Sono convinto che l’idea forte, di solidarietà unitaria, di federalismo europeo sia stata la scelta più intelligente e moderna, per superare gli egoismi nazionali che avevano determinato due tremende guerre solo nel ‘900. Oggi l’Europa, questa alleanza di stati, di fronte alla III guerra mondiale determinata dal coronavirus non è stata capace di far fronte comune a questa imprevedibile emergenza e si è sciolta come neve al sole. Spero in un colpo di reni ma i desideri possono essere lontani dalla realtà. Un ideale che viene da lontano, una Europa unita e strumento di pace, rimane nella mente sempre e comunque, anche se in questo momento gli stati nazionali non credono nel suo futuro.
Una Europa che non ha consapevolezza delle sue radici non è un soggetto culturale, ma soltanto un fatto di mercato. Se l’Europa non vuol essere solo mercato deve conoscere da nord a sud e rispettare la sua articolata identità culturale, altrimenti se l’Europa è uno spazio vuoto di valori (uno di questi è la mancanza di solidarietà) rende più difficile la convivenza.
I cosiddetti paesi del nord, in testa la Germania (pare che in quel paese abbiano vinto i “falchi”), non vogliono comprendere, forse per manovre oscure o per semplice sottovalutazione del coronavirus, che questa pandemia coinvolge tutti e va debellata con misure comuni e solidali e che l’Europa non può più andare avanti così. Agli stati che volevano mediare alle loro condizioni, che volevano essere i padroni di questa Europa, abbiamo permesso, forse deboli o “innamorati” di una Europa che purtroppo non esiste più, di vincere ormai da troppo tempo.
La solidarietà è l’essenza stessa del sogno, realizzabile, di una Europa unita e federale, senza mortificare le regioni aderenti alla Ue. Giustamente la Commissione ha fatto cadere le regole vincolanti del 3% – con la Bce (Banca comune Europea) che ha acquistato i titoli dei paesi aderenti – dando ampio spazio a flessibilità e ai primi stanziamenti (tutti sanno bene che i poteri della Sanità non sono della Ue, ma degli stati nazionali), rendendosi conto che gli stati hanno bisogno di immediata liquidità per le imprese, per i lavoratori e per le famiglie.
Questo dimostra la volontà, possibilmente di tutti, di voler difendere le nostre economie nella guerra lunga e pericolosa contro un nemico invisibile. In uno dei vertici dei capi di Governo europei per esaminare le difficoltà delle economie, alcuni stati – sempre più numerosi – hanno proposto l’emissione di eurobond e l’utilizzo dei fondi del Mes senza interventi speciali della troika, altri hanno ritenuto che sulla salute è meglio far da soli e gli assurdi rigoristi non hanno saputo far altro che opporsi a ogni intesa europea, recitando la solita e vecchia favola della cicala e della formica.
Si rinvia su misure uniche contro il coronavirus, figuriamoci il dopo emergenza! Senza misure forti l’Europa andrà verso l’implosione o verso una sua duplice velocità. Non rassegniamoci a vivere senza Europa, ma riflettiamoci tutti, perché le forze di destabilizzazione della Ue non sono solo interne, anzi, sono sopratutto esterne!
Non vogliamo fare da soli, perche se oggi il coronavirus lascerà le economie e le persone distrutte, sicuramente domani tutti i paesi europei – la Commissione Europea in testa – con un grandi progetti comuni dovranno affrontare il risanamento economico e la crescita, perché da questa situazione non si esce con una semplice mediazione degli stati. Non c’è critica, ma solo una costatazione dei fatti che fa capire come la crisi dell’Europa è cominciata con la bocciatura della “costituzione europea” e con il trasferimento del potere agli stati nazionali e non viceversa alla Ue e al Parlamento Europeo, dal fisco alla politica industriale e internazionale, dagli interventi nel sociale alla difesa.
Poi c’è la politica sciagurata della Germania (non credo che i popolari si apprestino a fare il salto della quaglia) che offre una mano ai sovranismi nazionali. Si esce da questa difficile situazione tutti assieme con solidarietà, con più e non con meno Europa!
Giulio Lattanzi
13 giugno 2020