Chiesa di San Claudio al Chienti, la verità sulle palme tagliate

Print Friendly, PDF & Email

In questi giorni sono fioccate le polemiche intorno alla chiesa di San Claudio al Chienti dovute a potature e disboscamenti vari. Spesso tutto nasce da una osservazione degli eventi di parte se non da superficialità, con tutti a dire di tutto e di più senza conoscere bene la vicenda.

Per motivi storici San Claudio, o San Chjodu, ci sta a cuore per cui La rucola è andata a vedere direttamente, armata di macchina fotografica.

In effetti, a una prima occhiata superficiale, la scena è spoglia. Poi l’occhio va alle palme superstiti e si vede chiaramente che, più che sofferenti, sono morte, secche. Quindi ci soffermiamo a guardare le siepi di bosso e alloro le quali hanno subito una potatura drastica che si fa quando si vuole rinnovare la siepe che presto ricrescerà più verde di prima. I piccoli prati laterali sono stati ripuliti a fondo da tutta la “ciucaglia” da cui erano invasi e questo si nota dai grossi mucchi di materiale inerte ammucchiato in attesa di essere portato via. L’impianto d’irrigazione è stato completamente revisionato e abbiamo potuto vedere che ora tutti i getti sono funzionanti e polverizzano l’acqua in modo che non bagni il vialetto e, bassa, non schizzi le persone. 

I reperti marmorei ora sono bene in vista mentre prima non si notavano, e speriamo che saranno sistemati in un antiquarium, visibili ai turisti e protetti, affinché non facciano la fine di altri che sono stati trafugati, compreso un rarissimo capitello binario.

Ci spiegano: “Le palme erano secche e le loro radici stavano occludendo le fughe sotterranee degli scoli dell’acqua piovana con il rischio che i piccoli prati sarebbero potuti diventare acquitrinosi e l’umidità avrebbe potuto rovinare i muri degli edifici circostanti. Le due siepi avevano rami vecchi e secchi in basso per cui, tagliandole alla base si rinnoveranno e potranno essere poi potate in modo da formare una bassa cornice verde ai piccoli spazi, ora incolti, perché sono stati preparati per essere seminati a prato verde”.

Domandiamo: “Chi paga tutti questi lavori?” – “Né la parrocchia né il Centro Studi San Claudio ma i volontari stessi che stanno eseguendo i lavori”.

Ecco spiegato il motivo dello squallore attuale che presto non sarà più tale e la storica chiesa tornerà a essere ornata dalla natura meglio di prima.

Sono lontani i tempi in cui la parte superiore della chiesa e i due torrioni erano coperti da polvere, escrementi, ragnatele e piccioni morti o, peggio ancora, quando dove oggi vengono degnamente accolti i turisti il pavimento serviva da deposito di granaglie. Chi vorrebbe ritornare a quei tempi? Crediamo nessuno. Nemmeno Carlo Magno la cui presenza aleggia in questi luoghi dove la stirpe dei Carolingi ha avuto origine, come dimostrato dalle ricerche genealogiche di Simonetta Borgiani (https://www.larucola.org/2018/04/27/carlo-magno-ha-sangue-maceratese-nelle-vene/). Per non dire delle ricerche del professor Giovanni Carnevale e di quelle di tutta la schiera di ricercatori che stanno seguendo le sue orme. Ma questa è un’altra storia…

Adesso restano a fare brutta figura, di fianco alla chiesa di San Claudio al Chienti, le palme secche davanti all’albergo.

Fernando Pallocchini

12 maggio 2020

Sii il primo a dire che ti piace

Commenti

commenti