Perché non riparte la ricostruzione? Una domanda ricorrente che gli stessi Sindaci dei comuni dell’entroterra più colpiti hanno continuato a fare e continuano a rivolgere ai vari Commissari che si sono succeduti in questi 4 anni. Sono gli stessi Sindaci che continuano a dire che la burocrazia, la montagna di ordinanze rende tutto fermo. In verità, a me sembra, che una risposta univoca, al netto di tecnicismi normativi, funzioni amministrative e la solita povera burocrazia, non può essere data, perché non c’e’!
Certo le emergenze non sono tutte uguali, un terremoto non è come una pandemia da COVID-19, ma la necessità ormai di una “norma quadro” per tipologia di emergenza è diventata ineludibile. Norme certe, semplici e facili da applicare sono la chiave per risolvere i problemi. Uno Stato serio poi però controlla e sanziona i furbetti del quartierino che in Italia sono sempre presenti.
Per il terremoto del centro Italia i soldi c’erano e non sono stati capaci di spenderli per colpa sempre di pesanti procedure burocratiche, gare d’appalto mai partite, eccesso di norme (per giunta in contraddizione fra loro che strozzano il Paese) e tagli alla pubblica amministrazione. Tutti nodi che se non verranno sciolti renderanno vano l’arrivo di risorse dall’Europa con il Recovery Fund fossero anche le risorse più ingenti, perché noi non saremo in grado di spenderle nei tempi giusti.
Manca personale negli uffici tecnici dei Comuni – Un dato rilevante emerso e’ che circa l’83% degli sprechi negli appalti è determinato non dalla corruzione, ma dall’incompetenza delle stazioni appaltanti e cioè dei Comuni che, quando devono comprare un bene o fare una gara, non hanno persone sufficienti che possono farlo. Ora la pubblica amministrazione è un deserto: se si entra negli uffici comunali, si trova solo un geometra magari per tre comuni. Insomma non c’è stato il turn over, i ragazzi bravi non vengono assunti e i concorsi non si fanno. Quando arriveranno le risorse UE come verranno utilizzate?
Bandi europei: un mondo lontano – Parlare ai Sindaci dell’entroterra di progetti Europei, di unirsi per partecipare a un bando sembra quasi per loro un mondo lontano al quale non vogliono assolutamente pensare. Sono impegnati a studiare queste ordinanze che si contraddicono tra loro e sperano che arrivi qualcuno che dica: mettiamo le gru! La politica, abbiamo subito sulla nostra pelle, non sa dare risposte, perché nessuno vuol mettere più la faccia in questi territori, le campagne elettorali si fanno altrove.
Progetto per il turismo nei Sibillini – Così non deve essere, a mio parere, più volte ho sollecitato vari Sindaci dell’entroterra a essere parte attiva di queste possibilità che ci sono per presentare un grande progetto per il turismo dei Sibillini, che parta da Castel Sant’Angelo sul Nera, Ussita che ad oggi risulta l’ultimo dei comuni del cratere per la ricostruzione e qui sarebbe d’aprire un capitolo a parte relativo alle questione delle seggiovie, Visso per il suo centro storico che deve essere il museo dei Sibillini, fino a Pievetorina, Valfornace e Muccia. Devo dire che almeno il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ha messo in campo un piano strategico per la valorizzazione della fruizione turistica del Parco. Quindi ascoltando ogni giorno il grido disperato di chi ancora dopo 4 anni non sa quando potrà ricostruire la propria casa, riemettere in sesto la propria attività, credo che almeno da parte di chi amministra questi territori ci debba essere una voce univoca nel cercare risorse per lo sviluppo turistico di questo territorio meraviglioso.
Risorse per il terremoto spostate – Tra l’altro oggi sappiamo che una buona parte delle risorse del terremoto sono state spostate nell’ultimo Decreto Rilancio nel cosiddetto pacchetto Ecobonus e Superbonus 110% , una detrazione per finanziare interventi che riducono il rischio sismico, agevolazioni importanti che potranno essere sfruttate insieme al rimborso per la ricostruzione da terremoto. Questioni importanti che debbono essere affrontati con unità d’intenti e voglia di fare squadra.
Le “casette” e le stalle – Per quanto tempo ancora le persone che hanno deciso di rimanere a vivere in questi paesi riusciranno a resistere? Il lavoro di chi fa agricoltura in montagna è molto più pesante di chi lo fa in pianura o in collina. Se guardiamo le diverse tipologie di case che sono state messe a disposizione o le strutture che sono state date per le stalle, penso che il grido di rabbia non può essere trattenuto.
Ormai è arrivato il tempo delle decisioni importanti che si devono prendere e non sono più rinviabili, e le risorse vanno canalizzate davvero a favore di chi lavora e di chi ha voglia di investire in queste zone: bisogna riparlare delle agevolazioni per la zona franca del sisma centro Italia, debbono almeno essere prorogate di 10 anni per permettere il ripopolamento e l’insediamento di nuova aziende per nuovi posti di lavoro. Non si può più stare nel silenzio, bisogna cambiare davvero.
Deborah Pantana – consigliere provinciale e candidata al Consiglio Regionale delle Marche
24 agosto 2020