnere Henry Gullini) si sente, sinceramente, di ringraziare.
24 agosto 2020