Rovescio quel che sono / in un velo di nebbia / e di viole oscure, / allontanandomi dai cappelli / appesi al chiodo, / dai meandri del passato / invadente, insano di mente. / Accendo una fotografia, / un registratore, / le membra addormentate / e formicolanti. / Sento il mio fianco più leggero, / sento aumentare della lontananza / da ogni cosa e da questo cuore / infantile e sudato.
Elisa Eötvös
28 giugno 2020