La recensione: “Sessualità – Dono e non spreco, una diversità per l’unità”

Non è la prima volta che ci capita di recensire un libro di Domenico Bernetti, circa tre anni fa ci fu sottoposto “Una finestra su una vita a dimensione umana”, ma era uno degli ultimi pubblicati, perché dopo essere andato in pensione, iniziò a scrivere libri nel 2012 con un testo su Salvo D’Acquisto, altra uscita nel 2013 con “Carabiniere per necessità”, nel 2014 “Non voglio essere famiglia”, ancora alla fine del 2016 quello da noi già recensito, nel 2018 “Simone, l’ancora di salvezza dal buio”, nel 2019 “Il pianeta droga e i suoi risvolti umani”, per giungere a questo 2020 con “Sessualità” edito da Edizioni Simple di Macerata.

Chi è Domenico Bernetti? Un Carabiniere che in 43 anni di carriera esemplare, fatta di continue promozioni e incarichi di rilievo, ha iniziato a scrivere quanto aveva visto in questo suo percorso con l’occhio scientifico dell’indagatore, stemperato da una sensibile carica umana, già presente in lui e affinata dalla sua successiva preparazione culturale, in quanto dopo il pensionamento ha seguito un corso di quattro anni nella Scuola di Formazione Teologica della Diocesi.

In “Sessualità” il filo conduttore è ovviamente rappresentato dal sesso nelle varie sfaccettature e dai suoi risvolti nei rapporti umani, ma sono rilevanti anche le situazioni di realtà oggettiva che il Carabiniere deve vivere (e subire), i pericoli che corre, gli ambiti lavorativi a volte nemmeno al limite del decoro, con nelle caserme situazioni abitative da terzo mondo, come il gabinetto esterno alla caserma fatto di canne, o interno alla stessa ma senza acqua.

Come pure sono rilevanti le realtà sociali e comportamentali che variano da regione a regione: quel che accade in Sardegna non è simile a quanto succede in Emilia o nelle Marche. I vari fatti raccontati, trattandosi di storie di sesso, potrebbero indurre alla morbosità ma la narrazione del Bernetti è scientifica, quasi lui fosse un drone che osserva le scene dall’alto e le documenta, almeno fino a quando la sua umanità non viene toccata dalle situazioni che si vengono a creare intorno alle vittime e il Carabiniere, allora, si presta all’aiuto.

Le vicende narrate sono tante e le più diverse, tragiche, curiose, perfino da sorriderci sopra per come le persone riescono a ingarbugliarsi la vita. Una coppia di amanti rimane chiusa nella cella frigorifera di un mattatoio, liberati di notte dai Carabinieri, gelati, devono subite la gogna di passare sotto lo sguardo dei colleghi incuriositi accorsi; la moglie che scopre di avere le corna e, per conoscere qual è la femmina con cui l’uomo s’incontra, gli cosparge il preservativo che lui si porta appresso nascosto nel taschino della giacca (le donne quando frugano trovano tutto) con polvere di peperoncino: fuori e dentro! Quando viene chiamata dall’ospedale non va a trovare il marito ma entra nel reparto delle donne e scopre che la “malafemmina”, naturalmente, è la sua migliore amica.

Lo scrittore non si ferma alla narrazione dei fatti pura e semplice ma la sua penna affonda nella relazione che unisce l’uomo alla donna, nella valenza dell’atto sessuale per tenere unita la coppia e nella importanza della procreazione per la prosecuzione della specie (oggi in troppi non desiderano avere figli con tutte le conseguenze che ciò comporta per l’assetto sociale). Bernetti ci aiuta a riflettere.

Fernando Pallocchini

6 agosto 2020

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